Alice Cooper

Road

Ai tanti vecchi in grado di realizzare ancora oggi i migliori album, quest’anno si aggiunge il caro mattatore rock, Alice Cooper. Perché diciamolo chiaramente, ‘Road’ non è solo uno dei dischi più belli del 2023, ma anche uno dei migliori del musicista stesso.

E’ la testimonianza che non conta l’età ma bensì il momento in cui l’ispirazione ti arriva. E non si tratta di soggezione verso il mito, quanto l’oggettivo riconoscimento che la musica creata è ottima. La musica non è solo rock, è anche hard rock, un hard rock denso che insegna ai giovani come davvero tale genere vada interpretato; appunto i giovani musicisti dovrebbero prendere didatticamente ad esempio queste canzoni che sono tecnicamente virtuose ma anche piene di cuore rockettaro. E’ un lavoro non monolitico, al contrario esterna una varietà leggiadra, passando da suoni antichi ad altri più moderni, mantenendo l’istrionismo di base, eccellenza del personaggio.

Alice si presenta con la prima traccia ‘I’m Alice’, non il miglior brano del disco ma comunque ficcante; sotto il suo ritornello si percepisce un riffing settantiano alla Kiss. Succede anche in altre canzoni che si utilizzino passaggi non originalissimi, ma mai rovinano l’essenza delle singole tracce. La dinamica ‘WELCOME TO THE SHOW’ sta in equilibrio tra hard and heavy , inserendo alcuni input anni sessanta, non in primo piano ma comunque chiaramente vintage. La forza discorsiva non si stempera nemmeno con le song più rollingstonsiane come ‘ALL OVER THE WORLD’, arricchite dal sax e dove la sei-corde talvolta sembra suonata dallo stesso Keith Richard. Il metal greve si presenta con ‘DEAD DON’T DANCE’ dove invece alla chitarra ci si può immaginare Zakk Wylde; il pezzo è un perfetto momento più scuro e acido, ben congegnato e tonico.

Ma il rifframa di ‘THE BIG GOODBYE’ è ancora più moderno e pesante, e ci regala un brano compatto che non manca di feeling melodico pur nel suo impattare. Non manca il rock’n’roll come in ‘GO AWAY’ in cui poi l’assolo parte ampio e arioso e in cui il riff fa elemento d’avvolgenza. E che dire del boogie sudista di ‘’RULES ON THE ROAD’ in grado di far scattare i muscoli in un ritmico ballo d’annata? ‘100 MORE MILES’ è il momento meno commerciale, dove la teatralità si addensa e prende possesso dell’ascoltatore dentro una dimensione sonora più chiusa, anche usando un crescendo che fu tipico dei Beatles psichedelici. Piacevole la soft-song ‘Baby please don’t go’ che non è eccelsa ma nemmeno filler; si rifà allo stile tipico delle ballate mainstream anni settanta, facendone venire su quell’atmosfera, un po’ cantata alla Dylan, un po’ da crooner country, con una abbondante spruzzata di mestiere. Benissimamente vissuta la cover Magic Bus’ che gli Who pubblicarono nel 1968 e che Alice fa vibrare in maniera più blues.

Il concept racconta di ciò che avviene nello stare tanto in strada per i tour e per viaggiare, riuscendo a scrivere testi variegati. La voce di Alice è irriverente, mezza roca, e molto molto espressiva. La teatralità come al solito non manca, ma peso specifico sono anche chitarra ritmica e solista, dure ed elettriche. Si respira una ricchezza compositiva che si lega strettamente ad una bellissima forma d’arrangiamento che è ben raffinata. Il riffing ti dice che non c’è spazio per le pause, il sangue che ribolle è pura anima rock. L’hard si trasforma più volte in Street Metal e non c’è alcuna paura di strafare, anche perché tutto è gestito da chi sa come si maneggia la materia, usando classe senza eliminare l’istinto. In passato anche nei dischi più famosi del tipo in questione non tutto era perfetto, ma oggi qui non si trovano episodi scarsi, è come una particolare quadratura del cerchio tra vecchia tradizione e giovanile affermazione di un sé  artisticamente non più legato a correnti da seguire. Per chi non conosce l’artista non c’è bisogno di andare a scoprire lavori del passato; si può iniziare tranquillamente con questo ‘Road’ che è la strada giusta da seguire per divertirsi e saggiare il sapore di uno spirito antico. Il viso del nostro è truccato ma la musica no, è genuina, pura, effervescente adrenalina di un passato mai defunto. Viva i vecchi pazzi del rock!

Roberto Sky Latini

I’m Alice
Welcome to the Show
All over the World
Dead don’t Dance
Go away
White Line Frankstein
Big Boots
Rules on the Road
The big Goodbye
Road Rats forever
Baby please don’t go
100 more Miles
Magic Bus (Who cover)

Alice Cooper – vocals
Nita Strauss – guitar
Ryan Roxie – guitar
Tommy Henriksen – guitar
Chuck Garrick – bass
Glen Sobel – drums