In flames

Foregone

Ci sono momenti in cui, nella vita di un recensore, arrivano quei giorni in cui si hanno dei dubbi amletici, dubbi che in altre situazioni verrebbero chiamati blocco dello scrittore, anche se in questo caso la situazione è un po’ differente dato che non mi trovo a non sapere cosa scrivere, quanto, piuttosto, a non sapere come approcciarmi a questa recensione; pertanto, lo ammetto, sono andato a spulciare in giro per il web per vedere che tipo di taglio avessero offerto altri miei colleghi, ma questo non perché non sappia cosa scrivere, quanto per capire come gli altri si siano approcciati al disco che mi accingo a recensire.
Ho provato pertanto a dare altri ascolti seguendo i riferimenti che le altre recensioni mi offrivano, ma il risultato non è poi cambiato molto.Penso seriamente che ci siano gruppi ai quali si dovrebbe consigliare la pensione mentre, purtroppo, continuano a fare musica e a sfornare dischi, lasciando basito il vostro affezionato, oltre che liberare una fetta di mercato che potrebbe essere occupata da altre band decisamente più meritevoli.Credo che dall’incipit si sia già capito che il disco non mi è piaciuto per niente e che lo trovo decisamente ridondante.Parlare degli In Flames è per me abbastanza difficile visto che li ho seguiti fin dagli esordi, li ho adorati fino a Soundtrack To Your Escape ma poi le nostre strade si sono separate perché sin dal successivo Come Clarity, la qualità delle composizioni è iniziata a scendere in maniera inesorabile; non che prima le cose fossero rose e fiori, però qualcosa riusciva ancora a salvarsi e i dischi riuscivano ad arrivare alla sufficienza: Come Clarity segna lo spartiacque tra una produzione in grado di mantenere fede al nome In Flames e una produzione decisamente non all’altezza.

In questi inizi di 2023 gli In Flames tornano a far parlare di loro poiché sono fuori con il loro quattordicesimo album in studio, disco intitolato Foregone in cui analizzano il tempo, il suo scorrere e i nostri rapporti con esso e le occasioni temporali sprecate o sapute cogliere. Devo dire, ad onor del vero, che gli Svedesi di occasioni temporali ne hanno saputo far tesoro e hanno saputo farle fruttare, riuscendo ad acquisire un seguito maggiore man mano che la propria carriera proseguiva, il bello è che il numero di fan è esponenzialmente aumentato con il peggioramento della scrittura. Diciamolo chiaramente questo Foregone è palesemente una mossa commerciale che va a completare l’opera iniziata con il precedente Battles, disco che segna un parziale ritorno alle origini, cosa che in questa ultima fatica discografica è ancora più accentuata.
Gli In Flames cercano il perfetto bilanciamento tra ciò che sono oggi e ciò che erano un bel po’ di anni fa, riuscendo, a mio modesto parere, a non essere né vecchi né nuovi ma soprattutto incapaci di riuscire a conciliare le due facce, arrivando ad essere epigoni di se stessi. Non mi piaceva affatto la direzione che avevano intrapreso, però erano immediatamente riconoscibili, avevano una certa personalità e le composizioni avevano un certo perché; questo restyling, iniziato con il precedente disco, è veramente una brutta operazione che non rende minimamente merito a ciò che gli In Flames hanno saputo dire non solo nei primi anni di vita ma anche negli anni successivi, riuscendo a dare una spinta evolutiva a certo death melodico.

Per chi vi scrive parlare di questo disco è imbarazzante perché è un disco che in realtà non ha davvero nulla da dire, se non sotto il profilo testuale, dato che il rapporto dell’uomo con lo scorrere del tempo è sviluppato in maniera abbastanza interessante, cosa che non si può dire del riffing e degli arrangiamenti. I brani risultano essere una serie di stereotipi di whracleiana memoria riproposti con una salsa differente e conditi con qualche momento elettronico estratto da un certo power-pop consolidatosi sul tramonto degli ’80. Se si analizza la struttura base delle composizioni ci si renderà conto, per chi ha presente l’album Whoracle, come il tutto provenga da lì, semplicemente spostato a livello di accenti e spesso e volentieri semplificato per riuscire ad essere dietro al groove moderno di cui la scrittura è infarcita.
L’operazione nostalgia può andare bene, infatti il punto non è quello, è la banalizzazione di ciò che si è detto in passato che non va, è l’incapacità di riuscire a scrivere un riff vecchio stampo che abbia un certo appeal non scadendo nella necessità di riciclare idee già esposte e in maniera decisamente migliore, tanto da far passare il riffing più moderno in gran risalto, perché, paradossalmente, la parte della scrittura che è più riuscita è proprio quella. Il bello è che sarebbero anche riusciti a coniugare in maniera coerente il vecchio e il nuovo perché i brani filano sia tra di loro sia internamente a se stessi, ma davvero non basta per mantenere alto il nome della band, così come non basta riuscire ad unire uno stanco nuovo corso, che poi tanto nuovo non è, ad una riproposizione in chiave semplificata di riff presi in prestito dalle varie Jotun o Food For The Gods; non basta nemmeno cimentarsi con porzioni elettroniche iperdatate che di attuale hanno solo la scelta dei suoni e non basta nemmeno un utilizzo stucchevole della voce pulita carica di tonnellate di riverbero e autotune, proponendo melodie pop abbastanza scontate.

Riconosco il grande lavoro che si cela dietro Foregone e anche una ritrovata vena creativa da parte degli In Flames, così come un’interpretazione vocale nelle parti più feroci, da manuale ma in tutta onestà a questo disco manca quasi del tutto la sostanza, che sicuramente non può essere data solo da una produzione ai limiti della perfezione: no! Gli In Flames non sono affatto tornati, continuando ad annaspare sospesi in quel limbo di vecchio/nuovo che di fondo li porta a non fare una scelta: volendo accontentare un po’ tutti, finiscono per non accontentare nessuno, vorrei solo che tornassero a fare ciò che sanno fare, senza la necessità di dover dimostrare qualcosa e di voler accalappiare fan; questa faciloneria ha il fiato veramente corto e continuo a pensare che non sia abbastanza porre in apertura una intro che rimanda ai tempi di Lunar Strain e un primo brano con il riff principale lapalissianamente preso dagli At The Gates per ridare lustro alla vecchia scrittura, semplicemente perché tutto questo è stato già detto ed in maniera decisamente migliore.

Per chi cerca del buon melodeath si rivolga altrove, mentre se siete dei die hard fan degli In Flames e vi è piaciuta anche quella boiata di Siren Charms, dovete farlo assolutamente vostro, perché è sicuramente almeno dieci spanne sopra.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

Nuclear Blast
www.inflames.com

The Beginning of All Things That Will End” (instrumental)
State of Slow Decay
Meet Your Maker
Bleeding Out
Foregone, Pt. 1
Foregone, Pt. 2
Pure Light of Mind
The Great Deceiver
In the Dark
A Dialogue in B Flat Minor
Cynosure
End the Transmission

Anders Fridén – lead vocals
Björn Gelotte – lead guitar
Chris Broderick – rhythm guitar
Bryce Paul – bass backing vocals
Tanner Wayne – drums