Anthem

Flogging Molly

Uscito a settembre di quest’anno, Anthem segna il ritorno sulle scene della band celtic punk californiana Flogging Molly, dopo cinque anni di silenzio. L’album è prodotto da Gavin Glass e Steve Albini, già produttore dei loro primi due album, Swagger e Drunken Lullabies, nonché produttore di band del calibro di Pixies, Fugazi, Helmet e Nirvana.Fedele al marchio di fabbrica del gruppo, anche questo disco è trascinato da armonie tipicamente irish, in cui tutti gli strumenti – dai classici basso, chitarra e batteria ai più tipici della musica irlandese quali violino, flauti, fisarmonica, all’occorrenza mandolino, banjo, bodhràn e tanti altri – seguono la stessa melodia epica e incalzante, molto adatta a scenari fantasy e che fa venir voglia di ballare, ma anche di pogare grazie alle contaminazioni punk tipiche del genere della band.Rispetto agli album precedenti però, in Anthem appare più evidente, a mio avviso, una certa nota di saggezza e di malinconia, dovuti forse all’età che avanza. A partire dalla voce di Dave King, più roca e bassa rispetto al passato, ma anche dai testi delle canzoni stesse: il gruppo ha sempre prediletto liriche impegnate, con qualche uscita più scanzonata qui e là.

Si parte con These Times Have Got Me Drinking/Tripping Up The Stairs, in cui il protagonista della canzone, nonostante il ritmo allegro, affoga nell’alcol il ricordo di qualcuno che non c’è più. Segue poi A Song Of Liberty, brano arioso basato sulla Rivolta di Pasqua del 1916, una delle ribellioni più significative dell’Irlanda per tentare di liberarsi dall’oppressiva unione con il Regno Unito, in cui vengono omaggiati i capi della Rivolta che furono giustiziati a seguito della repressione della stessa. Life Begins And Ends (But Never Fails) racconta con epicità e con ottimismo, e con un assolo di chitarra dal gusto vagamente southern, la metafora del viaggio della vita attraverso un simbolico e difficile viaggio in nave. La succede No Last Goodbyes, ballad malinconica sul tempo che passa e sulle persone che non sono più presenti nella nostra vita.

The Croppy Boy ’98 parte con un power chord prettamente punk su cui s’innesta una melodia in minore, dandogli un incedere più cupo e deciso; il testo s’ispira alla canzone tradizionale irlandese The Croppy Boy, anch’essa riferita ad un’altra importante rivolta irlandese avvenuta nel 1798.Con This Road Of Mine si torna a respirare un po’ di speranza con delle liriche sull’imparare a prendere la vita con più leggerezza, nonostante le difficoltà che possono presentarsi, e perseguire per la propria strada. In questo brano si avverte una nota biografica sulla saggezza appresa durante gli anni di vita e di tournée. Il violino fa da apertura ed è lo strumento protagonista di (Try) Keep The Man Down, mentre in Now Is The Time mandolino e violino volteggiano insieme in note cariche di mestizia: non importa rimuginare sul passato, tutto ciò che abbiamo è il qui e ora. Lead The Way è un inno al non conformarsi alle regole sociali, che lascia spazio a These Are The Days, ballad dolceamara che con un testo epico rende bene la metafora dei tempi odierni. Il disco si conclude con The Parting Wave, altra ballad un po’ più speranzosa della precedente, in cui un uomo spera che la sua amata, presto o tardi, torni da lui.

I Flogging Molly ci propongono quindi un lavoro maturo e interessante, a tratti fresco e brioso, a tratti, forse, un po’ troppo triste. Si tratta comunque di un ritorno gradevole, aspettato con fervore soprattutto dai fan accaniti della band e del genere irish folk/punk.

Veronica Moonrose

Rise Records
www.floggingmolly.com

These Times Have Got Me Drinking / Tripping Up the Stairs
A Song of Liberty
Life Begins and Ends (But Never Fails)
No Last Goodbyes
The Croppy Boy ’98”
This Road of Mine
(Try) Keep the Man Down
Now Is the Time
Lead the Way
These Are the Days
The Parting Wave

Mike Alonso – drums, percussion, spoons
Dennis Casey – electric guitar, acoustic guitar, banjo, backing vocals
Matt Hensley – accordion, backing vocals
Dave King – vocals, acoustic guitar, bodhrán, backing vocals
Nathen Maxwell – bass guitar, backing vocals
Bridget Regan – fiddle, tin whistle, bagpipes, vocals
Spencer Swain – banjo, mandolin, backing vocals