Eclipse

Megalomanium

Nono capitolo per una band svedese che gira dal 2001 senza cambiare mai la sua natura, e rimando ancorati al luccichio del rock melodico anni ottanta. Voce pulita e adolescenziale per dinamiche toniche e saltellanti, mai stucchevoli nonostante l’ampia gamma di orecchiabilità proposta. Certo un disco commerciale che però è da valutare in senso positivo. Si oscilla tra Pop e AoR, ma nella maggior parte delle tracce il lavoro non è orientato verso gli adulti, sembra invece super-young. Originalità zero ma alcune gustose caramelle frizzanti hanno un bell’appeal che rende piacevolissimo l’ascolto.

E’ un sound leggiadro che non spezza la sensazione solare quasi mai; non è comunque easy-listening avendo sempre in sé un’anima di stampo elettrico.

Si parte con una fluidissima ‘THE HARDEST PART IS LOSING YOU’, pop metal dal feeling rock che risulta frizzante e piacevole sin dal primo ascolto, fatta per accaparrarsi subito l’attenzione del fruitore. Con il veloce e tonico hard’n’roll di ‘GOT IT!’, si entra in un simil-punk giovanile che si apre ad una solare ariosità, vicina a certe cose mainstream dei Def Leppard, ma meno stucchevole di certe loro cose. Scorre sinuosa ‘HEART COLLIDE’ con la propria ritmica fresca, che alza bene il tono nel ritornello; chiaramente una canzone facile e molto pop nonostante la verve metallica di base, ma i vari passaggi e la linea cantata, oltre al drumming, la rendono uno dei pezzi migliori del disco, e non importa che sia tanto catchy. Il tasso rockettaro si mescola con una forte dose di melodia nella canzone ‘I DON’T GET IT’, ma il tutto scintilla energico come deve essere la musica migliore. Il bello spirito rockeggiante di ‘HIGH ROAD’ è accresciuto da una cantato che abbandona del tutto il Pop, per farsi più duro e tenace; l’orecchiabilità non si veste di note ruffiane e corre insieme al ritmo per mantenere l’eccitazione. Una piccola epicità per ‘FORGIVEN’, un pezzo hard rock, che per quanto leggero, è ficcante e denso. Non ci sono ballate ed è un pregio. Due soli i quasi filler,che raggiungono la sufficienza ma non vanno oltre. La prima è ‘Anthem’, molto poco originale considerando che la linea vocale sembra già sentita in ogni sua singola parte, soprattutto nel lato antemico del ritornello, risultando banale; è leggermente folk alla Gary Moore (periodo Wild Frontiers N.D.R.)  senza avere la stessa tensione emotiva di quel genere. L’altro episodio debole è ‘The Broken’ che nonostante si faccia un po’ meno Pop, lasciando sentire la verve AoR, cade per la sua poca personalità.

La musica facile di questo disco si regge su una buonissima forza degli arrangiamenti e dell’energia sprigionata; un equilibrio che rende l’album piuttosto dinamico. Bello il suono del riffing che alza il livello rock talvolta in stile heavy (‘Children of the Night’), e infatti la chitarra nel suo complesso possiede un buon tasso di elettricità; non eccelle sempre la linea vocale, ma funziona comunque. Gli ottimi spunti sonori dati dalle accentazioni interessanti, compresi alcuni assoli tesi, si perdono un po’ quando dalle strofe AoR si passa ad un ritornello più banale. Ci sono degli inglesismi sonori nei momenti più introspettivi, che però sono rari. Ci sono quindi anche piccoli afflati emotivi, i quali pendono un po’ meno verso la gioia totale generalmente sentita nel disco, ma nell’insieme si gioca tantissimo sul divertimento e sul mood spensierato.

Roberto Sky Latini

The hardest Part is losing You
Goti t!
Heart collide
Anthem
Children of the Night
Hearts Collide
I don’t get it
The broken
So long, so farewell, Goodbye
High Road
One step closer to You
Forgiven

Erik Martensson – vocals
Magnus Henriksson – guitar
Victor Crusner – bass
Philip Crusner – drums