Alex Mele
Alien Doppelgänger
E finalmente è arrivato anche per Alex Mele (noto chitarrista capitolino ed indomito leader degli altrettanto capitolini Kaledon), di pubblicare un disco solista. Stoppato per un tempo indefinito il suo gruppo, Alex Mele si dedica anima e corpo in questa nuova avventura musicale.
Ci piace pensare che il lungo periodo di fermo, obbligato dalla nota vicenda sanitaria, abbia dato modo e maniera, gli artisti, nel creare nuova musica.(nell’intervista scopriremo che così non è N.D.R.) Questo è vero anche per il nostro buon Alex ma solo in parte perché “Alien Doppelgänger” è stato creato in un arco temporale che va dal lontano 2013 al più recente 2019. In pratica Alex si è voluto dare degli spazi di tempo dalla sua attività principale dando sfogo alla sua creatività; mentre quest’ultimo periodo gli è servito per portare a compimento questo lavoro che, per quanto mi riguarda, giunge alquanto inaspettato e dopo vari ascolti debbo dire che mai “inaspettatezza” mi giunse in modo più piacevole.
Il disco, pubblicato dalla nostrana Underground Synphony, si presenta nel modo più professionale possibile alla stregua degli ultimi lavori dei Kaledon. Il suono che ne risulta è quanto di più maestoso ed epico (“vizio” questo che fortunatamente Alex non è mai riuscito a togliere dai suoi dischi), che possiamo sentire da lui. Ne consegue che la matrice “Kaledoniana” è fortemente presente anche in questo disco ma questo non deve farvi pensare ad una critica negativa, tutt’altro; anche perché se siete tra quelli che amano alla follia canzoni come “Clash of the tytant” o “The new Kingdom”, non potrete far altro che amare anche le canzoni di questo nuovo prodotto.
Il disco in questione gode di una produzione stratosferica, degna delle migliori produzioni di blasonate band internazionali. E se anche – come detto più volte da Alex per quanto riguarda i Kaledon – le influenze maggiori vanno ricercate negli Stratovarious, è anche vero che qui esce fuori tutto l’amore che Alex Mele ha per i Queen e sopratutto per Brian May. Tuttavia non vuole assolutamente distaccarsi dalla band di Timo Kotipelto e soci. Quello che ne esce fuori è un disco con dei brani devastanti che si dividono tra hard rock classico e power metal.
Parlando delle canzoni del disco troviamo un intro che ci fa capire con cosa avremo a che fare, “Arrivals” infatti introduce alla cavalcata super epica di “Abduction” che precede l’altra epicità di “A new thruth” due botte allo stomaco veramente notevoli. Si prosegue con la canzone con più influenze del gruppo della “Regina” di tutte, ovvero: “One in a Million”. Con quel riff che ricorda tantissimo “Tie youre mother down” ma qui si tratta solamente di reminiscenze. Il pezzo inoltre è stato furbescamente scelto come singolo estratto dal disco e posso anche capirne il motivo visto che il ritornello ti si stampa nella mente in modo tale che sei costretto a cantarlo subito dopo.
“The Rainbow” è un’altra canzone che sembra fatta apposta per essere inserita in un disco dei Kaledon. Chi ha detto “Chapter Four”? Il disco inoltre gode di una suddivisione dei pezzi che crea un equilibrio musicale che ti fa apprezzare la realeaes senza troppa fatica, rendendo la sua scorrevolezza in un modo assolutamente piacevole.
Per quanto riguarda la band di supporto bisogna dire che Alex ha scelto elementi veramente validi visto che quattro quinti della band sono in pratica i Kaledon. Paolo Campitelli offre un valido aiuto per quanto riguarda i tappeti sonori. Davvero intrigante poi “The supervisor” per via della ritmica dai suoni quasi etnici. Per farla breve possiamo affermare che le scelte fatte per il resto dei componenti della band, si dimostra all’altezza della situazione.
L’unico elemento “esterno” della band è Alessia Scolletti già cantante dei Temperance e dotata di un’ottima estensione vocale che le permette di raggiungere picchi altissimi. Ascoltate ad esempio l’acuto iniziale di “Abdutcion” (ma non solo). In questa canzone Alessia sfodera una esibizione di altissimo livello come anche un po’ in tutto il disco. Lei è senza dubbio un valore aggiunto .
Avviandomi a concludere questa recensione debbo, a malincuore, fare un appunto per quanto riguarda la scelta della copertina che non mi trova per nulla d’accordo. Si tratta di una sorta di copia incolla con immagini tratte chissà dove dal web (qui di sicuro Alex vorrà smentirmi). Certo che essendoci abituati alle stupende copertine dei Kaledon, tipo “Antillius: The King Of The Light” oppure “Altor: The King’s Blacksmith”, capirete anche voi che questa copertina di “Alien Doppelgänger” non rende per nulla giustizia.
È anche vero che nel lettore cd non ci metti la copertina però è vero che in questi casi anche l’occhio vuole la sua parte. Un po’ è come quando porti in tavola del cibo impiattato magistralmente (come Masterchef insegna), di certo si è invogliati molto di più a mangiarlo. Allo stesso modo, per quanto riguarda le copertine dei dischi, più una è accattivante e evocativa, più si viene spinti all’acquisto del disco.
A conclusione di queste mie righe mi sento di consigliare vivamente l’acquisto di Alien Doppelgänger. Di certo se avete apprezzato le scorribande chitarristiche di Alex Mele, qui ne troverete a bizzeffe.
Stefano Bonelli
Underground Synphony
www.facebook.com/alexmeleofficial
Arrivals
Abduction
A New Truth
One In A Million
The Rainbow
On The Way With My Double
The Mind Fighters
The Supervisor
The Doppelgangers
Alex Mele – guitars
Alessia Scolletti – voice
Paolo Campitelli – keyboards
Enrico Sandri – bass
Manuele Di Ascenzo – drums