Katatonia
Sky Void of Stars
Nel panorama musicale internazionale capita di trovarsi davanti a gruppi capaci di essere realmente oltre, musicisti in grado di riuscire a proporre un percorso musicale che non conosce fallimenti, ci si trova ad ascoltare e vivere una scrittura fedele a se stessa eppure estremamente camaleontica in grado di mantenere la linea direttrice ma di inglobare esperienze, influenze e lampi di genio capaci di calzare a pennello come fossero un abito fatto su misura ma double face.
A dire il vero non ci sono tantissime band in grado di fare questo percorso e queste giravolte in grado di donare alle composizioni e quindi all’intero disco, una marcia in più ma non solo al disco, parlo della loro stessa carriera. Molti gruppi optano per dei cambiamenti, per degli stravolgimenti di sound e puntualmente falliscono, a volte dal punto di vista commerciale, a volte dal punto di vista artistico e a volte in ambo i campi, mentre questi pochi eletti di cui parlo riescono a far decollare ulteriormente la propria carriera sia in ambito artistico sia in ambito commerciale.Tra le band che rientrano in questa categoria ci sono sicuramente i Katatonia: una band spettacolare, con ben saldo al timone l’immenso Jonas Renske, mastermind e principale compositore del gruppo svedese; un artista davvero a tutto tondo, capace di fare mutare pelle alla sua band restando fedele al mood che da sempre la accompagna ma soprattutto capace di inglobare le proprie influenze artistiche, musicali e non, e attraverso la sua sensibilità, ricondurle al suono dei Katatonia.
Il percorso della band svedese è tra i più variegati che si possano incontrare analizzando le carriere di svariate band: partiti da un death/black doom hanno evoluto il proprio sound in un gothic rock influenzato dalla scena dark/new wave, per arrivare ad agglomerare altre influenze come l’elettronica, il post-rock e il synth-pop con sprazzi di post-punk. In tutto questo fluire però i Katatonia hanno sempre conservato il proprio marchio di fabbrica, restando riconoscibili sin dalle prime note.Mi accingo ad analizzare l’ultima uscita in studio degli svedesi: Sky Void Of Stars, dodicesimo disco che segna anche il passaggio ad una nuova etichetta, la Napalm Records, casa discografica sicuramente più potente della pur ottima Peaceville, però credo fermamente che Renske abbia una grande voglia di fare il salto di qualità e la Napalm sicuramente può garantirgli una maggiore esposizione e altri agganci che, purtroppo, la Peaceville non può.
I Katatonia, anzi dovremmo dire Renske, visto che l’ottimo Sky Void Of Stars è stato scritto completamente da lui, hanno deciso di ripartire nuovamente e anche di infondere una nuova luce alle composizioni: il precedente City Burial aveva abbandonato le spigolosità del sound della band, rivelando un lato dark che fino ad allora era rimasto solo latente, infatti le sonorità più metal vengono relegate ad un ruolo di secondo piano rispetto alla porzione elettronica e alle atmosfere rarefatte che in alcuni momenti pescano a piene mani da ispirazioni trip-hop e un Mood che ricorda i The Cure di Wish, mentre il nuovo disco offre una luminosità differente, una luce che vive, anche se è sempre presente la penombra, quasi in primo piano, catturata alla perfezione dalle atmosfere sognanti di cui il disco è pregno e dalle straordinarie melodie vocali ad opera dello stesso Renske.
Sky Void Of Stars sembra ripartire, a livello compositivo da Night Is The New Dawn ma, al contrario di quest ultimo le atmosfere non sono cupe ma vivono in un crepuscolo in cui fa già capolino la luna ad illuminare le forme, mettendo ancora più in luce le forme stesse e le ombre. Questo disco è la risposta del mistermind dei Katatonia ai due anni di blocco: quasi a voler dire che possono bloccare la vita sociale ma non riusciranno mai a bloccare la creatività e la voglia di esprimere se stessi e questo è quello che ha fatto Renske, dando fondo a tutto se stesso e alle sue emozioni, corrodendo la costrizione e ricavandone un disco fresco, pieno di emotività, capace di essere Katatonia al cento per cento eppure essere anche altro, attraverso la capacità di fondere influenze nella sua anima che funge da filtro armonico per collegare anche ambienti lontani. Tutto è messo in evidenza da una produzione spaziale, capace di dare spazialità e profondità al tutto.
Sky Void Of Stars ci riporta una band che torna a mettere le chitarre in evidenza anche se questa volta non a discapito dell’elettronica, che si pone sullo stesso livello e in alcuni momenti spiccando in maniera preponderante per infondere quel mood dark ereditato dal disco precedente. Non c’è un nome per descrivere le composizioni dei Katatonia, perché dentro c’è il gotico crepuscolare della new-wave, il gothic alla Paradise Lost, l’art rock di certo R.E.M. o degli ultimi Anathema e un fermento elettronico che strizza l’occhio a certe correnti ambient di derivazione inglese: il tutto è messo nel tritacarne personale di Renske, il quale usa le sue eccelse capacità di scrittura per coniugare il tutto alla perfezione, tirando fuori un riffing complesso e altamente strutturato ma capace di essere efficace e semplice e di fare presa al primo ascolto. Ho citato dei gruppi per dare dei punti di riferimento non solo a chi non conosce i Katatonia ma anche a chi li conosce, perché questo disco è veramente fluido e mellifluo e i riferimenti sono semplici esempi, non c’è nulla di derivativo, c’è solo la mente e la sensibilità di Jonas che mette a nudo se stesso e il suo sentire musicale in ogni singola nota.
C’è un equilibrio di spazi in Sky Void Of Stars, così come c’è un equilibrio di contrapposizioni e congiunzioni che riescono a rendere il tutto altamente fruibile e scorrevole ma di cui si capisce la complessità strutturale che non costituisce un impedimento quanto, piuttosto, un modo di infondere aria al tutto. Un disco veramente spettacolare, scritto in maniera splendida e che gode di una produzione superlativa, un plus che dovrebbe essere nelle discografie di chiunque sia un appassionato di musica: un dodicesimo tassello di un mosaico di gran pregio capace di donare nuova luce al tutto, con la speranza che i tasselli siano ancora molti e speriamo che i Katatonia riescano a raccogliere fino all’ultima briciola che meritano, perché sono una delle poche band capace non solo di avere ancora qualcosa da dire, ma capace di sorprendere sempre e farlo con originalità e personalità.
Sky Void Of Stars è un disco che richiede impegno, richiede svariati ascolti perché è un disco che ti avvolge e si svela pian piano, nonostante la sua immediata presa, ma proprio questo potrebbe, ad un primo ascolto o ad un ascolto distratto, trarre in inganno bollando il disco come un classico disco dei Katatonia del nuovo corso: la realtà è che non è affatto così; questo disco è una matrioska emozionale e compositiva.
Daniele “Darklordfilthy” Valeri
Napalm Records
www.katatonia.com
Austerity
Colossal Shade
Opaline
Birds
Drab Moon
Author
Impermanence
Sclera
Atrium
No Beacon to Illuminate Our Fall
Anders Nyström – bass, keyboards
Jonas Renkse – drums vocals guitars, keyboards
Niklas Sandin – bass
Daniel Moilanen – drums
Roger Öjersson – guitars