Dream Evil

Dragonslayer

Anno 2002: esordio Heavy Metal chiaro e netto per una band svedese che è rimasta realtà minore del panorama, eppure con una certa visibilità che l’ha resa un gruppo ormai noto agli appassionati e che ha donato un certo apporto contenutistico al genere che suona.

Anzi il primo album in questione faceva prevedere ben più internazionali sfaceli visto l’alto livello qualitativo. Un concept fantasy dove la musica spiega bene anche i contenuti lirici. Ma non c’è sinfonismo né troppo epico furore, sono quasi tutti pezzi quadrati e semplicemente metallari.

La title-track ‘CHASING THE DRAGON’ è pulita e orecchiabile soprattutto nel ritornello, ma anche energica e  frizzante. Il Power tonico di ‘IN FLAMES YOU BURN’ è tradizionalista ma brano fiammante che appare fresco e non banale. La rutilante ‘SAVE US’ avanza con la perfetta cadenza da cantare in concerto. La rotonda ‘KINGDOM OF THE DAMNED’ ricorda parzialmente i Warlord, ma con un leggero tasso di epicità in meno. Molto evocativa ‘THE CHOSEN ONES’ che realizza una traccia corale ed emotiva. Uno dei pezzi migliori è l’epica ‘THE 7TH DAY’ che colpisce non solo per il brio ma soprattutto per il songwriting/arrangiamento leggermente diversificati dal resto facendola apparire come la traccia più originale fra tutte. Heavy Metal ottantiano puro con la cadenzata traccia numero nove che infatti s’intitola iconicamente ‘HEAVY METAL IN THE NIGHT’, ma non suona vintage, ben inserita nel contesto, riuscendo persino a farsi tra le cose migliori dell’opera.

E non volendo fare troppo i seriori ecco il danzante rock’n’roll di  ‘H.M.J.’, che contiene anch’esso il moniker “Heavy Metal”, e risulta  tanto divertente per tutto il suo scorrere, quanto tagliente nell’assolo. Anche i brani minori danno il loro buonissimo contributo,  suonando con il piglio giusto per farsi valere come, ad esempio, la veloce ‘Prophecy’ che per gruppi meno validi sarebbe stata ottima performance, una perla d’ostrica. Naturalmente cimentarsi con i brani soft è sempre un rischio, un alto rischio che i Dream Evil affrontano con ‘Losing You’, perdendo la sfida, visto che è il brano più scontato e prevedibile del lotto seppure tenti di iniettare un minimo di pathos, segno che si è ancora lontani da una maturità definitiva. E l’altro momento poco pregnante è la troppo debole ‘Hail to the King’, chiaramente un filler che non sembra adatto a chiudere un disco invece d’altro canto molto meritevole.

L’esistenza di questa band rappresenta il movimento heavy power che ha caratterizzato i primi anni duemila, e contribuendo a far crescere la scena è giusto considerarne i meriti per quanto relativi. Il Power metal aveva già scosso le fondamenta del Grunge che negli anni novanta aveva sostituito l’Heavy ed il Thrash. La fine di quel decennio infatti, partendo dal 1995 con gli statunitensi Kamelot, aveva già scatenato il ritorno della melodia più Heavy che però i finlandesi Stratovarius avevano tenuto alta anche durante l’affossamento culturale del decennio, riuscendo a non farsi spegnere.  Labyrinth; Rhapsody e Vision Divine dall’Italia; Hammerfall e Sonata Arctica dalla Scandinavia  sono tra gli esempi fulgidi che precedettero i Dream Evil con grande impatto. Di ciò i Dream Evil approfittarono con positivo tempismo, insieme ad altri, come per esempio gli svedesi Thunderstone, ai quali però sono superiori.

E l’album funziona egregiamente. Di base ‘Dragonslayer’ è un insieme di pezzi che hanno quasi tutti ottimo carattere, rendendo l’intero lavoro una scintillante e funzionale entrata nel mondo del metal, senza cedimenti e senza sensi di inferiorità né compositiva, né tecnica, rispetto al metallo similare allora presente. Le varie tracce usano una estetica non innovativa, ma sono in grado di evolversi senza far mai sentire il senso di deja vù, cosa importante per chi non cerca l’originalità a tutti i costi. A volte la voce ricorda gli Europe, pulita e melodica, ma è in linea con i suoni non troppo aggressivi eppure piacevolissimi nella loro dinamica invadenza. Non c’è complessità ma non si notano mai indecisioni o ingenuità. Una fluidità accentata aiuta a creare pezzi la cui adrenalina è “rockin’ and rollin’”. E’ un album da voto mediamente alto perché riuscì al tempo a fornire valore aggiunto e linfa nutriente ad un genere già in campo da tempo. Naturalmente il Power scandinavo prodotto qui dai Dream Evil ha un netto tasso HEAVY anni ottanta ben presente, influenzando chiaramente lo stile usato. Era il 25 giugno di vent’anni fa, sembra lontano ma per la storia del metal è nulla, oggi che i generi sono tutti egualmente ascoltati (diciamo che non è proprio così, ma non esiste più un’unica moda). Questo disco è un bel lavoro, e tale rimane anche rispetto ai prodotti di oggi. Non regala canzoni già sentite, regala purezza metal.

Roberto Sky Latini

Chasing the Dragon
In Flames You Burn
Save Us
Kingdom of the Damned
The Prophecy
The Chosen Ones
Losing You
The 7th Day
Heavy Metal in the Night
H.M.J.
Hail to the King
Outro

Niklas Isfeldt – vocals
Fredrik Nordström – guitar / keyboards
Gus G. – guitar
Peter Stålfors – bass
Snowy Shaw – drums