Kiss

Creatures of the Night

Delle numerose svolte della band New-Yorkese, quella del 1982 fu il mutamento che modernizzò il loro sound passando dall’hard rock all’Heavy Metal. Lo fece in senso americano e non della NWOBHM che imperversava in Gran Bretagna. I Kiss erano in crisi per le vicissitudini dei due membri, Peter Criss (il gatto batterista) già defenestrato, ed Ace Frehley (lo space-man chitarrista), in via di esserlo anch’egli.  Sulla copertina campeggiano le maschere,  ma al posto del felino, c’è la volpe di Eric Carr, il nuovo entrato, invece Ace appare ancora. In realtà questi non vi suona per niente, e Vinnie Vincent, che subentrerà ufficialmente nel disco successivo, vi è ormai subentrato nelle registrazioni, oltre ad aver partecipato alla scrittura di tre brani.Il pezzo d’apertura ‘CREATURES OF THE NIGHT’ rimane a tutt’oggi, della loro carriera, uno dei migliori componimenti del gruppo, frizzante elettricità di puro Heavy Metal, esposta in modo dinamico. L’altro pezzo veramente pregnante è la ballata struggente di ‘I STILL LOVE YOU’, da considerare uno dei più bei pezzi soft della storia dei Kiss. In questo episodio Paul Stanley si cimenta in un cantato impegnativo, che testimonia la bravura interpretativa del suo stile; le parti soffici si alternano con il crescendo passionale del ritornello, senza contare l’assolo atmosferico che fornisce brividi alla schiena.

L’hard rock ledzeppeliniano di ‘KEEP ME COMIN’ è travestito di metallo, ma è classicamente settantiano, e forse più nelle corde dei Kiss, quindi riesce ad essere uno dei migliori numeri del lotto, sebbene in misura minore rispetto agli altri due momenti suddetti, in quanto essi presentano una forte originalità, cosa che invece quest’ultimo non ha, considerando quanto fortemente si ispiri ai Led Zeppelin. ‘Saint and Sinner’ è stuzzicante nella sua verve più riflessiva, non usa accenti ma una certa maturità espressiva, non immediata ma proprio per questo interessante. Anche ‘War Machine’ ha un buono spunto, è, tra i pezzi presenti quello più legato a certi modi di pensare i riff dei loro primi anni settanta (1974/75), ma ci pensa l’assolo a renderlo moderno, con i suoi rivoli di note. I brani scarsi, filler direi, si riescono ad ascoltare ma non hanno spessore. Tra essi una ‘Rock’n’Roll Hell’ orecchiabile, un po’ scura per via della voce di Simmons e per la cadenza semi-doom, che seppur accattivante non regala alcun brivido data la canonicità espressa. Succede lo stesso con le più ritmate ‘Danger’ e ‘Killer’, energetiche ma sempliciotte. I Kiss poi inseriscono una song da inno, adatta ai live, si tratta di ‘I love it loud’, niente più che un divertimento da baraccone, consono alla visione kitsch della band ma irrilevante dal punto di vista della consistenza artistica.

Il disco non è eccezionale. Risente di una certa povertà di idee che lo rende debole e pieno di filler. Per quanto poco aggressivi, i precedenti tre album brillano di più in quanto a songwriting. Qui ci si concentrò sull’arrangiamento, suoi suoni, per risultare maggiormente duri e spavaldi, ma accontentandosi di una scrittura un po’ troppo semplicistica. E’ nettamente attualizzata la sonorità del drumming legata al momento, dove il rullante plastificato (mai amato dal sottoscritto) era caratteristica di molte realtà del tempo, ancora più tra i gruppi Glam e Street, generi di cui i Kiss facevano parte. Alla fine possiamo concludere che si tratti di un’opera non irresistibile, ma dove si avverte il cambio di registro, portando ad innovare la propria essenza. Il suono del loro prossimo futuro resterà similare, ma realizzando canzoni e dischi migliori. Va detto che lo stile dei Kiss è sempre stato originale e anche in questa scelta ulteriore il gruppo permane riconoscibilissimo e del tutto auto-referenziale, grazie soprattutto alle voci, ma anche al modo di comporre. Nel panorama del rock duro i Kiss non sono mai rimasti statici, vuoi per la ricerca del successo economico, vuoi per cercare di ampliare la propria voglia artistico-espressiva (soprattutto da parte di Paul Stanley che spesso stimolava Simmons a fare meglio), la band ha sempre innovato stando al passo coi tempi, a volte anticipandoli, non sempre compresa da pubblico e critica. Si tratta dell’ultima copertina col make-up, dal successivo ‘Lick it Up’ (1983) le facce dei quattro si smascherano, ma entra in gioco un ulteriore cambiamento toccando il Pop-Metal che qui ancora è assente. Nonostante sia uno dei dischi meno riusciti della loro discografia, esso va ricordato nel suo attuale quarantennale, poiché segna l’ingresso nell’era moderna dell’Heavy, punto di partenza di una nuova e lunga fase musicale percorsa con tenacia.

Roberto Sky Latini

 

Casablanca Records
www.kissonline.com

Creatures of the night
saint and Sinner
Keep Me comin’
Rock and Roll Hell
Danger
I love It loud
I still love You
Killer
War Machine

Paul Stanley – vocals / guitar
Gene Simmons – vocals / bass
Vinnie Vincent – guitar (tracks 2; 3 ; 5; 6; 8; 9)
Eric Carr – drums (bass in ‘I still love You’)

Others:
Robben Ford – guitar (tracks 4;7)
Steve Ferris – guitar (track 1)