Hierophant

Death Siege

Se penso agli Hierophant e alla strada che hanno percorso, mi viene in mente quando li vidi live per la prima volta nella mia città, era una serata che aspettavo da tempo, ma non ero lì per loro dato che gli Hierophant erano in apertura ai The Secret, di cui già avevo avuto modo di ascoltare Disintoxication e quella sera vennero a presentare l’appena edito Solve Et Coagula, uscito per la Southern Lord.

 Quando iniziarono gli Hierophant rimasi folgorato dalla potenza e dal sound che i ragazzi sprigionavano live e seguii tutto il loro set con estrema attenzione ed esaltazione, fu una mezz’ora di fuoco, di grande musica e fottuta attitudine.Fu il classico colpo di fulmine, me ne innamorai al primo ascolto e da allora non ho mai smesso di seguirli, così veniamo ad oggi, giorno in cui mi trovo a recensire il nuovo laoro in studio: Death Siege e vi dico subito che il disco è un assalto sonoro dal primo all’ultimo minuto, senza soluzione di continuità.

Ogni volta che mi trovo dinnanzi ad un platter degli Hierophant, una domanda mi si affaccia costantemente nella mente: ma il mondo potrebbe esistere senza gli Hierophant e soprattutto gli Hierophant potrebbero esistere senza il mondo?In entrambi i casi la risposta è no! No perché il mondo ha la necessità di qualcuno che, senza troppi peli sulla lingua o troppi giri di parole, gli ricordi tutto lo schifo e la lordura che ogni giorno vomita fuori e non perché gli Hierophant hanno bisogno del mondo e tutti suoi veleni per poter suggere linfa vitale per poter trasporre in musica l’odio per tutto ciò che questo mondo, popolato da esseri per cui sembra che la vita non conti nulla, riesce quotidianamente a proporre, ed ecco che un titolo come Death Siege cade quanto mai a pennello, pronto a scatenare tutto il suo nichilismo su una società che vive costantemente ancorata a valori e tradizioni che non hanno nessun motivo di essere e che genera mostri costantemente.

Gli Hierophant non si fanno pregare e tirano fuori un disco che fa della brutalità il suo punto focale, non che i dischi precedenti fossero album per la scuola cattolica, ma questo disco è decisamente più a fuoco: Death Siege è dominato dal riffing e trasforma la furia hardcore, di cui i nostri si sono sempre nutriti, in un ulteriore abbrutimento delle composizioni, che prendono a piene mani da tutto lo scibile del metal estremo. Non c’è un vero e proprio punto di riferimento in realtà, forse a spiccare di più è il death metal, ma solo perché la necessità del tema del disco, prevede una maggiore quadratura, altrimenti ogni porzione dell’estremo è sapientemente contentrato e mescolato all’interno di ogni singola traccia.Death Siege porta a compimento un’opera già iniziata con il precedente disco, Mass Grave, andando a raccogliere le briglie, ma senza rallentare la corsa, semplicemente si vuole renderla più fluida e controllata, proprio per mettere maggiormente a fuoco le tematiche trattate e tutto questo non fa che rendere il disco ancora più letale; perché i Nostri sanno esattamente dove vogliono andare a parare.Sostanzialmente, volendo semplificare, la direzione stilistica non è cambiata granché, siamo sempre sui lidi di un crust imbastardito con il death metal e alcune componenti post metal, ma in questo caso la scrittura è decisamente più a fuoco e il fatto che, rispetto a Mass Grave, ma ancora di più rispetto ai precedenti, questo nuovo lavoro sia incentrato sui riff, porta alla luce come il Maelstrom stia risalendo dalle viscere della terra e come sia pronto a colpire in maniera inesorabile per la completa distruzione di tutto, un generale tabula rasa dalle cui ceneri ci sarà la forza e la capacità di ricostruire un nuovo mondo e soprattutto una nuova coscienza.

Gli Hierophant si ripresentano sul mercato dopo ben sei lunghissimi anni e lo fanno ancora accompagnati dalla fida Season Of Mist che se li è accaparrati ai tempi dell’uscita di Mass Grave e non li ha più lasciati andare, riconoscendo un grande potenziale e grandi capacità costruttive e distruttive alla band, che non delude, anzi se possibile riesce ulteriormente a migliorare la proposta centrando un focus che, sinceramente, mancava un po’ nella precedente parte della discografia, sicuramente troviamo una maggiore compattezza del suono e delle intenzioni. L’aver messo un po’ da parte il caos primordiale generato dalla porzione crust della loro proposta, ha contribuito a stringere le maglie della composizione donando ai brani una coerenza maggiore e paradossalmente, una violenza maggiore in grado di descrivere perfettamente il tema centrale del disco. L’aver trasformato parzialmente le influenze crust e hardcore non devono però suonare come una cosa negativa, perché la produzione viene in grande soccorso, ma vi assicuro che non ce n’era affatto bisogno, in questo, riportando un velo fangoso che compatta e amalgama il tutto in maniera ancora più salda e solida, facendo esplodere Death Siege in faccia a chi ascolta in tutta la sua devastante potenza, ed è lì che troviamo ancora l’approccio hardcore/crust dei Nostri.Un altro colpo messo a segno da questo orgoglio italiano e un altro grande disco che esce da casa Season Of Mist, etichetta che raramente sbaglia un colpo, grazie anche alla sua capacità di saper scegliere gli artisti con cui collaborare e seguirli in maniera certosina.

Gli Hierophant non sono affatto un gruppo da primo ascolto e per chi decidesse di approcciarsi a loro, consiglio vivamente di fare pratica, attraverso ripetuti ascolti, con le loro sonorità e se siete appassionati di musica estrema, sappiate che non vi deluderanno affatto.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

Mortem Aeternam
Seeds of Vengeance
Devil incarnate
Bloodbath Compendium
Crypt of Existence
Interlude
In Chaos, In Death
Abysmal Annihilation
Death Siege
Nemesis of Thy Mortals

Lorenzo Gulminelli – rythm guitars, vocals
Fabio Carretti – lead guitars
Gianmaria Mustillo – bass
Alessandro Vagnoni – drums (as a session drummer)