Hammerfall

Hammer of Dawn

Questo combo svedese ha ormai uno spazio stabile nel panorama Power-epico internazionale, ma anche se è famoso e amato, non è mai riuscito a raggiungere le altezze compositive dei migliori, nonostante alcune eccellenti song.

Però vive di energia e piglio metallico al punto giusto e anche in questo 2022 il disco sfornato mantiene il buon livello che compete alla storia della band. Rispetto al precedente album, ‘Dominion’ del 2019, questo ha un maggior appeal, riprendendo alcune cose più epiche del passato ma cercando melodie che non siano troppo scontate, esso fa scorrere l’ascolto con un feeling accattivante.Song più o meno veloci, tra cadenzati e 4/4 incalzante. ‘HAMMER OF DAWN, la title-track, è una bella cavalcata luminosa, che il coro enfatico tonifica, è un po’ quello che avviene in tutto il disco. Tra i picchi compositivi troviamo ‘NO SON OF ODIN’, un Power che scorre con spavalderia e adolescenziale leggerezza.

‘VENERATE ME’ contiene la linea melodica più elaborata, ma usare un tale tipo di aggettivo qui, in questo tipo di album,  è sempre un po’ stare sopra le righe; però il cantato è solare, amplia il respiro compositivo e anche il riffing è meno lineare, quindi più interessante. Il poco consistente “Na na na” di ‘REVERIES’ non rovina un brano che dai primi accordi sembra più scuro, in realtà è solo leggermente introspettivo, ma l’essenza di base è luminosa come tutto il resto dell’album, e sa tenere accesa l’attenzione dell’ascoltatore. Tra le canzoni maggiormente tirate ‘LIVE FREE OR DIE’ appare quella plasmata in modo più ficcante, infatti ‘Brotherhood’ e la finale ‘No Mercy’, le altre due scorribande accelerate, sembrano troppo scontate. Mezza veloce e mezza cadenzata brilla tra le migliori ‘STATE OF  THE W.I.L.D.’, che con la sua linea melodica più passionale e con l’assolo, immersi in un relativo riffing compatto, abbassa il tono giovanile andando verso un pezzo maturo.

Eliminando il concetto di prodotto commerciale in senso mainstream, potremmo però parlare degli Hammerfall come gruppo commerciale internamente al metal non commerciale, nel senso che scorre così orecchiabile che pur non essendo pop o hip-hop, nella scena metal ha il ruolo di musica da intrattenimento piuttosto facile e leggero. Sono un po’ gli Europe (spesso anche la voce sembra quella di Joey Tempest) del Power-Metal, dentro le canzoni non ci sono molte variazioni sul tema e le linee melodiche sono da impatto immediato, costruite per essere cantate istintivamente. Le canzoni si comprendono al primo ascolto e non ne serve un secondo per entravi. La cosa è in linea con quello che fanno in Europa, ognuno con la propria estetica, realtà come Powerwolf e Lonewolf da un lato, e Beast in Black dall’altro: canzoni facili da seguire, ritornelli facili da ricordare, e scrittura resa al minimo. Eppure la forma degli Hammerfall è piena di buone idee, anche con personalità, per almeno più della metà dei pezzi.

La voce non è mai aggressiva, ormai lo sappiamo; le chitarre distorte non sono mai davvero corrosive, e sappiamo anche questo, e la batteria va giù lineare senza tanti giochetti, e pure questo è risaputo, ma il lavoro funziona e non permette al livello qualitativo di scendere troppo. I pezzi non variando eccessivamente si mantengono su minutaggio breve, e così gli assoli non diventano in alcun caso combattimenti prolungati, ma solo scintillii taglienti di breve durata. Forse un po’ esagerati nell’inserire cori di “ooh ooh” stucchevoli. Manowar e Stratovarius fanno piccole apparizioni stilistiche qua e là, ma non prendono mai il sopravvento, invece in grado di farci capire le attitudini di pensiero musicale che il gruppo possiede. Dodicesimo full-lenght che non ribalta ciò che rappresenta la band nella realtà storica del metal, ma che non fa perdere il post,o da tempo ottenuto, a questi musicisti i quali si sono benevolmente assicurati la loro posizione tra i combattenti del metallo più classico.

Roberto Sky Latini

Brotherhood
Hammer of Dawn
No Son of Odin
Venerate Me (guest: King Diamond-vocals)
Reveries
Too old to Die Young
Not Today
Live free or die
Sate of the W.I.L.D.
No Mercy

Joacim Cans – vocals
Oscar Dronjak – guitar
Pontus Norgren – guitar
Fredrik Larsson – bass
David Wallin – drums