Angus McSix
Angus McSix and the Sword of Power
Nel panorama metallico del 2023 esordisce una nuova band, e potremmo chiamarla supergruppo considerando che tutti I membri sono già conosciuti per la militanza in altre realtà ben conosciute: Gloryhammer; Orden Ogan; Frozen Crown e Rhapsody Of Fire.
Il suono che ne scaturisce è molto pompato ma questa enfasi estetica non corrisponde ad una altrettanta qualità compositiva. Tra i gruppi più vicini formalmente potremmo vederci i Beast in Black per via della ritmica catchy o dei ritornelli molto orecchiabili, coniugati con una similare sonorità plasticosa, ma non è proprio la stessa cosa, in qualche modo si intersecano tradizioni legate all’AoR anni ottanta. Rimane una certa portanza metal, anche se levigata, ma si perde una dose di anima rock. La musica alla fine è una colonna sonora dalla tematica epica, dove i musicisti ricoprono ruoli fantasy specifici, come personaggi di una storia. In quanto ad approccio artistico non è che siamo molto lontani da quello di provenienza del cantante, ed infatti potremmo prendere ad esempio proprio il brano ‘Gloryhammer’ dei Gloryhammer’ che evidenzia come la verve, sia musicale che visiva (il video), sia la medesima, anche se per il progetto degli Angus McSix è diminuito il tasso metallico.
‘SIXCALIBUR’ è un ottimo momento battagliero, a ritmo ballabile e con molte tastiere, che però nell’insieme possiede vigore e spirito rock. Compatta e incalzante ‘RIDE TO HELL’, che infila potenza ed una melodia meno canonica; di ritmo ballabile si tratta, ma l’atmosfera ha uno spessore ben solido. Tra le migliori troviamo ‘ETERNAL WARRIOR’ che fende l’aria con grande forza e passione, grazie anche ad una delle più belle linee cantate del full-lenght. Funziona parecchio bene anche la corposità di ‘FIREFLIES OF DOOM’ che ricorda il cantato a cappella dei Van Canto, e anche il tipo di canzoni è riconducibile a quel combo. ‘Starlord of the Sixtus Stellar System’ non è male, ma certo la chitarra e i due accordi alla Thunderstruck degli Ac/Dc appare un po’ troppo plagio; e considerando poi che il cantante nella finzione si fa chiamare Angus, sembra fatto apposta. Alcune linee melodiche diventano davvero deboli sembrando rubate al pop meno serioso, e infondono un senso di già sentito che realmente infastidisce. Addirittura ‘Laser-Shooting Dinosaur’ diventa un dance-rock melenso ed artificiale. E purtroppo non è il solo filler. Fortunatamente le song buone sono ben più d’una.
Il cantato viene più volte arredato di vocalizzi corali solo raramente ficcanti, mentre nella maggior parte delle volte essi rimangono un po’ infantili determinando un calo di tensione. Inoltre quasi ogni brano contiene una parte recitata con il parlato, e anch’esso spezza in maniera eccessiva la tensione del songwriting. L’energia non manca, ma molte song non hanno spessore musicale in quanto tendono a banalizzarsi nella scrittura e si salvano solo per l’arrangiamento. Insomma si denota una leggerezza un po’ superficiale. Avevo nominato I Beast in Black, e nonostante questo disco non eccella in tutto, va considerato più brillante della produzione dei finlandesi, meglio Angus della Bestia insomma. Nella musicalità globale le tastiere spesso affogano la sei-corde , ed in questo va fatto un discorso a parte per l’italica chitarrista Thalia, che avevamo conosciuto nei primi tre album della sua band di provenienza.
Infatti dopo aver ascoltato quest’anno il superbo lavoro power dei Frozen Crown, band che senza di lei ha costruito un prodotto di alto livello, ben più funzionante di quelli passati, viene da chiedersi se l’assenza di Thalia sia uno dei motivi del miglioramento di quelli. In effetti qui la guitar-hero smette di essere una “hero”, e veste i panni strumentali di una semplice comprimaria, deludendo e perdendo il magnifico feeling elettrico per la quale la conoscevamo. La chitarra è costantemente in secondo piano sia nel riffing che nella sua presenza solista. Il fatto che vesta i panni di un personaggio della storia (una amazzone), non è elemento musicale, e non le rende giustizia come artista, o forse è proprio ciò che è davvero, una artista meno ispirata degli altri; peccato. In ogni caso anche le tastiere non navigano molto nel virtuosismo se non in casi rari, mentre sono perfette ed esemplari nella forza degli arrangiamenti e addensano il tutto con maestria.
Nell’insieme l’opera funziona, ma è una creatività da gruppo minore che ricalca un genere già del tutto codificato senza aspirare a nulla di innovativo, e nemmeno di personale. Non è questione di genere suonato, che anzi viene trattato bene nei suoni, ma proprio di carenza ideativa, rendendo quasi tutto piuttosto derivativo. Come ascolto divertente, in realtà, ha un ottimo carattere e non è male, ma siccome si tratta di qualcosa di troppo copiato, non merita, per le idee inserite, che mezzo punto più della sufficienza.
Roberto Latini
Nuclear Bleast Records
www.angusmcsix.net
Master of the Universe
Sixcalibur
Laser-Shooting Dinosaur
Amazons of Caledonia
Ride to Hell
Starlord of the Sixtus Stellar System
The Vosion in the Fires (intro)
Eternal Warrior
The Key to Eternity
In a past Reality
Fireflies of Doom
Just a Fool will play Tricks on Angus McSix (bonus track)
Thomas Winkler – vocals
Seeb Levermann – guitar / bass
Thalia Bellazecca – guitar
Manu Lotter – drums