Colbhi

Gigantografia di Piccoli Sospiri

Il combo italiano, che anche canta in italiano, esordisce ed è come se volesse seguire un percorso basico, in cui si evochi un desiderio di abbandono alla musica che fluisce. Farsi trasportare dalle formazioni di sillabe e vocali, affondandole in arie che le facciano svolazzare, piuttosto che dare colpi di strumento; arie che siano aperte dalla melodia. L’uso del cantato è centrale, e gli arrangiamenti servono principalmente a sostenere la linea melodica, ma nei casi più interessanti i suoni prodotti riescono ad interagire con la struttura in maniera più penetrante, donando sensazioni di sogno e di libertà.

Non avviene sempre, ma quando avviene può effettuare l’aggancio con l’ascoltatore. Non è un rock a tutti gli effetti, e non ha momenti aspri; ci sono le punte meno morbide ma l’insieme è rilassante.Il riff asciutto di ‘SPIGOLI’ incontra una linea vocale che ha a che fare con una certa staticità,  preferendo concentrarsi sull’uso della metrica delle parole, piuttosto che cercare una melodia esaustiva; ma in questa costruzione si evidenzia comunque una certa malìa avvolgente, grazie in gran parte all’arrangiamento ricco e sfaccettato.

‘SARO’ FEMMINA’ è illuminata da un ritornello accattivantissimo, ma non certo commerciale, e tutta la canzone possiede qualcosa che fa emergere l’impostazione alla Battiato assolutamente azzeccata. Tra gli episodi migliori sta il rock leggero di ‘ELETTRONI’, leggermente ossessivo nella ritmica, ma sinuoso e sciolto nella fluenza ritmica e verbale, tipo quella dei Subsonica; l’assolo breve è un momento ludico divertente, e l’insieme strutturale della canzone arriva in modo diretto all’ascoltatore. Anche ‘LA LINGUA’ fa parte di ciò che attrae di più del disco; è una soft song dall’afflato poetico, dove i suoni circondano con grazia e delicatezza un paesaggio che risulta rarefatto. ‘ANIDRIDE CARBONICA’ scorre ruscellando fresca, anch’essa dal respiro elegiaco, cullante. ‘MEMO’ è altrettanto magica, ma qui è la melodia ad essere valoriale, molto più dell’habitat sonoro, che la sorregge però in maniera valida grazie alla vibrazione rarefatta.

Cantata in inglese, l’introspezione di ‘Dark Ballad’ non appare incisiva, legata ad uno stilema non propriamente rock con una essenza fondamentalmente da crooner, che per quanto tenti di essere emotiva, rimane una ballata scontata nella sua linea vocale. Brani come ‘Distanze’ invece toccano il lato meno serioso musicalmente, chiarendo che la band, tramite canzoncine facili e semplici, non ha di base la necessità di ampliare il carattere espressivo lasciando che si realizzi una canzone strutturalmente classica, dove solo gli arrangiamenti vivono di luci alternative. ‘Polline’ appare poco esaustiva; i suoni, pur interessanti, non inducono altre evoluzioni che possano portare altrove, rimanendo semplicisticamente attaccati alla breve forma ideata; solo un embrione non incisivo, da cui null’altro nasce; è l’esempio estremo di una modalità che però emerge più volte.

La  modalità canora del cantante assomiglia talvolta a quella di Vittorio Nocenzi degli ultimi Banco; ma la musica è parzialmente diversa, più legata ai tempi contemporanei, anche se con molti contatti con la tradizione alternativa italiana. Inoltre tanti echi sono di stampo New Wave anni ottanta, con arrangiamenti elettronici. Non vi sono connotati sperimentali pur dentro una certa ideazione fuori dalle righe. E’ rock che si mescola con altri generi, talvolta con una attitudine prog, sebbene non esplicita. C’è una espressività restrittivamente modulata sulle parole, e le diverse luci strumentali si fissano sull’atmosfera e non sul songwriting. Mancano  sviluppi strumentali, non per forza solistici, che approfondiscano le varie ambientazioni; e non è vero che tali brani non li richiedano, anzi, sembrano gridarlo. E invece le diverse essenze sono amputate, chiamando solo fruitori che non abbiano alte aspettative. In realtà le migliori canzoni, ascoltandole lasciandosi andare davvero, riescono a far levitare l’ascoltatore come perdendosi nello spazio e nel tempo. Non tutti colpi ad effetto, ma un livello che accende alcuni recettori soddisfacendoli.

Roberto Sky Latini

Spigoli
Sarò femmina
Dark ballad (feat. Paolo Benvegnù)
Elettroni
La lingua
Distanze
Polline
Anidride carbonica
Memo
La fuga

Stefano Bolchi – vocals / guitar
Osvaldo Loi – keyborads / viola
Daniele Ferrari – bass / synth
Emanuele Benenti – drums