Eagles

Eagles

Nel ‘72 una band che resterà per sempre nella storia del Rock, debutta e inizia a dare la sua interpretazione del sound americano.

Si tratta degli Eagles, che giocano molto con la tradizione country-western, ma che la fortificano con inserti robusti di chitarra elettrica. Se in alcuni casi assomigliano a Neil Young è perché sono accumunabili a tutti quegli artisti che in quel periodo portavano l’ibridazione tra suoni acustici folk e il rock’n’roll evolutosi nel decennio precedente, anche grazie a Bob Dylan, in un rock più corposo. In questo primo vagito c’è una dimensione pluralista dei suoni a stelle e strisce sebbene non ci si allontani troppo da una unicità organica realizzata senza contraddizioni.Primo lato. ‘TAKE IT EASY’ è la prima traccia e chiaramente,anche grazie al banjo, ricalca senza ombra di dubbio la caratteristica folk degli USA, in senso molto classico. Questi fu un singolo di successo come anche la seconda traccia ‘WITCHY WOMAN’ che scorre soffice offrendo una sezione che respira dentro una fusione funky/blues molto sfumata, riuscendo ad essere una ballata orecchiabile con afflato soave, ma già presenta una chitarra elettrica, che per quanto sorniona, è un piccolo gioiello solista di classe, dove anche i cori rendono conto di una raffinatezza esemplare ed affascinante. ‘Chugh all Night’ è invece un colpo più rockeggiante, mai durissimo, ma del resto il gruppo non fa musica Hard; non è innovativo neanche per il tempo, ma cavalca bene l’attualità sonora del momento con una certa personalità e l’assolo aumenta il senso tonico del brano. La ballata ‘Most of Us are sad’, tutta acustica, appare come quarta traccia ed è piuttosto canonica e poco accattivante, uno dei pezzi che abbassa il livello del lavoro, lontana dalle ispirazioni artistiche più evolute della band. ‘Nightingale’ è leggera, ma ha il piglio spensierato, giusto per una vacanza sulle lunghe strade dell’America mitizzata, non è della band ma è scritta apposta per loro dall’amico musicista  Jackson Browne.

Secondo lato. La stilistica non cambia, ma ‘TRAIN LEAVES HERE THIS MORNING’, suadente e dolce, si allaccia, anche per merito dei cori, più decisamente verso la modalità alla C.S.N.&Y., quartetto attivo già da tre anni, e in qualche modo all’avanguardia rispetto agli Eagles, e in effetti le “Aquile” non possono che  esserne debitori. ‘TAKE THE DEVIL’ ha una sofficità blues; indurisce il suo spirito in un andamento più scuro e introspettivo, addensando il feeling dell’ascolto, e diventa in questo anche un elemento che si discosta dal resto. Il brano si concentra poi su un gioco fatto con la chitarra ritmica che dà al finale un senso più incombente e meno rassicurante. Come sul primo lato dove ‘Take it Easy’ esprimeva il vecchio sonoro soffio rurale dell’America profonda, anche il secondo riprende quella stessa visione e lo fa con una più eclettica ‘EARLYBIRD’, interessante per la sua frizzantezza eseguita con originalità. ‘Peaceful easy Feeling’ sembra una canzone di John Denver, puro country, e come succede spesso a Denver si fa un po’ troppo soporifero; canzone senza difetti formali, ma non ha il potenziale per valere e quindi rimane un brano molto minore; non è un episodio scritto dalla band ma da Jack Tempchin prima di incontrare gli Eagles e non aggiunge nulla alla bellezza del disco. ‘Tryin’’ termina l’album riaccendendo un po’ di chitarra distorta, è semplice, diretta, e demanda all’ossessività ritmica il suo potenziale rock, anch’esso non è tra i pezzi migliori, però tenta una carta che funziona evitando che diventi un filler.

Il disco porta subito ad un’ottima visibilità e li inizia ad un percorso che li farà essere importanti nella West-coast degli USA. Di certo imposta in maniera decisa il sound tipico della cultura statunitense che rimane a tutt’oggi iconica di un certo pensiero ed una attitudine sia artistica che sociale. L’album non è rivoluzionario, ma dà vita ad una musica che ancora parzialmente semplificata possiede già un livello espressivo di una certa classe. Non è un disco che calca la mano, anche quando aumenta le sue tipicità particolarmente stuzzicanti, lo fa senza esagerare, cioè in modo morigerato, senza le provocazioni del rock, e però senza minare la bellezza dell’arte che emana. La chitarra solista si trattiene e ancora non sforna le grandiosità della carriera successiva, ma sono date già le coordinate che rimarranno l’essenza della band, quel country-rock che tocca raramente e solo di striscio il pop. Orecchiabili, commerciali per gli standard degli Stati Uniti, ma anche poetici e non chiusi nella superficialità. Questo esordio, di cui festeggiamo il cinquantennale (1° giugno del 1972), è un bel disco, e il gruppo si presenta già bello e sostanzioso. In quell’anno fondamentale per la storia del rock uscirono ben più pregnanti lavori ma questo rappresenta perfettamente l’aria vissuta del momento. E che sia un buon disco non è per niente secondario.

Roberto Sky Latini

Asylum records
www.eagles.com

Side A
Take It Easy  (Glen Frey, Jackson Browne)
Witchy Woman (Bernie Leadon, Don Henley)
Chug All Night (Glenn Frey)
Most of Us Are Sad (Glenn Frey)
Nightingale – 4:05 (Jackson Browne)

Side B
Train Leaves Here This Morning (Bernie Leadon, Gene Clark)
Take the Devil (Randy Meisner)
Earlybird (Bernie Leadon, Randy Meisner)
Peaceful Easy Feeling  (Jack Tempchin)
Tryin’ (Randy Meisner)

Glenn Frey – vocals / guitar
Bernie Leadon – vocals / guitar / banjo
Randy Meisner – vocals / bass
Don Henley – vocals / drums