Backstabber
Patterns of Domination
In Canada c’è anche chi,lontano da ipertecnicismi e brutalità a tutti i costi, si dedica all’old school e tra tutti ci sono anche i Backstabber,band death metal di non recente formazione(2016) con all’attivo una demo del 2016,un singolo uscito nell’anno successivo e il primo full uscito nel 2019 intitolato “Cospiracy theorist”.Dopo la bellezza di 5 anni esce questo EP di 4 pezzi che musicalmente continua coerente la linea stilistica e compositiva del predecessore.
Registrato piuttosto bene e con tutti i suoni al loro posto,questa band tira fuori la testa dalla terra con questo piccolo pacchetto che non dura più di 19 minuti,il che dopo 5 anni mi sarei aspettato di più sia in termini di durata che di qualità delle musiche (ri)proposte.4 tracce di death metal old school,non proprio piene di entusiasmo ed incisive quanto basta,dove qualche blastbeat la voce cavernosa priva di qualunque effetto pensabile e la registrazione cristallina non bastano per impressionarmi positivamente.Ho ascoltato bands che con 4/5 riffs di chitarra fatti bene e con 2/3 ritmi di batteria monolitici hanno letteralmente concepito dei veri e propri monumenti di morte e distruzione da far rabbrividire i deathsters più incalliti,ma qui direi proprio che non siamo minimamente vicini a quelle bands.4 pezzi non noiosi ma quasi e privi di quella furia di cui molte bands sono dotate durante i loro primi passi,con qualche riff plettrato di buona fattura ma inseriti all’interno di composizioni che serebbe capace di tirar fuori mia nonna defunta(pace all’anima tua)ma soprattutto con delle partiture di batteria in cui i “tupatupa” vengono suonati coi tempi su ride e charly coi colpi singoli come se si volesse risparmiare energia o chissà per quale altro motivo,una cosa che odio nella maniera più assoluta.
Già il predecessore ai tempi non mi trasmise chissà quale impressione,al punto che ho dovuto riascoltarlo di recente per ovvie ragioni,e questo EP,mi duole dire,non muove di un millimetro in avanti una band che secondo me non ha ancora le idee chiare su come il death metal debba essere concepito,sia in termini di istinto personale che di intensità,e soprattutto mi duole constatare come questi ragazzi non abbiano mai saputo prendere esempio da nessuno dei tantissimi “masters of universe” del genere.Esempio lampante di tutto ciò che ho detto fin’ora è il primo pezzo di questo dischetto,ovvero “Harvesting the weak” che inizia con un bel riffone plettrato classicamente death e che si sviluppa senza troppe pretese su un tupatupa semplice e diretto per poi rallentare su una melodia(che viene riproposta più avanti su una ritmica delle chitarre praticamente vuota) che dovrebbe fare impressione ma che in realtà non dice praticamente nulla;tre parti con tre riffs ripetute due volte e chiusura netta priva di un perchè.
“Langues sales” è forse il pezzo migliore di tutti,stilisticamente vicino al modus compositivo e musicale dei Lamb of god,piacevole da ascoltare ma che al minuto 3:33 prende una piega praticamente priva di significato a causa di una ritmica spezzata con le chitarre che ripetono un singolo accordo alternando i colpi in una sequenza X fino alla fine del pezzo lasciandomi a bocca aperta per lo stupore(non in senso positivo).”Crawling through your bones” è già un pezzo più valido rispetto agli altri sia dal punto di vista compositivo che quello musicale,con un riff principale che viene usato per tutta la durata del pezzo,ma sapientemente introdotto all’inizio da un intro semplice e d’effetto,e poi lanciato su una batteria che tiene una certa velocità,ed arricchito da un paio di stacchi ben congeniati che portano ad un risultato finale abbastanza buono.Infine “Snitches get stitches” col suo incedere trashoso è un pezzo nella media,niente di eclatante ma dal punto di vista tecnico suffientemente curato nei dettagli,in cui un paio di melodie piacevoli fanno la loro parte creando una certa atmosfera cupa di un certo gradimento.
Dal mio punto di vista la produzione pulita e super curata non rende merito a questo piccola release del combo canadese,che con questa uscita non fa altro che dare dimostrazione dell’essere in attività,ma che in termini di maturità musicale,qualche passo in avanti un pò più concreto deve ancora maturare.Se avessi anche il compito di assegnare un voto a questa uscita,darei un 5,5/6 di incoraggiamento;le basi ci sono ed un certo tipo di continuità anche visto la precedente uscita,ma per una spinta in avanti concreta c’è bisogno di qual cosetta in più.
Giuseppe Musso