Leave a Scar

Dee Snider

Attenzione, i dischi solisti del cantante Snider dei Twisted Sister non sono per niente di serie “b”.

Sia il primo, ma soprattutto questo secondo, sono davvero presi seriamente dall’artista che vi ha iniettato una fortissima dose di espressività metallara, in un concentrato di energia e pesantezza. Puro ROCK che del metal è il succo primitivo e fondamentale.

Sicuramente impatto metallissimo con l’apripista ‘I GOTTA ROCK’ sviscerata con tutta la prepotenza di chi interpreta al meglio il genere. Durezza e sfacciataggine nella thrashing ‘DOWN BUT NEVER OUT’ che azzecca sia i riff che i cori grevi urlati. Più pensata e meno violenta ‘SILENT BATTLES’, che però aumenta la propria anima emozionale, soprattutto nel ritornello più enfaticamente melodico. ‘CRYING FOR YOUR LIFE’ è invece forse l’apice artistico ed espressivo dell’album, con una valenza molto vicina al tradizionale senso heavy metal, aggiungendovi una ispirazione davvero elevata. Tra i brani migliori la più commerciale (tra virgolette) può dirsi la cadenzata ‘IN FOR THE KILL’, senza perdere nulla in tonicità. I due pezzi più violenti sono anch’essi artiglierie di qualità. Uno è ‘TIME TO CHOOSE’ che ricorda lo stile veemente di Halford in ‘The One you love to Hate’ dell’album ‘Resurrection’ del 2000. L’altro è ‘THE RECKONING’ che dopo l’intro parte come una Power-song, mezza thrash, a cavallo tra Judas e Metallica, afferrando per il collo il fruitore senza pietà. Gli altri momenti del disco raccontano sempre ottima musica, ma forse sono leggermente minori; tra loro la più commerciale è ‘S.H.E.’, senza che per questo vi sia flessione nel feeling. Inoltre va menzionata ‘Stand’ che in quanto ballata possiede un senso certamente meno impattante, ma di cui va sottolineata la classe espressiva, dal buon pathos.

Il genere è quel Groove-Metal che suonavano gli Adrenaline Mob prima dell’incidente del 2017; con un orecchio al ritornello ben assimilabile e un altro alla verve più cruda e decisa. Possiamo dire che Dee Snider ha occupato quella nicchia rimasta vuota, con la stessa intensità e bravura che avevano loro, e anche con la stessa modernità. Ma non tutti i ritornelli hanno la stessa orecchiabilità, in fondo in queste linee cantate non c’è la leggerezza sonora. Si percepisce anche un pizzico di Metalcore, ma così sfumato da dover essere considerato necessario. I pezzi non sono mai troppo brevi, né mai troppo lunghi, così da dire solo ciò di cui c’è bisogno e allo stesso tempo senza rimanere incompiuti. Assoli taglienti, elettrici e tecnicissimi. C’è un senso orecchiabile in più punti, ma non più che nei gruppi heavy metal degli anni ottanta, in realtà prevale la dimensione rovente della cattiveria. Va ben sottolineato che il modo di cantare è proprio quello del metallaro fatto e finito, con la grinta e la forma diretta anche quando si modulano le vocalizzazioni, senza quindi perdersi in passaggi troppo elaborati.

Si potrebbe dire che dei Twisted Sister in senso stretto c’è poco, anzi, l’unico punto in comune davvero netto con la sua band di provenienza è il primo album del 1982 (‘Under the Blade’) che è stato il più duro della carriera di quel gruppo che poi virò verso lo Street Metal, mentre lì aveva esordito con un Heavy solido e compatto, direi aggressivo. Ecco, in questo album solista c’è la stessa verve, come se Snider fosse ringiovanito e avesse deciso di riappropriarsi di quello stesso spirito. Ma alla fine è il songwriting a vincere; ogni brano è accattivante, riesce proprio a scorrere nelle orecchie con grande facilità anche dentro la sua rocciosità più bellicosa. E’ uno di quei dischi che non presenta difetti, e che viene voglia di riascoltare perché non ci sono intoppi, scorrendo fluidamente. E’ un disco di valore, uno dei migliori dell’anno; tutto metal, tutta forza, e niente debolezza. In effetti pare strano che una vecchia gloria si butti con questa voglia in un progetto che necessiti di tanta motivazione; perché è questo che sembra, che sia un disco da cui dipenda tutto, come se si fosse ancora agli inizi. Una operazione che vale tanto di più considerando che non è nemmeno un’azione nostalgica, ma anzi costruita esteticamente per essere proiettata verso il futuro. E’ metal densamente contemporaneo, dove l’Heavy antico è usato intelligentemente per far respirare ariosità al Groove attualissimo. Auguri a Dee Snider che pare viva una nuova vita artistica, in grado di competere validamente con le band di oggi (anche superandole).

Roberto Sky Latini

Napalm Records
www.deesnider.com

I gotta Rock
All or Nothing
Down but never Out
Before I go
Open Season
Silent Battles
Crying for Your Life
In for the Kill
Time to Choose (feat. George “Corpsegrinder” Fisher – Cannibal Corpse)
S.H.E.
The Reckoning
Stand

Dee Snider – vocals
Charlie Bellmore – guitar
Nick Petrino – guitar
Russell Pzutto – bass
Nick Bellmore – drums