Borknagar

The Fall

Le stagioni sono ciò che regolano la nostra vita e la vita tutta del mondo che ci circonda e spesso e volentieri il loro essere mutevoli, riescono ad ispirare opere letterarie, musicali e visive: l’occhio dell’uomo cerca di scrutare a fondo ciò che la natura porta con se nelle sue trasformazioni stagionali, così abbiamo film che collegano le stagioni a storie varie, abbiamo le arti grafiche che immortalano questi cambiamenti e l’evoluzione della natura e anche la musica fa la sua parte.

Molte sono le band, soprattutto nel nord del mondo, che hanno un legame forte con il cambiamento naturale dettato dai tempi di madre terra, tra queste spiccano sicuramente i Borknagar, i quali a distanza di cinque anni esatti dal precedente e spettacolare True North, incentrato sulla mordacia e delicatezza degli inverni scandinavi, con il nuovo album si concentra sulle “calde” atmosfere autunnali: The Fall infatti è la rappresentazione in musica di ciò che comunica l’autunno ed il disco è una pennellata su tela nella descrizione di ciò che entra nell’animo umano, anche se le tematiche non so fermano a questo, dato che l’autunno è anche usato come simbolo per la caducità umana e per l’introspezione.La stagione che separa l’estate dall’inverno è un momento in cui ci si prepara ad affrontare il momento più rigido dello scorrere del tempo nel nord Europa, è una stagione in cui i ritmi iniziano a rallentare, in cui i bioritmi si abbassano e sembrerebbe che anche il tempo abbia uno scorrere più pacato, quasi ad indicare alla natura, uomo compreso, che si sta per attraversare una trasformazione.

The Fall segue perfettamente questo adagio, andando a sottolineare l’imprevedibilità di una stagione come quella autunnale e la sua continua altalena di movimento, infatti siamo dinnanzi ad un disco che in linea generale suona pacato, quasi etereo in alcuni momenti, raggiungendo quasi la tipica conformazione di una colonna sonora in grado di accompagnare l’uomo nella ricerca dei suoi nuovi ritmi, quasi fosse una giocata in rimessa che preserva le energie per affrontare i gelidi e feroci inverni norvegesi.Parti decisamente più black si alternano a momenti che sembrano ai limiti dell’ambient e nel mezzo del tutto si interpone una strutturazione decisamente prog che segna il senso dell’evoluzione verso un punto di passaggio e in questo è ottimo il lavoro delle chitarre in grado di inanellare una serie di riff che si sposano perfettamente tra di loro, coadiuvati da tappeti e contrappunti tastieristici i quali vanno a sottolineare come il tempo stia rallentando.

Su tutto quanto si stagliano le melodie vocali di Vortex, il quale offre una prova veramente eccelsa dietro il microfono, alternando feroci screaming a sensuali vocalità pulite che giocando su salti tonali e strutture armoniche non proprio convenzionali, mettono in risalto i continui cambiamenti che portano l’autunno ad essere una delle stagioni più belle da ammirare , soprattutto in zone in cui è lei la vera protagonista, con una spettacolare biodiversità che permette all’uomo di cogliere in pieno, se si è capaci di osservare e di fondersi con essa, tutte le sue sfumature, nei colori e nei cambiamenti atmosferici, e in questo The Fall, riesce abbastanza bene, fornendo una tavolozza colorata ampia e vivida.Il black metal è sempre presente nella composizione del gruppo di Bergen, ma questa volta risulta sicuramente più canonico e per certi aspetti legati alle prime produzioni della band, mentre è la porzione più progressive a fare la parte del leone, riuscendo a disegnare una trama incantevole che offre varie possibilità di evoluzione tanto che a volte si tuffa perfettamente nel black più ricercato, talvolta si dilata e si affievolisce andando a convivere con le partiture di tastiera e di synth che ci trasportano nel mondo incantato dei boschi norvegesi, andando a sottolinearne i colori, ora più vivi ora più spenti, ma sempre ben presenti e visibili agli occhi di chi osserva.

Per ascoltare bene questo disco è necessario riuscire ad entrare nel mood autunnale: è necessario rallentare i bioritmi, abbassare i livelli di stress e lasciarsi trasportare dalla comunicazione che esiste ancora tra uomo e natura e ci si renderà conto che nonostante The Fall suoni meno dinamico ed esplosivo rispetto al precedente, la rappresentazione è perfettamente riuscita e l’apparente staticità è legata alla natura che si addormenta, pronta ad affrontare l’inverno.La verità è che non c’è una vera e propria staticità all’interno del concept che anima il platter, ma vive di piccole fughe evolutive che si scatenano ora in un articolato tappeto di chitarre veloci e ferali, articolate in evoluzioni costruttive organizzate per sommatoria di riff e di contraltari di tastiera e una sezione ritmica che mantiene quasi un aspetto marziale, mentre di contro, esplodono in senso espositivo i momenti più sognanti e le melodie decadenti, sottolineati non solo dalla trama chitarristica ma dai synth che si legano alla perfezione con tutta l’atmosfera romantico/decadente: esempio di tutto questo possono essere la traccia di apertura, Summits e la sua successiva Nordic Anthem, la quale sarebbe stata benissimo nella colonna sonora di Vikings, dove la prima risulta essere quasi una prosecuzione del concept che animava il precedente True North, con i suoi riff veloci e i cambi repentini e progressioni metal-prog che rappresentano il momento sognante ma che risente di una certa urgenza, mentre la seconda si muove su lidi decisamente più pacati, onirici e riflessivi.Il bello di Fall è che rappresenta su un unico lato, le due facce di una stessa medaglia, pertanto può risultare ostico da penetrare, rischiando che l’ascoltatore si schianti contro un’apparente staticità e una sempre apparente mancanza di dinamismo e imprevedibilità che hanno sempre contraddistinto le composizioni dei norvegesi.

Un disco che ha bisogno di calma e serenità per essere apprezzato a pieno e goduto a pieno, perché il momento fotografato è un momento di passaggio, di trasformazione e se vogliamo di conduzione verso la fine, dato che l’autunno porta all’inverno e l’inverno è spesso identificato con la morte.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

 

Century Media Records
www.borknagar.com

Summits
Nordic Anthem
Afar
Moon
Stars Ablaze
Unraveling
The Wild Lingers
Northward

Øystein G. Brun- guitar
ICS Vortex — bass vocals (harsh, clean, choirs)
Lars A. Nedland- keyboards vocals (clean, choirs)
Bjørn Dugstad Rønnow- drums
Jostein Thomassen – guitar