Infernal Hate

The Order of the Black Kestrel

Gli Infernal Hate sono un trio proveniente da Lanzarote, seconda isola per dimensioni, dell’arcipelago delle Isole Canarie e al di là di quello che ci si potrebbe aspettare da una band proveniente da un posto dove il mare, il sole e il turismo la fanno da padrone, il terzetto in questione è portatore sano di un Brutal Death Metal piuttosto tecnico.

Il terzetto si riaffaccia alla prova discografica dopo ben dieci anni dal precedente disco ed in mezzo ci sono vari cambi di line-up e altre vicissitudini che hanno portato Seven, il mastermind del gruppo, a rilasciare, coadiuvato da altri due fedeli compagni di avventura, The Order Of The Black Kestrel dopo ben dieci anni dal precedente Abicen Abora.

Già dall’artwork della copertina e analizzando le grafiche del libretto, si possono capire gli intenti del combo di Lanzarote, che è sicuramente quello di non fare prigionieri e annichilire, con la propria musica, chiunque si affacci all’ascolto e, se dal punto di vista grafico l’intento sembrerebbe essere ben riuscito, anche grazie ad un lavoro molto professionale, lo stesso non si può dire dal punto di vista musicale. Chiarisco subito che gli Infernal Hate non fanno musica lounge e sicuramente il Brutal Death è il territorio in cui amano muoversi, il problema è proprio insito nel discorso musicale di per se, non nel genere, dato che i canoni ci sono tutti, però qui siamo davanti ad una situazione un po’ particolare perché se da una parte abbiamo una tecnica strumentale sopraffina, dall’altra non si può dire lo stesso delle capacità compositive che risultano essere fortemente derivative.

Questo The Order Of The Black Kestrel avrebbe davvero tutte le carte in regola per essere un ottimo disco, però queste potenzialità restano, appunto, sulla carta, perché andando ad approcciarsi all’ascolto, ci si rende subito conto che siamo dinnanzi ad una quasi copia carbone dei ben più famosi Nile e del particolare riffing di Karl Sanders. Non è mia intenzione crocifiggere il trio per aver trattato ispirazione dai Nile, altrimenti ci sarebbe da dimenticare una buona parte della discografia di Behemoth e Septic Flesh, visto che anche loro, nelle proprie composizioni, fanno abbondante uso di armonie arabeggianti tanto care a Karl Sanders: quello che manca qui è una certa dose di personalità, quella capacità di trarre ispirazione ma rielaborare il tutto secondo le proprie inclinazioni e secondo i propri intenti.

Gli Infernal Hate sono tecnicamente molto molto preparati, conoscono i loro relativi strumenti e credo siano anche ben consci delle proprie capacità, ma questo va a cozzare alla grande con una mancanza di essere se stessi fino in fondo, limitandosi a svolgere quasi un compitino da amanuense di terza categoria. Capiamoci, il disco non è brutto e non è nemmeno registrato e prodotto male, anzi, è una sonora mazzata sui denti ed è anche ben strutturato, solo che, come ho già detto, è estremamente derivativo, ben suonato quanto si vuole, ben prodotto quanto si vuole, ma estremamente dipendente dal songwriting dei Nile.

Può darsi che questo The Order Of The Black Kestrel faccia la felicità di molti, però è un disco davvero troppo impersonale e non sto cercando di parlare di originalitá ma per lo meno di personalità, che qui manca quasi completamente.Il disco è comunque valido nella sua interezza e gli Infernal Hate sanno il fatto loro, solo che mi sento di consigliarlo solo ai “die hard” di questo modo di sviluppare il Brutal Death. 

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

Aprositus
Black Crows Over the Horizon
Ex Nihilo
Lies Against Humanity
Vulcanoapocalipsis
The Hidden Knife
I Sovereign
Empirical Knowledge

Jose “Monstro” – vocals, drums
Seven García – guitars, vocals
David “Deathkult” – bass, vocals