Black & Damned

Servants of the Devil

Gruppo Tedesco senza alcuna velleità innovativa, solo belle canzoni metalliche suonate con il giusto spirito rock.  La copertina è satanica, non lo è  il sound, incentrato su un rifframa corposo ma non tagliente, e una serie di arie pastose non certo estreme. Anzi, più volte si riscontra una certa morbidezza che rende elegante l’insieme compositivo.

Nessun filler, nessun episodio scadente. Un buonissimo onesto disco di Heavy Metal che sa porsi intelligentemente senza voler stravolgere il genere o infliggere colpi ad effetto. Il pezzo più valoriale è tra quelli meno pesanti; si tratta di ‘THE QUANTUM YOU’ che inizia con uno spoken. Il parlato non è quasi mai utile all’economia della musica ma spesso solo a quello dei testi, e quindi lo reputo come incapacità del musicista di dirlo in altro modo. Ad ogni modo la traccia è una semi-ballata bella, parzialmente alla David Bowie, con una atmosfera fascinosa; suadente avvolgenza con però una punta di rabbia. Rimanendo nell’Heavy Metal classico, con ‘RISE TO RISE’ si sceglie una atmosfera più scura rispetto alla media di questo dell’album, tramite un alone d’atmosfera a middle-time epico. Brano heavy tradizionale ‘GOLDEN WINGS’, ma con quel pizzico di ispirazione che sa rendere accattivanti e sentite certe volute sonore; orecchiabilità e freschezza che bene si sposano con riff caldi e spirito libero, stavolta senza oscurità, se non nelle vocalizzazioni finali. E con ‘BLACK & DAMNED’ finalmente arriva un pezzo metal quadrato alla teutonica, semplice, che senza tante circonvoluzioni, se non quelle dell’assolo, punta diretto al cuore della pietra più compatta.

E tra le migliori anche ‘HAIL TO THE GODS’, un middle-time rutilante e corale, che  incombe sovrastante e che spalma una densità accalorante. Non male la ballata ‘Inside’, lineare e ben pensata, non un vero e proprio lento, ma una verve leggera con un ponte riffico più duro che è però solo una interlocuzione breve per riprendere il ritornello solare; essa si rifà a certo cantato di Rob Halford senza forzarne il paragone. Proprio la title-track ‘Servants of the Devil’, è la song meno significativa del disco, con un sound scuro che però nella sua linea melodica, non molto particolare, perde feeling nonostante l’evidente tentativo, comunque riuscito, di dargli un piglio arcigno che ne alza il valore .

Non ci sono escrescenze che vanno verso l’impatto selvaggio, ma una durezza epica di base che mantiene tonicità per tutto lo scorrere dell’ascolto; una fruizione che non annoia mai, anzi è in grado di farti entrare nel viaggio, seppur con delicatezza nonostante i colori un po’ scuri e sulfurei. Ci sono inflessioni power, sinfoniche e dark rimanendo prettamente heavy. Pezzi lineari non originalissimi, ma che nonostante la canonicità posseggono una specificità funzionante. Alcuni riff scontati si abbinano a parti migliori e ciò elimina le cadute di tensione.  Quando si è meno ficcanti lo si è per una minore brillantezza pur con spunti interessanti. La raffinatezza si apre più volte a note ariose. I brani più lineari sono facilmente seguibili nelle loro melodie azzeccate e tranquillamente scorrevoli; ma si tratta non di una pecca, bensì di un valore aggiunto. Certamente un lavoro che dà gusto ascoltare.

Roberto Sky Latini

Rock Of Angels Records
www.blackanddamned.com

Hyena’s call
Rise to Rise
Dreamhunter
The Quantum You
Golden Wings
Inside
Black & Damned
King and Allies
Hail to the Gods
Welcome to Madness
Servants of the Devil

Roland “Bobbes” Seidel – vocals
Aki Reissmann – guitar
Michael Vetter – guitar
Pappe Love – bass
Axel Winkler – drums