Explosions

In The Sky End

Viviamo in un mondo che evolve velocemente, a volte troppo ad essere sinceri, e questa cosa si ripercuote anche nel campo della musica, dove troppo spesso accade di vivere l’effimero: assistiamo quasi quotidianamente a band o artisti singoli che nascono e muoiono (artisticamente parlando) da un giorno all’altro, senza possibilità alcuna di poter sviluppare un proprio sound, le proprie caratteristiche e magari immergere la musica nella propria personalità, a tutto questo si oppongono band o singoli artisti che, vuoi per maggiori capacità, vuoi per colpi di fortuna, vuoi per un maggiore apprezzamento da parte del pubblico, riescono a far decollare la propria carriera ed a riuscire a dire la loro, centrando il bersaglio album dopo album, andando a scavare dentro se stessi per poter riuscire ad andare oltre i cliché che magari loro stessi hanno contribuito a creare. Poi, ad un certo punto, forti della propria esperienza, magari decidono di cambiare rotta, in maniera parziale o totale, quasi come si fosse chiuso un ciclo e se ne debba aprire un altro.

I riferimenti appena utilizzati non sono stati esposti a caso, perché è ciò che caratterizza da sempre la carriera degli Explosions In The Sky e in particolare il loro ultimo album: End.Sono attivi dal 1999 e sono tra i gruppi di spicco del post-rock, contribuendo in maniera attiva a definirne i “confini”, se di limiti si vuol parlare in un genere che forse fatica ad averne: End rappresenta l’ottava fatica in studio ed è un disco che in linea apparente segue le volture del precedente The Wilderness, uscito nel 2016, ereditandone la decostruzione del loro stesso progetto e andando ad immergere nelle delicate tensioni elettriche, l’elettronica più cara ai territori ambient e a momenti più vicini all’ IDM.
End si dipana in ampi spettri sonori che fanno capo sia alla strumentazione classica, sia a synth e campionatori, ma il tutto è perfettamente amalgamato e in grado di dare ancora più respiro alle costruzioni sonore che i Texani riescono ad elaborare, portando il tutto ad un livello differente rispetto al precedente operato, perché il tutto viene sottilmente destabilizzato e ricostruito seguendo strade differenti, ovviamente la differenza sta nello stile e non nella capacità di indagare le emozioni e lo scibile dello spazio-tempo legato all’ esplorazione sonora; il tutto è stato ricollocato seguendo altri suoni e altre intuizioni, le quali si muovono come fossero sotto l’egida di un flusso da colonna sonora e si può quasi toccare con mano la tensione costante che serpeggia lungo tutto il dipanarsi delle sette tracce che compongono il disco

; in questo un aiuto tensivo e antitensivo è offerto dall’ elettronica, la quale stratificata ora nel mezzo, ora posta in primo piano, ora semplicemente accennata o porzionata all’ interno di un singolo brano, riesce ad aggiungere una gradevole e importante nota di colore al tutto: immaginate di trovarvi sulla superficie di uno specchio d’acqua e galleggiare parzialmente immersi in essa e poter, nel silenzio che solo la natura riesce ad esprimere, riuscire ad ascoltare i suoni che vi circondano, filtrati dalle trame acquose, onde sonore altalenanti giungeranno alle vostre orecchie, accompagnati dal lento muoversi delle acque attorno a voi ed è come se i vostri sensi cadessero in un caleidoscopio emotivo: tutto questo e anche di più è End, un disco che può sembrare immobile quando nella realtà non lo è, il suo fluire musicale ed emotivo è lento e profondo.

Non poteva essere altrimenti per un tale platter, dato che viene scandagliato tutto ciò che ha a che fare con la fine, la quale non necessariamente deve identificarsi con l’idea di morte o di terminazione totale: qui viene scandagliato anche l’amore, nelle sue varie forme, viene messa sotto la lente d’ingrandimento la vita in tutta la sua grandezza e la sua durezza: End è il racconto di un divenire, una condizione quasi metafisica capace di unire più dimensioni del sentire.

Release morbida ma anche cruda allo stesso tempo, dove i fronzoli servono a sottolineare le varie sfaccettature che possono rappresentare la fine e l’inizio, lasciando che il tutto si muova quasi in una sospensione di giudizio.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

Temporary Records Limited/Bella Union
www.explosionsinthesky.com

Ten Billion People
Moving On
Loved Ones
Peace or Quiet
All Mountains
The Fight
It’s Never Going to Stop

Mark Smith – guitar
Munaf Rayani – guitar
Michael James – bass
Christopher Hrasky – drums