Anguish Force

Novum Ordinem Vetus Emblem

Gruppo italico di stampo vintage di cui si percepisce tutta l’italianità per l’attitudine che ricorda fortemente i tentativi compositivi adolescenziali dei primi anni ottanta. Parliamo di un sound che affronta la questione in modo  prettamente  Heavy Metal, ma con una nettissima anima punk-rock, quasi sempre non quella più violenta. Un nono full-lenght per una band che ha cominciato discograficamente nel 2003, e che la maggior parte delle volte non sembra vivere musicalmente nel presente; questo fa creare loro ancora delle ingenuità, ma senza che si rovini nulla della loro capacità assertiva.

Sicuramente tutta metal la prima traccia, ottimamente costruita, ‘THE RING OF THE NEW ORDER’ con una attrattiva Speed che diventa un compatto attacco sonoro. Heavy metal di stampo Acceptiano il riffing della divertente ‘MASONRY’, la quale possiede un cantato altrettanto metal nelle poco originali strofe, ma non nel ritornello orecchiabile (ritornello non formato dal titolo) che ricorda il punk underground a cavallo fra settanta e ottanta. Il punk a tinte thrash si evince dalla veloce ‘THE TOWER OF HUNGER’ che colpisce e affonda, anche grazie al suo lungo assolo tagliente tipicamente metal. La suggestiva cavalcata di ‘RUSSIAN WALL’ è strumentalmente alla Accept ma il cantato si fa corale alla punk rock e fa venire brividi ricordando un passato affascinante che forse non tornerà più. ‘YOU MUST DIE TONIGHT’ è la mazzata Thrash che più tradizionale non si può, ma chi oserebbe mai bocciarla? E’ l’esempio di energia a pugno diretto che ognuno di noi metallari ama, ed è fatta molto bene. Il riff iniziale alla Scorpions introduce uno degli episodi migliori sebbene sia a middle-time, si tratta di ‘WE DON’T TALK IN THE PIT’ che avvolge e scalda le membra anche se scorre morbidamente, e vi si aggiunge un assolo sentito che brilla per raffinatezza esecutiva, davvero vibrante.

Dirty Gold’ scorre via con gusto, e ricorda la mitica NWOBHM orecchiabile, e funziona il bel ritmo fluido cadenzato su cui il riffing si impernia saltellante. Meno intrigante la power ‘Tunnel with no Exit’ se non fosse per il bell’assolo che la condisce. Brano quasi filler la strumentale ‘Ship of Gold’ che fa venire su una sensazione di attitudine infantile dato che il pezzo ricorda le cose semplicistiche di chi si mette per la prima volta a scrivere, come avveniva tante volte in quegli anni ottanta pieni di band non supportate da nessuno, che avevano una idea e la mettevano giù senza pensare se fosse originale o davvero pregnante. Al tempo erano brani anche piacevoli e accettati visto che il mondo musicale doveva ancora progredire, ma oggi diventa solo un esercizio di stile già sentito che però fa tenerezza. Finalmente il gruppo si libera da condizionamenti e nel finale scatena un punk-hardcore che non lascia prigionieri; rimane tra i momenti minori data la poca originalità, ma ci sta bene e termina il tutto ricordando agli ascoltatori che i concerti saranno impattanti, per un potenziale di ottime performance quando ci si si ritroverà dal vivo.

Il lato metal è maggiormente espresso dai riff e dalla struttura dei brani, mentre quella punk emerge dal modo di cantare e di realizzare i cori. Non è sempre così, altre volte le cose si danno il cambio e anche la riffica diventa punkeggiante o vocalizzazioni diventano metalliche. La voce, non tecnicissima, è calda e ha un timbro un po’ alla Clash; alla The Jam o alla Black Flag, in senso classicamente tipico. Così come metal è il fatto di trovare assoli chitarristici di buonissima fattura, elettrici e vitalizzanti. Siamo di fronte ad un assemblaggio di due generi che vengono messi insieme con abile caratterizzazione. E’ musica scorrevole e frizzante, divertente e corroborante. Manca di una registrazione tecnica moderna, facendoci tornare indietro nel tempo in senso passatista anche da tale punto di vista però è piacevole e non diventa un difetto, quanto un bel momento da gustare col sorriso. Nonostante non abbia alcun aggancio modernista, è un lavoro venuto bene, con una accattivante presa sul fruitore data anche la tonica personalità. I rockettari metallari di vecchia data non potranno non averne un buona impressione, mentre i nuovi consumatori hanno l’opportunità di farsi le orecchie.

Roberto Sky Latini

Wanikiya Record
www.anguishforce.com

The Ring of the New Order
Masonry
Novum Ordinem Vetus Emblem
The Tower of Hunger
Ship of Gold
Dirty Gold
Tunnel with no Exit
Russian Wall
You must die tonight
We don’t talk in the Pit
Millenian Lies

Desmo – vocals
Luck Az – guitars
LGD – guitars
Tumbler – bass
Pemmel – drums