Autopsy

Ashes Organs Blood and Crypts

Trentasei anni di onorata e troppe volte discussa carriera, dieci album che esplorano ogni parte dello scibile horror-gore, death metal, thrash e doom in grado di fondersi in un unico blocco rivestito di viscere, sangue e frattaglie varie: sto parlando degli Autopsy, band death metal californiana fondata nel 1987 e ancora oggi portatrice di un vessillo di death metal orrorifico e mortifero che sta vivendo una seconda giovinezza, grazie alle superbe capacità compositive dei Nostri.

Era il 2021 e gli Autopsy tornavano ad affacciarsi sul mercato con un disco solido come la roccia e validissimo sotto il profilo creativo/compositivo: quel Morbidity Triumphant che fece quasi gridare al miracolo tutti gli appassionati del metallo della morte. Siamo nel 2023 e la band californiana è tornata a ribadire che la volontà di mantenere il gradino più alto del podio in ambito death metal classico, è ancora ferma e inscalfibile, pertanto si presentano nuovamente sul mercato con un platter grondante di sangue: Ashes, Organs, Blood and Crypts, questo il titolo di un album che è davvero pienamente rappresentato dalle parole che svettano sull’opera di copertina di Wes Benscoter (autore di alcune delle copertine di Slayer e Bloodbath, tanto per fare un paio di nomi), tanto risulta vario l’album in esame.

Partendo da un’artwork pressoché perfetto, il quale sviluppa un quadro ben preciso e chiaro di quelle che sono le tematiche trattate dagli Autopsy (Omen no men dicevano gli antichi), la musica cui andiamo incontro è in grado di lasciare un po’ spiazzati, perché nonostante si parta con un assalto sonoro in pieno stile death, con Rabid Funeral, ci si rende subito conto che la monoliticità del precedente disco è lasciata in secondo piano, quasi a fare da contorno, perché il riffing è vario, capace di aprire ampi spazi sonori e di largo respiro. È vero che gli Autopsy ci hanno da sempre abituati ad affiancare bordate sonore a momenti più Doom, ma qui il livello va ben oltre questa “semplice” alternanza e sia il death sia il doom sono pervasi da un’atmosfera malsana che tende ad allargare le maglie del riff-rama andando a scomodare non solo i classici Black Sabbath, ma band come i Black Widow o i Coven e in certi frangenti più estremi sia in ambito di lentezza sia in ambito di pesantezza sonora, i Thorr’s Hammer. Ci sono frangenti in cui sembra di essere catapultati direttamente negli anni ’70, in mezzo a tutta la fornace di gruppi occult rock: anche le sferzate di death puro, mescolato con un thrash metal tirato e malefico, che in più di un’occasione richiama gli Slayer, si sente una netta e presente vena hard rock in grado di donare dinamicità e profondità alle composizioni.

Ashes, Organs, Blood and Crypts riesce ad invadere tutto lo spettro sonoro dell’ estremo e anche oltre, portando con sé un riffing potente ed evocativo e in grado di non annoiare mai, nonostante gli oltre 40 minuti di durata: è un disco che scorre perfettamente, senza un attimo di cedimento, senza filler di sorta e soprattutto senza mai presentare un calo di tensione, andando a surclassare e oscurare il pur ottimo Morbidity Triumphant, poiché questa volta il processo compisitivo ha portato ad una costruzione di strutture articolate ma mai esagerate, evocative ma non pesanti, ritmicamente valide con cambi di tempo mai banali e incastrati perfettamente, così come il tutto è perfettamente amalgamato su una linea guida che fa capo all’hard rock più sulfureo.

A farla da padrone, quasi a volersi prendere tutta la scena, sono le linee di basso, vera e propria rivelazione di questo nuovo album: un basso che gira splendidamente ed in grado di caricare il tutto di groove vibranti, sobrio in alcuni momenti e bellamente in evidenza in altri, ma senza infastidire minimamente poiché le linee messe su da Greg Wilkinson, che se già con il disco precedente di era messo ben in mostra, in questo fa numeri da capogiro, sfoderando una capacità melodico-ritmica davvero rara in questo campo. Nonostante la batteria sia feroce e grezza, la morbidezza, il groove, la melodia e la sfacciataggine di alcuni passaggi di basso, ben si sposano con le suddette caratteristiche ritmiche che da sempre contraddistinguono il sound di Chris Reifert.

Se il basso si prende la scena, anche attraverso rocamboleschi passaggi che hanno quel sapore di fusion, le chitarre intrecciano una trama ritmico-armonica in grado di supportare in maniera eccellente il mood del disco, andando ad inserirsi lì dove basso e batteria creano un substrato sonoro possente e agendo da supporto, per poi tornare a dettare legge attraverso intrecci forsennati e malsani da un lato e aperture melodiche e settantiane, dall’altra.

Gli Autopsy hanno fatto nuovamente centro, dimostrando che l’età conta fino ad un certo punto se si hanno le idee, sfornando un disco immenso, capace di smuovere le fondamenta del death metal, che loro stessi hanno contribuito a costruire: Ashes, Organs, Blood and Crypts è un disco che vi entrerà nel cervello sin dal primo ascolto, tanta è stata la bravura dei quattro californiani nello scrivere riff mastodontici e cattivi ma allo stesso tempo decisamente catchy. Se siete amanti del metallo mortifero non potete assolutamente lasciarvi sfuggire queste release, in grado di essere death metal al cento per cento ma capace di andare decisamente oltre: ogni metalhead qui potrà davvero trovare una parte di sé, attraversando il marciume death, passando per l’hard rock settantiano, ma anche per il thrash più ferale e maligno, così come si possono trovare chiari riferimenti al punk/hardcore.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

Rabid Funeral
Throatsaw
No Mortal Left
Well Of Entrails
Ashes, Organs, Blood And Crypts
Bones To The Wolves
Marrow Fiend
Toxic Death Fuk
Lobotomizing GodsDea
th Is The Answer
Coagulation

Chris Reifert – drums, vocals
Eric Cutler – guitars
Danny Coralles – guitars
Greg Wilkinson  bass