Ankhara

De Aquí A La Eternidad

Questa band spagnola ha iniziato a farsi un nome nella scena locale di Madrid nel 1995, nota per la sua passione e per la sua interpretazione unica dell’Heavy Metal, condividendo il palco con molte delle migliori band locali e internazionali. Dopo aver pubblicato i primi album della loro carriera, il gruppo si è sciolto nel 2004 con uno status leggendario. Si sono poi riuniti nel 2013 .

Questa unione si è rivelata un successo con “Premonición” (2021), un’uscita dopo la quale la band si consolida nuovamente e si concentra sul nuovo lavoro “De Aquí a la Eternidad“, un potente EP che possiamo già apprezzare e che vanta rinomate collaborazioni internazionali.Una delle band più mitiche della scena, soprattutto dopo il loro ritorno nel 2013-2014 mi pare di ricordare, torna in questo 2023 per darci la nostra dose del cocktail di canna e melodia che solo loro sanno fare così bene.Dal 2013 ci hanno regalato due grandi album come “Sinergia” e “Premonición“, che ci hanno riportato agli Ankhara più aggressivi e furiosi, senza tralasciare la loro caratteristica melodia, che li ha resi così grandi e famosi ai loro esordi.

E in questo 2023, arrivano con un ep di cinque canzoni, una cover e quattro pezzi propri, in cui ci dimostreranno che il percorso iniziato nel 2018 con “Sinergia” non ha ritorno, e che i “nuovi” Ankhara sono qui per darci un sacco di cera, con un suono più duro e aggressivo, e che, come ho detto, intrecciato con i tocchi melodici che li hanno sempre caratterizzati, e questi due elementi  saranno fondamentali per il risultato finale  spettacolare.La line-up è ancora la stessa dalla loro reunion, se la memoria non mi inganna è formata da Pacho Brea – voce  Alberto Marín – chitarra, Cecilio Sánchez Robles chitarra, Dani Criado al basso e Matt De Vallejo alla batteria.

Per questa nuova uscita, la copertina è stata disegnata da José Antonio Vives e ci mostra ancora una volta un disegno aggressivo e forte, con le pietre tombali e i fiumi di lava che escono da un vulcano da cui rappresenta la lava e la “morte”. La verità è che si tratta di un grande disegno, esplicito e aggressivo.E musicalmente, vedo che si uniscono al carrozzone di gruppi che ultimamente preferiscono pubblicare poche canzoni, ma buone e senza riempitivi. Dal mio punto di vista, è un grande successo, perché mettere canzoni riempitive o facilmente dispensabili, quando si possono presentare canzoni di grande qualità e, in poco tempo, cercare di presentarne altrettante ed essere più sotto i riflettori che con un album completo con poche canzoni eccezionali. Per me, come ho detto, è un grande successo.

In questo lavoro gli Ankhara contano su due collaborazioni eccezionali come quella con Ralf Scheppers dei Primal Fear e Andy Laroque, chitarrista dei King Diamond.L’ep inizia con “Tu verdad”, la collaborazione più curiosa per me è quella di Ralf Scheepers, non perché è  un cantante famoso, ma perché, così come trovo curioso ascoltare Pacho che canta in inglese, trovo altrettanto curioso ascoltare Ralph che canta in spagnolo. Forse questa è la canzone che più ci ricorderà gli Ankhara prima dello stop, “II” e anche “Sombras del pasado“, ma con il suono caratteristico del XXI secolo. Una grande canzone nella linea dell’intero ep.

“Into The Pit”, la seconda traccia, è una cover della mitica canzone di Rob Halford e della sua band Fight, che ha formato quando ha lasciato i Judas Priest. È un vero pugno in faccia, duro, forte, aggressivo e con un Pacho stellare, che canta in inglese, cosa che mi sorprende, essendo abituato a sentirlo in spagnolo. E la verità è che, a differenza della norma attuale in cui la cover band porta la versione nel proprio territorio, gli Ankhara fanno il contrario, copiando praticamente la versione, ovviamente, dandole il proprio suono e carisma, ma è abbastanza fedele all’originale. Come ho detto, un pugno diretto, niente male.

“La tierra de los sueños”, terza traccia dell’ep, ci riporta agli Ankhara di “Sinergia” e “Premonición”, duri e aggressivi, ma con passaggi più melodici negli intermezzi e nel ritornello. Con questo mix e il suono duro e aggressivo, rendono la canzone una delizia sonora. Notevole è anche il suono del basso di Sergio, eccezionale in tutto il lavoro.”Soy el fuego” è la quarta traccia e qui c’è la seconda collaborazione, quella di Andy Laroque. Una canzone che segue la linea dell’ep, rabbia, aggressività, melodia e gli attuali Ankhara che danno tutto e dimostrano di essere qui per restare. Il plus di Andy fa brillare la canzone da sola.

E per finire, “Lágrimas”, e non lasciatevi ingannare dall’intro, dolce e tranquilla, perché è solo il lampo prima del tuono. Una canzone veloce e rapida, dove sia Matt che Sergio prendono le redini del brano facendo correre il resto della band dietro ai loro ritmi. Forse il brano migliore dell’ep, e credo che andrà dritto negli spettacoli dal vivo della band. Un testo spettacolare sul mondo di merda in cui viviamo e che, grazie al modo di cantare di Pacho, mi ha riportato ai tempi di “Dueños del tiempo” o “II”. Come ho detto, d’ora in poi è una delle mie preferite della band.
In breve, un grande ep, breve e diretto, così che non smetterete di ascoltarlo più e più volte. Gli Ankhara sono tornati con forza e dimostrano che nessuno li fermerà.

Stefano Bonelli

Tu Verdad
Into The Pit
La Tierra de los Sueños
Soy el Fuego
Lagrimas

Pacho Brea – vocals
Alberto Marín – guitars
Cecilio Sánchez Robles – guitars
Dani Criado – bass
Matt De Vallejo – drums