Andrew Lloyd Webber/Tim Rice

Jesus Christ Superstar

Tra suoni rock e visioni desertiche, nel 1973 l’evento cinematografico dell’anno fu ‘Jesus Christ Superstar’ che dobbiamo vedere come qualcosa di estremamente simbolico sia musicalmente che visivamente.

Qualcosa che va oltre la sua forma, artisticamente e culturalmente; che non è riducibile a mera musica. Il libretto fu una idea di Tim Rice che scrisse i testi, ma anche solo musicalmente l’album è pieno di sfaccettature ed angoli da scoprire per la geniale creatività di un autore quale è stato l’inglese Andrew Lloyd Webber, scrittore fra gli altri musical anche di ‘Evita’ e ‘Cats’. L’opera venne rappresentata per la prima volta a teatro nel 1971, ma già nel 1973 con la regia del canadese Norman Jewison uscì il film e relativo soundtrack.

Sin da subito la musica diventa interessante, in qualche modo anche sperimentale, con l’ ‘Overture’ che ci presenta variazioni le quali insieme fanno uno straniante pot-pourri di anime diverse dando un riassunto delle tematiche musicali che verranno, ma che globalmente hanno un feeling curiosamente incisivo, tra il sinfonico, la chitarristica elettrica e la musica d’avanguardia. Uno dei temi viene subito ripreso dalla seconda ossessiva traccia ‘HEAVEN ON THEIR MINDS’, dal fremito elettrico, ma è il cantato ad avere il fascino dell’interpretazione e della modulazione più interessante, sopra una ritmica frizzante che tonifica anche i momenti più morbidi della voce; è cantata da un Giuda filmico tonicamente attraente. ‘WHAT’S THE BUZZ/STRANGE THING MYSTIFYING’ è una unica traccia di due canzoni messe insieme nella stessa scena; la prima parte vede, sopra una tessuto frizzante e dinamico, mettere insieme le voci di Gesù e Maddalena che s’immergono in un unicum corale, mentre nella seconda, più introspettiva e tesa, cantano Gesù e Giuda. Yvonne ci incanta emotivamente ogni volta che si presenta; sia nelle belle ‘EVERYTHING IS ALRIGHT’ e ‘COULD WE START AGAIN, PLEASE’, dove però il cantato non è affidato solo a lei, e poi soprattutto nella dolcissima ‘I DON’T KNOW HOW TO LOVE HIM’ che raggiunge il picco del pathos, parlando di un amore strano, forte e struggente.

SIMON ZEALOTES’ è un grande ballo corale di stampo totalmente settantiano, perfettamente includibile nella iconicità hippy; fresco, dal canto pieno di virtuosismo e potenza che accende di energia lo scorrere del disco. Un altro topico episodio è ‘GETHSEMANE’ dove l’interpretazione vocale di Neeley è densamente emozionale descrivendo la sofferenza che l’attende, andando verso la passione della croce, e dove si sale verso l’acuto virtuoso di una ugola tagliente che dimostra la tecnica raffinata del cantante tra appunto gli acuti e le modulazioni dell’ugola. La traccia di ‘SUPERSTAR’ è la conclusione magniloquente di una storia che poi scenderà nella tristezza della morte, ma in questo brano si esplode in una dinamicità da fine spettacolo, anche qui come in ‘Simon Zealotes’,  abbracciando la verve hippy di un movimento che nel 1973 stava finendo.Come in una opera lirica dove tra le romanze e le parti più melodiche, vengono inserite sezioni interlocutorie a volte quasi parlate e poco incisive, anche qui troviamo pezzi meno suggestivi ma che servono alla trama e che fanno da ponte per i pezzi migliori. Tra questi il più significativo è ‘Hosanna’ dove si mescolano bene anche attimi più melodici, sottolineando efficacemente coi suoni  i vari passaggi visivi.

Nelle song vengono più volte ripresi gli stessi temi, ma cambiandoli e asservendoli al diverso momento della storia, ampliando così il potenziale di quelle melodie, e permettendo nello stesso all’ascoltatore di non allontanarsi troppo dall’atmosfera centrale. Naturalmente la storia di Gesù è sempre un tema forte e ciò potrebbe far passare la musica in secondo piano, ma in questa opera non è così, la musica rifonda il senso mistico e concettuale donandogli una nuova veste, ma veste ancora pregnante, veicolando perfettamente gli stati d’animo dei personaggi. Ed anche la strumentazione è fisicamente valoriale, cioè riesce a vivere anche di vita propria per le melodie iper-suggestive e la bellezza estetica. I cantanti più interessanti, ed in effetti più presenti, sono tre considerando anche Yvonne Ellimann che interpreta Maria Maddalena, ma invero i due principali attori sono il Gesù di Ted Neeley e il Giuda di Carl Anderson, questi due risultano i mattatori più potenti e funzionali. Per Gesù è logico che sia così, visto che si parla di una realtà evangelica già ben codificata dalla storia culturale e artistica, e se invece Giuda non è molto presente nei Vangeli, eccetto in alcuni momenti di svolta, qui è quasi alla pari con la figura del Cristo.

Se vogliamo la voce di Anderson, piena e corposa, è anche migliore di quella di Neeley, dalla timbrica più debole. Ma a favore di Neeley, gioca una capacità di elicitare acuti davvero inarrivabili. In effetti il cantato più ficcante è però quello di Anderson, che associato al suo viso filmico molto espressivo, diventa una icona potentissima. Poi naturalmente torniamo alla Elliman che con la sua suadente vocalità fa emergere una morbidezza molto affascinante che ben si presta ad una figura dall’attaccamento affettivo pieno. Il film non fu molto criticato dalla Chiesa, ma invece piuttosto duramente dal mondo protestante ed ebraico. Dal punto di vista musicale pare che a Papa Paolo VI fossero piaciute anche alcune canzoni. Non si parla di resurrezione ma neanche la si nega, e non serve al film chiarirlo. Piacque l’impianto sonoro comunque al mondo musicale italiano ed internazionale, apprezzato quindi il lato artistico. La colonna sonora uscì in vinile doppio che ebbe il successo che meritava. Ne celebriamo il cinquantennale, ricordando che il cantante del Gesù, appunto Ted Neeley, ancora oggi, alla bella età di ottanta anni, porta il musical in giro per il mondo, riuscendo a cantare benissimo, acuti compresi (ma gestiti con attenzione senza strafare che certamente non può più permettersi esecuzioni sopra le righe). Un capolavoro insomma che ha retto gloriosamente fino ai giorni nostri, senza perdere nulla musicalmente del sentimento vibrante che lo fece amare, apparendo un sound antico ma non superato.  Davvero un’opera d’arte completa.

Roberto Sky Latini

Side 1

Overture
Heaven on Their Minds
What’s the Buzz
Strange Things Mystifying
Then We Are Decided
Everything’s Alright
This Jesus Must Die

Side 2

Hosanna
Simon Zealotes
Poor Jerusalem
Pilate’s Dream
The Temple
I Don’t Know How to Love Him
Damned for All Time / Blood Money

Side 3

The Last Supper
Gethsemane (I Only Want to Say)
The Arrest
Peter’s Denial
Pilate & Christ
King Herod Song

Side 4

Could We Start Again, Please?
Judas Death
Trial Before Pilate
Superstar
Crucifixion
John Nineteen: Forty-One

John Gustafson – bass
Peter Robinson – piano
Bruce Rowland – drums
London Symphony Orchestra – orchestra

Attori                         Ruoli

Ted Neeley                Jesus Christ
Carl Anderson          Judas Iscariot
Yvonne Elliman       Mary Magdalene
Barry Dennen          Pontius Pilate
Bob Bingham           Caiaphas
Larry Marshall        Simon ZealotesJ
osh Mostel                King Herod
Kurt Yaghjian          Annas
Philip Toubus          Peter