And You will Know Us by the Trail of Dead

XI Bleed here now

Il mondo ha ancora bisogno di atmosfere sognanti e di visioni colorate. Il rock sa generare tali impressioni, con la magia dei suoni.

E questo gruppo del Texas sa incantare con mille differenti espressività, legate ai settanta e ancor più ai anni sessanta. Il disco è formato da 22 tracce, alcune esaustive in sé, altre necessarie come passaggi o per aprire porte diverse. Tra una traccia e l’altra, le sonorità morbide si sposano con chitarre distorte hard-rockettare, e tutto fila liscio. Il titolo ci dice che siamo all’undicesimo album, in una strada che la band ha costruito da anni tra paesaggi diversi, ed oggi con la voglia di raccontarci un viaggio spirituale d’amore, percorrendone un altro tratto.‘FIELD SONG’ è un allegro andamento frizzante che ci porta ai ’60, pieni di fiducia nel futuro, scorre che è un piacere ed il suo pianoforte è liquido ruscello; musica che gli anni novanta avevano risuscitato con successo, oggi siamo in altri tempi ma la canzone funziona benissimo. Più malinconica ‘PENNY CANDLE’ che ci fa venire in mente i Beatles, in una dolcezza che la voce sussurra sinuosa. Riff circolare di una bella canzone hard, quale è ‘NO CONFIDENCE’, con sfilettate psichedeliche avvolte da una modalità che sta a cavallo tra sessanta e settanta, ma dove ‘Helter Skelter’ di Beatlesiana memoria, alla lontana, si percepisce.

Il country acustico di ‘GROWING DIVIDE’ rilassa e rasserena, ascoltandola come se si stesse in mezzo alla natura, senza pensieri e senza malinconia. La suite prog ‘TAKEN BY THE END’ ha la sua preziosità nel modo di cantare che con la sua interpretazione sviscera grande espressività, attorniata da suoni densi che si alzano e si abbassano nel carattere; il momento introspettivo iniziale, nella seconda parte lascia il posto ad un ritmo ossessivo ballabile quasi tribale, per poi rientrare al cantato, stavolta più estroverso. La calma ma enfatica ‘MILLENIUM ACTRESS’ dona un certo pathos ed è parecchio espressiva, tutta incentrata sull’interpretazione canora, sentitamente ficcante. Non manca il pezzo punk ‘Kill everyone’ che viene dal loro passato Hard Core, ma la song potrebbe però essere vista anche come un garage-rock alla Mc5; una scheggia poco significativa che però in concerto figurerebbe bene.

Non tutto è proprio all’antica; in particolare alcuni episodi come ‘Contra Mundum’ ci fanno tornare al presente (sebbene pure qui potremmo notare un po’ di passato, stavolta anni ottanta). Alcuni giri a vuoto ci sono, per esempio la ripetività di ‘Protest Streets’ dura troppo nei suoi cinque minuti, che giusto l’ultimo afflato alla Joen Baez si salva, ma alla fine sembra essere un’altra song che poteva non stare nella stessa traccia da un punto di vista musicale.Questo è un viaggio, abbiamo detto, un viaggio musicale, ma anche un viaggio nel tempo. Si evince la capacità di saper rileggere il vecchio mondo sonoro con gli occhi (le orecchie) di chi conosce bene ciò che c’era nei decenni trascorsi e ciò che c’è oggi. Possiamo percepire quanto in questa opera vivino le sensazioni hippy più bucoliche come una certa ridondanza prog alla Pink Floyd, o un rock più sulfureo, il tutto accentato in senso maturo, scevro da ingenuità che quelle realtà di allora ogni tanto facevano emergere. E in quanto viaggio, l’ascolto non va interrotto, che il succedersi delle atmosfere è una ricchezza emotiva che meglio si fruisce evitando soluzioni di continuità. L’ascolto non è frazionato nonostante le tante tracce, fluisce molto naturalmente. 

Roberto Sky Latini

Our Epic Attempts
Long Distance Hell
Field Song
Penny Candle
No Confidence
String Theme
Kill Everyone
Growing Divide (feat. Britt Daniel)
Pigment olden Sail
A Life Less Melancholy
Taken By The Hand
Contra Mundum
Darkness Into Light
Water Tower
Sounds Of Horror
Protest Streets
The Widening Of Gyre
Millenium Actress (feat. Amanda Palmer)
Salt In Your Eyes
English Magic
Calm As The Valley

Conrad Keely – vocals / guitar / piano
Jason Reece – drums / bass / vocals / guitar
John Dowey – guitars
Aj Vincent – keyboards
Ben Redman – drums / guitar