Galahad
The Last Great Adventurer
I primi anni ottanta hanno alimentato la rinascita del prog, probabilmente tutto nasce dai Marillion che fanno riscoprire i Genesis e da li a breve una miriade di gruppi nascono creando quella che poi sarebbe diventata la luminosa e fantastica corrente neo-prog. Tale premessa è utile per presentare quella che è l’ultima fatica dei Galahad, nati nel 1985 in pieno boom neo-prog insieme a band come Pendragon , Arena, IQ e Twelfth Night e molti altri. La voce di Stuart Nicholson, fondatore della band, è ancora li in grande evidenza e la line up attuale, insieme già da qualche anno a parte Mark Spencer new entry al basso ed ai cori, è perfettamente rodata e suona maledettamente bene in The Last Great Adventurer, album in studio numero 11 che per le ovvie motivazioni derivanti dall’emergenza Covid-19, è stato suonato in diversi siti ed è stato arrangiato, tra l’altro magistralmente, in varie riprese. L’album che comprende cinque tracce più due bonus, parte con gli otto minuti di Alive, con ritmi altissimi e sin da subito il dialogo batteria tastiere diventa protagonista in attesa della voce di Stuart che a breve intona una melodia molto orecchiabile supportata da riff di chitarra precisi e taglienti.
L’ottima Omega Lights ha una splendida romantica apertura con il rumore dell’acqua e delle tastiere che ricordano moltissimo quelle di Tony Sherpenzeel dei mitici Camel nel bellissimo Stationary Traveller del 1984, al minuto 3’44” parte il basso che accompagna in modo ritmato e graduale il vocalist per poi guidarci fino al minuto 6’30” dove in una sezione intricata e complessa i Galahad mettono in bella evidenza il loro mood prog.La terza track Blood, Skin and Bone è un bellissimo mix tra musica mediorientale e puro rock occidentale, alla voce del nostro Stuart si unisce una suadente voce araba in stile Ofra Haza ed insieme ad una chitarra aggressiva e stridente compongono un pezzo ricco di pathos e nello stesso tempo di forza musicale.
Enclosure 1764 è la traccia più breve, un momento di relax molto intenso con una parvenza teatrale ed un incedere lento ed inarrestabile, quasi un bolero che conduce ineluttabilmente ai quasi undici minuti del pezzo conclusivo, la title track The Last Great Adventurer, momento culminante dell’intero album che con le sue emozioni musicali amplifica e nello stesso tempo racchiude tutte le qualità mostrate dal gruppo nella presente opera.Normality of Distance, ballad malinconica e suadente e Another Life not Lived, altra splendida canzone lenta e dolce scritta nel 2009 e qui riproposta, costituiscono i due bonus, ottimi pezzi per niente riempitivi del cd.
I Galahad suonano veramente bene, e sono in ottima salute; la scrittura dei brani pur attingendo al passato prog, è moderna e senza sbavature e The Last Great Adventurer costituisce la prova lampante di tutto ciò.
Massimo Cassibba
Avalon Records
www.galahadonline.com
Alive
Omega Lights Part One
(Instrumental) Part Two
Blood Skin and Bone
Enclosure 1764
The Last Great Adventurer
CD Bonus Tracks:
Normality of Distance
Another Life Not Lived
Stu Nicholson – vocals
Lee Abraham – guitar
Dean Baker – keyboards
Mark Spencer – bass
Spencer Luckman – drums