Edge Of Paradise
Hologram
Al quinto lavoro la band statunitense ci fa ancora affacciare ad un paesaggio moderno ed elettronico, dove però non mancano i riff più metallici e le atmosfere cupe del goticismo più duro. In tale tessitura tonica non si evitano comunque alcuni passaggi super-orecchiabili, e poi ci si mette la voce iper-sexy, ma seriosa, a fare da leva accattivante.
L’apripista title-track ‘HOLOGRAM’ è la traccia chiaramente pensata per essere il tiro commerciale dell’album, ma ha spessore e pregnanza; al primo ascolto il ritornello molto catchy fa storcere il naso, mentre le varie strofe che portano ad esso posseggono la crudezza della band virile, e questa contrapposizione di carattere è nettissima, ma dopo vari ascolti la psiche dell’ascoltatore integra perfettamente le due anime, così alla fine si tratta di uno tra gli episodi migliori del disco. Non però il migliore in assoluto, perché ci sono dei picchi espressivi di più alta caratura e meno mainstream, come la straniante ‘THIS IS PERSONAL’ in cui la recitazione canora della cantante, in qualche modo vicina alla Brink degli In This Moment, avvince l’ascoltatore con acida ed impietosa energia. Riffing compresso e intimidazione rockettara dentro ‘BASILISK’ dove il refrain orecchiabile è al tempo stesso rovente e suadente e fa apparire la cantante un vero mattatore teatrale quasi alla Alice Cooper.
La ballata ‘DON’T GIVE UP ON ME’ è davvero sentita e passionale, un momento ricco di sensazioni e vibrazioni umorali per una elevazione raffinata. La stessa cosa produce la conclusiva ‘ANOTHER LIFE’ che canta in acuto una emotività davvero appassionata. Minore ma in ogni caso significativa la semi-ballata ‘Faceless’, episodio parzialmente pop, che però non permette di far entrare quel genere in maniera libera, mantenendo il pezzo nel binario della decadenza rock. Più pop è invece la ballabile ‘Unbeatable’ non del tutto convincente per quanto s’insinui bellamente con un certo gusto.La specificità di questa realtà non può che trovarsi nella singer, che non abbandona mai il senso seducente delle sue tonalità, forzando con animosità i propri vocalizzi e le modulazioni accentate, intercalandole a sospiri, sussurri e molli provocazioni sensuali, in un continuo ammiccamento insistente. Monet non prova mai a cantare ‘normale’, e fa bene perché elude canoniche estensioni formali che potrebbero troppo, appunto, normalizzare la scrittura, sebbene l’assenza di esse faccia venire la curiosità di poterla sentire anche in quell’altra dimensione.
Più volte viene pensato che lei renda artificiosa l’essenza dei pezzi, ma in fondo questa è la dimensione degli Hologram, se vogliamo un cantato diverso abbiamo mille altri gruppi a frontwoman da cui attingere, e così val la pena lasciarsi andare a questa interpretazione sopra le righe e non pensarci più, dato che alla fine ne risulta un ottimo piacere sonoro. E poi si evince con chiarezza la bravura virtuosa di una tale ugola che non può che colpire positivamente, altalenando le sue oscillazioni tra rarefazioni evanescenti ed aggressivi graffi delle corde vocali. Per quanto sia un suono moderno, quello degli Hologram non ha un aspetto sperimentale, né si pone quale novità assoluta, è soltanto musica fatta molto bene, che del metal possiede l’essenza fondante. Che vi siano afflati pop non è un difetto, né ciò lima le escrezioni rocciose piuttosto presenti ed incombenti. Gli arrangiamenti ricchi ed addensati costituiscono un importante livello paesaggistico, necessario a questo tipo di sound, e vive di riverberi e fascinazioni visive, che rende intenso il viaggio. Nonostante la freddezza di certi suoni trattati e computerizzati, da questa opera emerge una grande forza carnale ed emozionale, come un sentimento urlato e lacerante. E mettere insieme le due cose non è che un segno di chiara bravura.
Roberto Sky Latini
Frontiers
www.edgeofparadiseband.com
Hologram
This Is Personal
Soldiers Of Danger
The Faceless
Dark
Unbeatable
Don’t Give Up On Me
One More Time
Basilisk
Another Life
Margarita Monet – vocals / keyboards
Dave Bates – guitar
David Ruiz – guitar
Justin Blair – bass
Jamie Moreno – drums