Brit Floyd

Report a cura di Massimo Cassibba

World Tour 2022 (Torino il 1 novembre 2022 sul palco del Teatro Colosseo)

BRIT FLOYD

Floydiano convinto e nostalgico dei concerti che ho avuto la fortuna di vedere nel 1987 e nel 1994, già purtroppo decimati senza il carismatico Roger che comunque ho potuto vedere successivamente in diverse date che ha fatto nel corso degli anni nel nostro bel paese (ovviamente ho avuto la possibilità di vedere anche qualche concerto di David giusto per non farmi mancare nulla !).


Fatta la debita premessa, devo dire che da diversi anni sentivo parlare in termini entusiastici dei concerti degli Australian Floyd e dei Brit Floyd, ormai divenuti fenomeni mondiali con tour di centinaia di concerti nel mondo, da quello che avevo potuto intuire gli Australian si concentravano molto sulla musica  mentre i Britt oltre alla musica evidenziavano la parte scenica con luci, un grande schermo circolare ed il tradizionale arco, proiezioni in HD, laser, gonfiabili e quant’altro. In ogni caso la critica musicale era concorde nel considerare entrambe le band come “The World’s Greatest Pink Floyd show” e quindi degne testimoni e continuatrici della sacra musica floydiana.Così, appena saputo che i Brit si sarebbero esibiti a Torino (la mia città), ho acquistato il ticket con largo anticipo tenuto conto del probabile soldout, ho recuperato una fila sedici centrale in platea, non male. Il 1° novembre è finalmente giunto per fugare tutti i miei dubbi e le perplessità legate comunque ad una cover band ma soprattutto con la speranza di potermi tuffare nuovamente nel mondo rosa fluido.

Arrivo in teatro alle 20.45, un quarto d’ora in anticipo sul presunto inizio, butto l’occhio sul palco dove una grande disco rosso con la scritta Brit Floyd campeggia tra un mare di strumenti poi mi giro e do uno sguardo rapido alle persone che accalcano la platea, età media 50/70 anni, alcuni irriducibili come me indossano una tshirt nera con il prisma, vero e proprio feticcio da concerto !Alle 21 in punto scendono le luci,  la strumentale Cluster One fa lentamente capolino con il suo incedere cadenzato da poche note di pianoforte e bellissimi giochi di luce che si inseguono al ritmo di una chitarra che piano piano fa capolino ed interviene nel dialogo sonoro che sfuma e nella testa di tutti noi si materializza What do you want from me che nel disco del 1994, Division Bell, è conseguenza naturale della citata Cluster One; e invece no! Di brutto entra l’energica Learning to fly  che un pò rovina l’atmosfera che si era creata. Poco male perchè quando iniziano le note di Welcome to the machine il micro trauma che si era creato poc’anzi scompare. Suonato benissimo ed accompagnato da luci ed immagini degne di nota il brano è perfetto e coinvolgente. A new Machine ci riporta alla realtà, pezzo odioso estratto dall’orrendo e vituperato A Momentary lapse of reason del 1987, menomale che la successiva strumentale Terminal frost rialza i toni e ci introduce alla fantastica triade dal disco del prisma Time, Breathe (Reprise) e The Great Gig in the Sky.  Gli ultimi brani in scaletta prima dell’intervallo, sono Poles Apart, Another Brick in the Wall Part 2 e la monumentale One of These Days,

Le prime considerazioni sono che viene dato ampio spazio al periodo meno interessante e cioè quello post Waters, l’impianto scenico e visivo nonostante le luci molto belle non è quello che mi aspettatavo ma non è ancora finita, ci aspetta la seconda parte che inizia alla grandissima con il capolavoro Echoes, più di venti minuti da orgasmo puro e stavolta i Britt cominciano a prendermi sul serio, segnalo in particolare la bravura del tastierista Matt Riddle che ad occhi chiusi non ha niente da invidiare al compianto Richard Wright. La successiva Take It Back scivola via dolcemente e lascia a sorpresa il posto ad una scintillante versione di Set the Controls for the Heart of the Sun dopo arriva la classica Money per la solita jam che preannuncia la presentazione della band. Il trittico successivo, composto da Wish You Were Here, Shine On You Crazy Diamond (Parts VI-IX) e Comfortably Numb mantiene altissimo il livello della serata e riscalda ancora di più il pubblico maturo e molto composto del teatro. I bis che la band concede sono One Slip e Run Like Hell che con i suoi fuochi d’artificio conclude una bella serata all’insegna della musica con la emme maiuscola.

Ultime considerazioni della serata sono per segnalare la bravura di Damian Darlington Direttore musicale della band, chitarra, lap steel e voce, il già citato  Matt Riddle alle  tastiere, Ryan Saranich con i suoi assoli al sassofono ed alle voci algide di Eva Avila voce solista su The Great Gig in the Sky e Jacquie Williams voce caldissima in diversi brani. Segnalo infine che a parte una decina di persone che hanno dovuto abbandonare il teatro per andare a casa per problemi legati all’età, la stragrande maggioranza dei 60/70enni presenti sono riusciti ad avere la meglio sul loro corpo e sono riusciti a ritornare tenagers anche se solo per una serata :-)

Massimo Cassibba