Joe Sarnataro e i Blue Stuff
E’ asciuto Pazzo ‘o Padrone
Edoardo Bennato, nonostante la normalizzazione che ha vissuto musicalmente negli anni ottanta e successivi, rimane un artista particolare della scena musicale italiana, sia come personaggio iconico che come musicista in quanto tale.
Nel 1992 escono due suoi nuovi album da studio, uno è ‘Il Paese dei Balocchi’ e l’altro è questo che presenta sotto lo pseudonimo di Joe Sarnataro, ipotetico uomo venuto dall’America a Napoli suo paese d’origine (di cui in parallelo anche il film ‘Joe e suo Nonno’ con alla regia Giacomo De Simone). ‘Il Paese dei balocchi’ segue la scia sonora del pop, con qualche inserto rock, ma soprattutto in alcune song appare povero di idee riciclando alcune vecchie modalità di espressione; un disco che quindi segue una scia consona alla moda del momento nonostante alcuni testi siano tipicamente bennatiani come denuncia della società. Ma se bisogna copiare il già esistente è bene farlo meglio, ed è questo che sembra voler significare ‘E’ asciuto pazzo ‘o padrone’ che prendendo gli stilemi tipici di certo blues-rock’n’roll alla ‘Blues Brothers’ pare voler tirare fuori le radici di un artista che nei dischi degli anni settanta si sentiva ispirato anche ai led Zeppelin. E così viene fuori un album che sembra estratto dall’americanità più ruvida e profonda, anche ottima scusa per metterci dentro liriche che riportano alle forti critiche sociali dei suoi iniziali passi discografici cantautorali. Quello che emerge è un rock legato alle radici veraci del genere, dando la possibilità di sfogarsi anche con assoli elettrici in grado di creare spettacolo.
I boogie sono ben tre con ‘E’ ASCIUTO PAZZO ‘O PADRONE’; ‘O BILLOCO E L’ACQUA’ e ‘Che Babbilonia’, pezzi più ballabili in senso “rolling”, e danno l’idea di quanto sia rockettaro Bennato. ‘Sotto Viale Augusto che ce sta?’ possiede un feeling più leggero ma non certo moderno. ‘VUTAMMO PER TE’ è un vero e proprio Hard Rock che utilizza però un arrangiamento fluido e moderno come è nello stile degli ZZ-Top, meno lontano temporalmente rispetto alle altre sonorità presenti nel full-lenght; e similare fa ‘A gente è Bona’ . Di blues ce n’è tanto. Blues netto e deciso, in senso più rock-tonico, si elicita con ‘VA VEDEMMO MO’ CHI E’ STATO’. Anche ‘Lleve ‘e mano alloca’, cover di ‘Baby please don’t go’ è un blues; già suonata in modo più evoluto da Muddy Waters e poi da Ted Nugent in versione hard, Bennato la rispetta, ponendola a metà strada tra il vecchio senso blues e la settantiana forza rock. Invece il blues che si riallaccia maggiormente alla sinuosità soft degli anni quaranta vive in ‘Come aggia fa’ in cui l’armonica prevale sulla chitarra. E per finire si arriva al blues ‘Nisciuno!’ quello che tutti copiano col “ta-ta / ta-ta” uniforme più classico che ci sia, ossessivamente adatto per innestarci tutti gli assoli che uno vuole, col pianoforte, con l’armonica o con la sei-corde, elettrica o acustica come viene; ma Bennato non ci mette nessun assolo anche se l’armonica fa alcuni versi interessanti.
La musica è stata scritta da Bennato eccetto un brano, ma sembrano tutte cover in quanto ricalcano alla perfezione la tradizione più diffusa del genere. Il disco diverte anche perché cantato in napoletano, ma è la musica a vincere, facendoci tuffare nei meandri del passato rock e blues che non è italiano ma d’oltreoceano. Non importa quanto poco originali siano le atmosfere, quanto vintage siano le sonorità, del resto il blues e il rock’n’roll di base, quelli primordiali, non sono mai riusciti nella storia a spaziare tanto, ma sono il fondamento per il rockettaro, musica eterna che ha dato il via a tutta una evoluzione che ha portato fino al Metal. E così si gode sebbene si conosca a menadito ogni riff ed ogni ritmo. E poi Edoardo qui ha modernizzato il sound rendendolo attuale e ben prodotto. Ricordiamo che sono passati trent’anni da questa uscita, ed è rimasto un unicum nella carriera del napoletano, pur essendo un momento intrigante e al tempo stesso poderoso, perché l’album è suonato con energia e tonicità, con un Bennato in gran forma, al meglio della propria espressività. Con un lavoro così si portò in Italia un meritatissimo riconoscimento a questa musica favolosa che Bennato ha comunque sempre amato.
Roberto Sky Latini
Virgin (1992)
Cheyenne Records (2004)
www.facebook.com/joe.sarnataro.9
Intro
È asciuto pazzo ‘o padrone
Sotto viale Augusto che ce sta?
‘O billoco l’acqua
Accussì va ‘o munno
Va vedenno mo’ chi è stato
Vutammo pe’ te
‘Lleve ‘e mano alloca! (Nun tucca’ Coroglio)[9] – 2:33 (musica: Big Joe Williams)
Che Babbilonia!
Comme aggia fa’
‘A gente è bona
Nisciuno!
Edoardo Bennato – vocals, harmonic
Enzo Caponetto – guitar
Guido Migliaro – guitar, harmonic
Giorgio Savarese – organo Hammond
Renato Federico – piano
Roberto D’Aquino – bass
Mario Insenga – drums