Un’oscura profezia raccontata in una suite psichedelica. Un vecchio racconto di Isaac Asimov che prende la forma di un concept album. E’ End of Light, il disco d’esordio dei perugini Opsis, un lavoro potente e sofisticato, strutturato in tre movimenti, che spazia tra il progressive e l’heavy metal concedendosi incursioni in territori distanti, fino a lambire i confini del jazz.
Interamente dedicato al racconto Nightfall di Isaac Asimov (1941), End Of Light si immerge nella narrazione del pianeta Lagash, illuminato da sei soli, tanto da non conoscere il buio. Un’antica profezia sostiene che l’oscurità e la successiva apparizione delle stelle preannunceranno la fine del mondo: il racconto si incentra sugli ultimi momenti che precedono un’eclissi lunare, quando va spegnendosi la luce dell’ultimo sole e comincia a comparire il primo buio. A terrorizzare i protagonisti è la convinzione, motivata anche dalla profezia, che il buio porti alla follia, uno stato bestiale e violento in cui il mondo viene dato alle fiamme pur di potersi illuminare. Un giornalista indaga sulla relazione tra le idee promosse da alcuni scienziati e gli esponenti del Culto della profezia.
L’opera di Asimov si chiude su un finale aperto, anche se orienta l’interpretazione verso esiti apocalittici. Durante lo sviluppo del racconto viene affrontato il tema delle relazioni tra inganno religioso, contingenze naturali e decorso storico. È su questo aspetto che gli Opsis si sono soffermati al fine di rendere a proprio modo Nightfall, e ciò a partire da un approccio progressive sperimentale con venature psichedeliche. La musica restituisce le atmosfere fantascientifiche attraverso una proposta votata alla digressione e ai tempi dilungati su ritmi prettamente heavy rock, che non disdegnano soluzioni eterogenee e provenienti da altri orizzonti musicali (specie il jazz) in fase di arrangiamento.
La parola Opsis deriva dalla Poetica di Aristotele e si riferisce al concetto di rappresentazione e alla pratica della messa in scena, momento decisivo del fare artistico, specie nel teatro, e capace di creare una grande forza seduttiva nello spettatore. Al tempo stesso Opsis è il luogo prediletto dalla maschera e dal nascondimento, che nell’intento di coinvolgere lo spettatore cela quello che non vuole mostrare. Dichiara il trio perugino: “Il progetto Opsis vuole riflettere sul concetto di maschera e rappresentazione nell’arte così come nella vita di tutti i giorni, su ciò che viene rivelato e ciò che viene nascosto, e sugli effetti che tale azione produce sugli altri e su noi stessi, e sul ruolo che l’inganno e la messa in scena hanno nella buona riuscita di una qualsiasi proposta estetica. È in tal senso che Nightfall, il racconto di Asimov che abbiamo inteso mettere in musica, giocato com’è anzitutto sul concetto di inganno universale e storico, ci è sembrato un perfetto punto d’avvio”.