Negative

Feed then Death

Il Death/Grind Metal di questo combo che esordì nel 2017 (tre full-lenght all’attivo con questo del 2021), è piuttosto semplice ma efficace sebbene a volte troppo poco personale, ricalcando riff e passaggi canonici del genere.

C’è però un dinamismo di cambi e inserti che rendono accattivante l’ascolto. Violenza sonora che cerca alcune raffinatezze, in diverse tracce solo accenni, ma sempre valoriali. Sarebbe servita più varietà compositiva, in quanto non si caratterizzano bene tutte le singole canzoni, rendendo simili alcuni episodi. La trama è valorizzata da quelle punteggiature a cui si è accennato sopra, ora dissonanti, ora armoniche, che arricchiscono un muro altrimenti troppo lineare, ma certi pezzi non acquistano dignità specifica.

La parte arrembante dell’inizio con la traccia numero tre termina, e con la quattro, e poi la cinque, subentra una attitudine meno diretta e sfrontata. Il primo pezzo in questione è una più pensata ‘EULOGIC’ che si pone in maniera introspettiva rispetto agli altri pezzi, e diventa per questo molto più pregnante, donando una incrostazione umorale piuttosto evocativa e malata, una putrefazione estetica che vibra densa ottenendo la migliore qualità dell’opera; questa song sì che diventa riconoscibile e singolare. Anche la specie di rumore ambient, insieme ad un pianoforte accennato, data da ‘Our cruelty to reality’ è di spessore, come a dimostrare che certi suoni ben sistematizzati, per quanto ormai codificati da anni di sperimentazione, siano ancora validi per denotare stati d’animo e descrivere situazioni stranianti; purtroppo la parte parlata finale ne smembra la consistenza senza che appaia utile a qualcos’altro.

Il brano violento migliore dell’album è ‘AN OBJECTIVE TRAGEDY’ che scarica maggior ricchezza di riff e note degli altri pezzi di inizio disco; anche il cantato ruvido e catramoso appare meglio gestito. Interessante la zona più calma di ‘THE IDIOTIC YEARNING FOR MORE’ che è migliore delle sezioni più scatenate, brano dove anche le voci tentano un ampliamento dell’espressività, compreso un simil-salmodiare evocativo, e dove la cupezza viene incrementata passo dopo passo, fino ad un ritorno di accentazione che anche nel drumming diventa più articolata, e di nuovo un azzeccato ricadere nella melma rallentata del finale.

Le cose migliori la fanno gli strumenti rispetto alla voce che opera un growl non virtuoso. E’ strano però veder limare le linee musicali, anche strumentalmente, appiattendole un po’ troppo in certi brani, quando in altri questa cosa non succede. C’è un afflato Black che s’interseca col Death frenetico ma il Black suona più sentito ed emozionale. L’album è in realtà complessivamente valido e ficcante quando si arricchisce. I brani più duri sono anche quelli più brevi, con un atteggiamento punkeggiante, ma sono esaustivi, e in essi gli ottimi spunti spesso rimangono tali, come se non li si volesse indagare ulteriormente. Invece sembra che la oneman-band italica stavolta sia più brava nella dimensione blackned e sulfurea, piuttosto che in quella scatenata Death. Per questo l’insieme non convince del tutto, pur essendoci molti elementi positivi, metà dell’album finisce nel livello medio basso, e solo l’altra metà si eleva a quello medio alto.

Roberto Sky Latini

Superficialibi
Minima Moralia
Displeasure in Pleasure
Eulogic (Negative Dialektik)
Our cruelty to Reality – Evokism IV
An objective Tragedy
For our culpable Dead  (bonus-track for vinile)
The Unattainable joy  (bonus-track for vinile)
FTD 3 Master – 7 – The underworld unveiled
The idiotic Yearning for more (Barbarism of Perfection)

Void –  all instruments / vocals