Aria

Collettivo Casuale

Konrad non è un artista debuttante avendo già avuto diverse collaborazioni attraverso le varie band in cui si è trovato ad esternare il suo talento compositivo.

La sua fortuna risiede nel fatto di aver vissuto in una famiglia di artisti che condividono i diversi aspetti dell’arte, dove per arte non s’intende solo musica ma anche la pittura.IL progetto Collettivo Casuale, nasce dall’incontro fra tre musicisti che trovano subito un’intesa reciproca e decidono di quantificare il tutto in un disco che prenderà vita poco dopo.

Quello che nasce da quest’unione artistica è questo lavoro intitolato “Aria” che si rivolge ad un mercato adulto per la sua natura cantautoriale ma con qualche influenza che guarda al country. Proprio il fatto che ci sia questa influenza diciamo pure estranea al cantautorato nostrano, fa si che il disco abbia un tocco internazionale che non disdegna nemmeno alcune puntatine verso il rock questo lo si evince anche dagli assoli di chitarra elettrica, quando ad esempio viene usato il cilindro per l’effetto slide che ben s’intrinseca nella struttura delle canzoni.

Proprio per questo motivo in alcuni momenti si denotano intromissioni floydiane ma parliamo di reminiscenze nulla più.“Aria” è un disco variegato che malgrado non esploda mai veramente in qualcosa di travolgente, ma rimane li con la sua integra intimità e seriosità a volte sognante ma anche realistica nella sua esposizione.Si dipana in dieci tracce ben assemblate tra di loro, a cui ogni tanto s’intromettono delle canzoni cantate in inglese e paradossalmente sono proprio queste canzoni a dare il giusto taglio country, si ascolti ad esempio “Giuly” (canzone tipica del genere prettamente americano che anche in Italia è apprezzato) qui la voce di Konrad è simile come timbrica a quella di Johnny Cash di Ring of Fire, senza però arrivare cosi in basso come il cantante americano , al pezzo partecipa anche Diana Rossi con la sua voce dall’impostazione country che si amalgama  benissimo  al mood della canzone stessa, potremmo considerarla come una sorta di Cheryl Crow italiana vista o meglio ascoltata la sua timbrica.a parte questo particolare Diana ha una voce non impostata ed anche acerba ma che ben si adatta al genere proposto.

Non solo country che rimane il genere di riferimento, in L’io egemone possiamo notare alcune cose alla Matia Bazar fatte le dovute eccezioni del caso lo si nota soprattutto quando entra in voce Diana Rossi. Altra bella canzone che mi ha colpito per il suo testo ma anche per le intromissioni della chitarra è “Strada di luce”.  Per fare un discorso più in generale ho notato che questo disco viene pervaso da una presenza quasi mistica che è quella di Fabrizio De Andrè che canta le sue canzoni con Dory Ghezzi come nel famoso video che trasmise  Renzo Arbore nel mitico programma  “l’altra domenica“.

C’è anche spazio per un a ghost track che misticamente chiude il disco, per le sue atmosfere oniriche di cui è pervaso.Concludendo Il lavoro in questione è da considerare come un lavoro onesto suonato con cuore ed anima un disco insomma fatto per il piacere e l’esigenza di fare qualcosa di buono e dare al pubblico qualcosa di cui esser fieri, per me è stato un vero piacere poterlo ascoltare personalmente preferisco perdermi in queste atmosfere delicate ma non troppo che ti fanno mettere in pace col mondo evitando di essere travolto da cose commerciali come certa musica impone io voglio stare qui.

Stefano Bonelli

  1. Aria
  2. Nessun reso previsto
  3. L’io egemone
  4. My little things
  5. Giuly
  6. Going away
  7. Fabrizio
  8. Trema la pioggia
  9. Strade di luce
  10. Un po’ di sole ancora

Konrad – voce chitarra acustica
Diana Rossi – voce e percussioni
Piero Filoni – chitarre voce e programmazioni

Partecipazioni Casuali :

Zita Petho  – Violino
Gianni Colonna – chitarra ghost track
Guido Paolo Longo –fisarmonica
Dennis Destro-chitarra basso
Fabrizio Iarussi  – basso
Giuseppe Guerrieri – batteria
Raffaele Philo Molinaro –Synth  programming (ghost track)
Greta Filoni – cori
Anna Mandeki – cori