Alphoenix

Evil Ways

Il metallo estremo classico ha fornito tanti esempi di mescolanze sonore che l’hanno fatto evolvere nel tempo riuscendo a farsi  tra i generi più innovativi e sperimentali del metal.

Ma questi giapponesi tendono un pochino ad esagerare così rischiando, in alcune song, di diventare ridicoli o  melensi. Succede quindi che il loro interessante Melodic-Death possa diventare un appiccicoso Metalcore, per carità gestito sempre con una forte dose di cattiveria e virulenza, ma non del tutto convincente.Al via ‘THE GREAT DIVIDE’ colpisce duro ed è un ineccepibile colpo di classe. Cercare il commerciale in questa musica è sempre a rischio di cadute di stile, e questo avviene con ‘Dream Eater’, in cui la melodia dolciastra non si lega adeguatamente con la scorza  violenta tramite la quale si è voluto avvolgere tutto. ‘’Hell’s Lord’ fa lo stesso immettendo anche una punta di Nu Metal mentre la parte aspra si avvicina ai Nightrage; in realtà la song inserisce molti spunti diversi che rendono l’insieme anche un po’ eclettico, ma il risultato non appare soddisfacente.

Meglio stare nel death melodico più canonico, come dimostra la furente ‘AEGIS’ che tra melodia strumentale accomodante alla Arch Enemies e fumi più intransigenti mette a segno un ottimo vomito dal carattere ficcante. Se bisogna fare i melodici allora ecco riuscire bene un pezzo come ‘BlackQ Road’ che non fa finta di essere qualcosa che non è, accontentandosi positivamente di scrivere in semplicità una canzone azzeccata, aggiungendo anche una voce pulita. In senso AoR frizzantino ripete la formula mainstream anche ‘Silver Lining’, qui con una certa umiltà che non entusiasma ma piace. L’orecchiabilità con la migliore consistenza artistica risulta essere la title-track ‘The EVIL WAYS’ che dà ben più che un piacere di base, permettendo finalmente che si abbia un bel tiro.

Alcuni brani minori fanno la loro buona presenza come ‘Woven Wind’ e ciò rende capace l’album di non scivolare sulla buccia di banana, però i buoni spunti spesso non evolvono. Gioca bene il ruolo di passaggio contrapposto dal Death Melodico all’Heavy Metal ‘Refusion’ soprattutto grazie al gustoso assolo di chitarra, fluido e lineare. Le cose però non sempre regalano emozioni, come succede specificatamente in ‘Diamond Dust’ la cui maschia incombenza e un pizzico di epicità non sono sufficienti a scaldare gli animi, quanto a farli annoiare data la piattezza del songwriting, sentito già mille volte; fortuna che sul finale, dentro il rifframa compatto, si fa largo il basso a creare una zona interessante, l’unica del pezzo.

La band ha un certo appeal, ma talvolta lo spreca intestardendosi a infilare pezzi catchy che stonano nel contesto, diventando un metalcore di bassa lega invece di permanere nel death. Insomma il loro lato estremo non sembra necessiti di risvolti troppo ammorbiditi, infatti non sembrano in grado di elevare la proposta quando immettono certe linee melodiche vocali. E’ un vizio che hanno molte realtà nipponiche anche di altri generi, per fortuna negli Alphoenix la cosa è meno spinta che in altri anche se alla fine la dose zuccherata è sempre troppa. Oltre al fatto che non tutto è personale, candidandosi talvolta ad una certa anonimità. Si tratta di un combo che possiede un minimo di credibilità compositiva, però assestanbdosi poco più in alto della sufficienza.

Roberto Sky Latini

The Great Divide
Return of the Savior
Dream Eater
Aegis
BlaQ Road
Eye of the Phoenix
Diamond Dust
Woven Wind
Silver Lining
The Evil Way
Refusion

Thor – vocals
Sinpay – guitars
Yuki – guitars
Bitoki – bass
Shohei Koda – drums