Intervista a cura di Roberto Sky Latini

Intervista a Christian Bartolacci degli Ibridoma Settembre 2022

Il 17 maggio 2022 è uscito il nuovo lavoro ‘Norimberga 2.0’, e ora abbiamo intervistato il cantante per farcelo raccontare.

Siamo di fronte ad un musicista ormai importante della scena metal italiana, in quanto sono circa 20 anni che contribuisce attivamente alla scena pubblicando lavori che egli sforna stando all’interno di due band, e oggi ben al sesto con i marchigiani Ibridoma.

Il vostro moniker si riferisce ad una cellula ingegnerizzata. In cosa la vostra musica può essere simboleggiata da un IBRIDOMA?

Il nostro nome è nato per rappresentare il fatto che abbiamo iniziato suonando cover di band dai generi completamente differenti; per capirci dai Timoria ai Megadeth ,dai Cranberries agli Iron Maiden, poi Bon Jovi etc. Da qui è nata l’idea di ibrido arrivando ad Ibridoma. Ma informandoci, abbiamo letto che ibridoma è una cellula utilizzata nella lotta contro i tumori, allora ancora di più ci ha convinto come moniker.  Pensiamo che questo nome porti un messaggio positivo, ricorda chi lotta contro le malattie .

Scala Mercalli ed Ibridoma. Caratterialmente che differenziazione operi nel lavorare con le due band?

Io entrai a far parte degli Scala Mercalli nel 2002, sono stato un regalo per i loro dieci anni :-). La differenza principale sta nel fatto che negli Scala mi limito alla scrittura dei testi con Sergio il batterista, e alla composizione delle linee melodiche. Ho scritto alcune ballad con loro e alcuni riff di chitarra.  Negli Ibridoma invece ho scritto  molta musica; riff di chitarra, e portato in sala prove molte canzoni finite che poi abbiamo elaborato insieme.

Questo sesto album degli Ibridoma mi sembra più variegato dei vostri precedenti, inserendo più elementi provenienti da vari generi. E’ stato un caso?

Abbiamo lavorato molto da casa per via della pandemia. Abbiamo ascoltato molta musica. Credo sia stato un caso il fatto che siano venuti brani non tutti dello stesso stampo, sono nati così un po’ appunto per caso. Poi li abbiamo migliorati in sala prove prendendo le idee di tutti e questo è stato il risultato finale .

La produzione tecnica è ben compatta come al solito, moderna. Avete già una idea precisa del suono che volete ottenere prima delle idee compositive?

Si vogliamo assolutamente un sound moderno e potente e già prima di iniziare a comporre i nuovi brani abbiamo un’idea dell’accordatura da usare. Arriviamo con l’idea di brani potenti, melodici ed efficaci. Perlomeno così vorremo che fosse il risultato. E’ la prima volta che usiamo la sette corde in alcuni brani, una bella idea che ha reso il nostro sound ancora più moderno  .

Voi stessi parlate della vostra musica come di un Heavy Metal irrobustito da Thrash e Metalcore. In effetti il vostro sound è decisamente attuale, più modernizzato di quello degli Scala Mercalli. Come arrivate a decidere l’arrangiamento?

Questo è un lavoro di gruppo dove ognuno prova parti arrangiate a casa, in sala prove o, come questa volta, direttamente girando i file a casa degli altri componenti. Sicuramente Marco il nostro chitarrista solista è quello che riesce a trovare le parti migliori da inserire per rendere i brani più interessanti .

Ho letto che avete composto a distanza. Lo avete fatto in scioltezza o vi è mancato qualcosa psicologicamente?

Lavorare a distanza non è facile; ridere e scherzare insieme in sala prove non è una cosa che si può sostituire facilmente con uno schermo. Siamo abituati a lavorare fianco a fianco, non è stato semplice lavorare a distanza; ci siamo dovuti impegnare ancora di più. Alla fine ci siamo trovati qualche volta in segreto dato che non ne potevamo più.

Rispetto a ‘City of Ruins’ di 4 anni fa, c’è stato un pathos emozionale diverso dato il lungo periodo storico piuttosto strano?

Si le emozioni vissute in questi ultimi due anni sono state fortissime e ci hanno inevitabilmente cambiato. Ascoltando l’album si sente .

Cosa ti è piaciuto particolarmente di questo nuovo lavoro?

L’accordatura ribassata, l’intensità emotiva dei brani e l’ottima produzione. E anche il brano ‘Ti ho visto andare via’; non avrei mai pensato di scrivere una brano in italiano che mi colpisse così tanto. Mi sono dovuto fermare durante la registrazione in quanto mi sono commosso; non mi era mai capitato prima.

Il pezzo in italiano è posto all’inizio. Non è la prima volta che usate l’italiano, però la scelta di porla come prima traccia non è consueta. Vi hanno fatto decidere in tal senso motivi strettamente musicali o la cosa è legata al significato lirico del testo?

In Realtà è stata una scelta casuale.  Il brano era nato in inglese ed è il primo che abbiamo scritto. Poi Alessandro e Marco mi hanno chiesto di scrivere un testo in Italiano per l’album e io ho questo brano perchè penso sia uno dei brani migliori della nostra discografia.

Ci sono episodi che per riff e spirito si rifanno molto all’Heavy classico anni ottanta. In questo ambito ‘Woman from the Stars’ lo è del tutto, ma anche altre parti nel disco, come il riff di ‘Norimberga’ e non solo. Mi sembra che tale impostazione sia più spinta che nei dischi passati. Confermi?

Sicuramente avendo nelle vene determinati ascolti, anche non volendo la presenza dell’heavy classico è sempre presente, forse stavolta un po’ di più che negli album precedenti.

A proposito di ‘Norimberga’, perché 2.0? E perché anche titolo dell’album?

L’idea è stata del nostro batterista, ci ha parlato della tematica importante dei bambini che spariscono ogni giorno nel mondo. Quanta violenza, quanti abusi! Ecco, chi si macchia di questo delitto dovrebbe subire un processo per crimini contro l’umanità come a Norimberga dopo la seconda guerra mondiale. Pensiamo sia un tema di cui si parla poco quindi dando il titolo al nostro nuovo album abbiamo provato nel nostro piccolo ad accendere i riflettori su questo importante argomento .

Troviamo anche brani più orecchiabili e quasi commerciali come ‘Coming Home’, e lo fate in tutti i vostri lavori. In questa maniera cercate di variare appositamente, o sono brani che nascono per caso?

Cerchiamo di variare di proposito così da rendere il lavoro più variegato.  Però se uno arriva con un riff buono in sala prove, non ci facciamo problemi a elaborarlo insieme, e se fila tutto bene lo inseriamo nell’album anche se sembra suonare un po’ con atmosfere diverse.R

Raramente usate la velocità. Sembrate preferire ritmi cadenzati.

Li sentiamo più duri e adatti a noi, poi Alessandro, il nostro batterista, ha più tempo per caricare il colpo sul rullante che è uno dei suoi punti di forza .

Alcuni assoli sembrano più curati rispetto al passato. Il vostro standard abituale prima appariva più semplice e diretto, qui invece sento un incremento di raffinatezza.

Marco ha lavorato molto sugli assolo su nostra richiesta, direi che si è superato. Lui spesso tende a non esagerare con la lunghezza, è molto diretto come musicista e come persona.

La canzone più vicina al thrash che troviamo è ‘Raise your Head’. Chi di voi maggiormente spinge verso tale territorio?

Sicuramente Marco essendo un grande fan del genere.

Anche ‘Into the Sea’ usa parzialmente l’attitudine thrash, e in essa la tua voce arrochita sembra abbia qualcosa di David Mustaine. Come ti trovi a provare queste soluzioni?

Mustaine è uno dei miei cantanti preferiti e ogni tanto mi diverto a usare il suo stile, mi diverto e mi trovo a mio agio. Gli altri mi appoggiano, allora qualche volta inserisco delle parti ispirate a lui.

Ti ho visto andare via’ e ‘Pandemia’ mi hanno fatto pensare che il covid vi abbia segnato il giusto.

Sì, il covid non poteva non creare in noi motivo di scrivere nuova musica. Esso ci ha letteralmente costretto a scrivere per scaricare la tensione dei giorni vissuti in gabbia.

Il finale è affidato ai pezzi più introspettivi ed atmosferici. Ma perchè avete messo vicino ‘Where are You Tonight’ ed ‘Eyes of the Stranger’? Sono in qualche modo collegate, anche se quest’ultima già esisteva?

Le due canzoni non sono collegate. E’ stato comunque il nostro modo di riflettere sul dolore che ci ha colpiti. Portare l’ascoltatore in un fine-album che ispira riflessione, riflessione su quello che abbiamo vissuto. Devo ammettere che volevamo spostarne una a metà album, poi ci abbiamo ripensato, lasciando l’ascoltatore il più possibile senza fiato durante l’ascolto, per poi andare verso un finale più riflessivo.

Ci sono brani che nascono partendo dal riff ed altre che scaturiscono dalla melodia vocale?

Io ho iniziato come chitarrista. E’ da tanto che scrivo riff da solo, a casa. Scrivo la linea melodica ispirato dai riff di chitarra, anche se poi, mentre proviamo, può capitare che i chitarristi modifichino tasli riff seguendo la melodia della voce.

Autovalutando la tua voce, ti senti di aver tentato qualcosa di diverso in questo ultimo impegno, di aver provato qualche piccola novità espressiva?

Ogni volta che termini un album come ti senti? Questo ultimo prodotto è risultato come lo volevi, o avresti voluto aggiungerci qualcosa?

Finire un album è una bella sensazione che auguro di provare a tutti, almeno una volta nella vita. Mi sento appagato per aver finalizzato un lavoro durato anni, e soprattutto qualsiasi cosa succeda rimane un qualcosa di me che va oltre il tempo e il mio essere fisico. Questo album è esattamente come lo volevo e non ho rimpianti. Abbiamo lavorato al meglio di quello che potevamo. Forse avrei inserito una Ghost track .

Hai qualcosa da dire ai metallari fruitori della nostra webzine?

Intanto ringrazio voi per lo spazio che ci avete concesso.  Grazie Roberto, grazie TEMPI DURI! Ringrazio chi di loro si voglia soffermare a leggere questa intervista, li invito ad ascoltare il nostro nuovo lavoro e a sostenere la musica heavy Italiana.

Da Christian emerge un carattere gentile, disponibile, ma anche determinato nel suo voler fare dischi, pur senza alcuna forma di vanità. E abbiamo compreso quanto la musica la viva con sentimento ed emozione, strumento di espressione del suo essere. Ringrazio ancora di poter incontrare musicisti così.