Dawn Zero

Black Celebration

Musica dura. Un dark potente che viene declinato in un goticismo misto a New Wave anni ottanta con una shakerata di elettronica alla Ministry e una sfacciataggine alla Marylin Manson.

Belli pastosi e inflessibilmente cattivi questi spagnoli risultano piuttosto irriverenti. Siamo di fronte ad uno di quegli ascolti metal che si allaccia a tradizioni più teatrali di tipo Industrial. L’anima però è fortemente Death nonostante gli addentellati sonori non lo siano del tutto. Un esordio di valore per una band che in realtà non vede uno sconosciuto al comando dato che  a cantare è Christian Supersixx, ex-voce dei Killus, attivi dal 2005. Questo è il suo progetto solista.

Apre le danze ‘VAMPIRE’, una song solida e che va diretta al punto, diciamo un biglietto da visita estremamente chiaro, che è godibile come lo è tutto l’album, e la stessa cosa si può dire per ‘ELECTRICFIRE’: due song ad ogni modo ancora tranquille rispetto a certe altre cose che verranno. ‘MY OWN STAR’ è appunto Industrial Metal in pienezza, le tastiere aumentano la già presente enfasi gotica; qui l’ugola trattata rende appieno il senso di greve malignità. ‘UNDERGODS’ si dipana in uno dei momenti più incombenti dell’album, con la sua pressione sonora, e qui la voce scivolosa, disturbante, diventa violenza sinuosa. ‘CROSSES’ è una veloce dose di velenosa rabbia Death Metal che ha un ché di marziale nel suo essere martellante; uno dei pezzi migliori del lavoro. Ma anche i pezzi meno violenti hanno fascino, come è per ‘HEAD LIKE A HOLE’ che scorre fluidamente con tanta energia oltre ad accendersi di una certa orecchiabilità; si tratta comunque sempre di oscurità. Quando invece la cadenza si fa più opprimente come in ‘The Lord’ si assiste ad una cieca crudeltà sonora molto più nera e raccapricciante, episodio che non vuole lasciare scampo, dentro un soffocante e torrido senso di odio.

Il buio è fruibile ed accessibile, e martella l’ascoltatore senza furia, ma con parecchia pesantezza espressiva. Importanti in questo disco le impostazioni ritmiche, dove il drumming è la guida cardine delle escrescenze crespose che si trovano in tale malattia compositiva. A volte i ritmi diventano ballabili ma non “danzerecci”, sono cioè sempre  elementi di pesantezza tonica. La voce passa da una voce piena ad uno screaming intellegibile che interseca la struttura senza sbavature. Il cantato ha molti punti di contatto con la morbosità del migliore Manson, di sicuro non è musica rassicurante, piena com’è di elementi inquietanti e uno stato generale freddamente spietato. Il riffing è pienamente ficcante, ma non è sempre in primo piano, perché quando serve è la tastiera a farsi strada con le dovute note di goticismo. C’è notevole groove, un incedere corposo che però non manca di intelligente eleganza. Però sono pochi i momenti cerebrali, per quanto lucidi, e invece è molta la foga rockettara. Non ci sono momenti di stanca, caso mai ci sono pezzi meno impattanti che però non diventano povertà formale, quanto momenti in cui assaggiare tensioni diverse. Inoltre le parti orecchiabili sono strette in ambientazioni fumose e radicali che non permettono a nessuna melodia di essere negativamente commerciale. Un lavoro riuscito, in grado di afferrare l’ascoltatore e che manda segnali efficaci di maligna insofferenza. Assolutamente un primo full-lenght che fa partire in quarta un ottimo combo.

Roberto Sky Latini

 

Vampire
Electricfire
My Own Star
Pure Darkness
Manifested Temptation
Undergods
Just burn the Witch
Black Celebration
The Lord
Golden Word of God
Devil’s Party
Crosses
Head like a Hole
The last Song

Christian Supersixx – vocals
Snowy Shaw voci aggiuntive in Golden Word of God
Neus – vocals
Ashes Chitarre