Stormwolf

Voyager

L’Heavy Metal italico ha sempre fame e nel dna dei musicisti metallari nostrani pare esserci ancora una sensazione di appartenenza al movimento pur in questa diluizione contemporanea che ha annacquato la scena.

Ma l’artista che suona l’heavy tradizionale non sembra mai domo anche quando passa parecchio tempo per una nuova apparizione, è il caso di questo combo ligure che si riaffaccia alla scena discografica dopo sei anni dal precedente full-lenght (‘Howling Wrath’). La motivazione traspare forte dal risultato ottenuto e dal tipo di approccio al genere; si è cercato di sviluppare in maniera ulteriore qualcosa che si è ereditato dal passato. Ottima performance e stavolta alla voce c’è una figura femminile che illumina le song di una loro propria essenza. Particolare il cantato di ‘DARK SHADOWS’, piuttosto elaborato che tende a spingere “oltre”, e così è, anche se si tratta di una delle tracce dove si sente in alcuni tratti una non perfetta modulazione vocale; in ogni caso diventa uno dei pezzi migliori dell’opera, molto raffinato grazie ad un songwriting più elaborato e ad un assolo progressive.

Bella tosta si rivela la metallica ‘FURY’ che abbraccia una atmosfera corposa e dura senza perdere nulla dell’attitudine dal carattere elaborato che si confà alla band. Pure ‘FATE’ vuole irrompere con forza e qui la voce ad alta tonalità è una tesa frustata. Nonostante un suadente inizio introspettivo, l’aria solare di ‘SOME OTHER PLACE’ testimonia la visione aperta del gruppo che sa ammaliare anche fuori dal contesto di muro compatto, facendo capire quante armi al proprio arco questi musicisti hanno; un song così bella da apparire troppo breve. Altamente valoriale la semi-ballata ‘HORIZONS’ che è di alto livello espressivo, perfettamente congegnata e senza smagliature dolciastre. Gustose le versioni cover di brani potenti come ‘Crazy Nights’ dei giapponesi Loudness e ‘Princess of the Dawn’ degli Accept, e altre che vivono una seconda vita con la rotonda interpretazione dei nostri; ma l’album sarebbe stato da acquistare anche senza di esse.

Non mancano echi Maideniani come nell’apripista ‘Lepanto’ dall’assolo maestoso; non mancano stille N.W.O.B.H.M. e nemmeno compattezze scandinavo-tedesche tradizionali, ma si avvertono anche modalità americaneggianti, si è insomma nell’alveo heavy classico e tali ispirazioni ce lo confermano anche le cover inserite nel disco, eppure si affermano impronte personali che fanno diventare gli Stormwolf interessanti. Molto spazio è lasciato agli assoli che riescono a offrire colori spumeggianti con molteplici sfumature, e più volte essi diventano entusiasmanti. L’ugola femminile è adattissima all’anima delle tracce proposte, non presenta virtuosismi particolari ma lascia intravedere più volte il potenziale in tal senso nei cambi di tonalità; inoltre il timbro ed il suono che emana rendono bene lo spirito arioso dei pezzi, oltre al fatto che le linee melodiche evitano le banalità. Non è una voce cattiva ma è comunque tonica dove deve, e questo va considerato non un difetto ma un pregio, in quanto la sua specificità è l’abilità di sottolineare la carica energica delle song sfaccettandosi nelle sue modularità, e non calcare sull’arrembaggio violento appiattente di cui queste composizioni non hanno bisogno.

Se vogliamo trovare un po’ di italianità in queste canzoni, è proprio la costruzione delle linee cantate che in essa può essere individuata, nel senso positivo che la nostra tradizione ha inventato: gli italiani del metal melodico (sebbene qui si parli più di Heavy Metal) tendono a variare molto nel loro cantare e Irene Manca evita appunto di semplificare. Ad ogni modo talvolta, in alcuni passaggi, si percepisce una certa incertezza, come se servisse una maggiore esperienza canora; ma si tratta di momenti isolati e non del mood generale. Il drumming è dinamico, mai pesantissimo sebbene sia in grado di sostenere ogni sezione con grande tonica presenza; semplice quando deve essere lineare e maggiormente elaborato dove va servito un piatto più accentato.

Una band che aspira all’arte e non al semplice sfogo istintivo, pur avendo dalla sua tutta l’energia necessaria. Un lavoro riccamente pensato per una musica che non si accontenta, che desidera imprimere classe ed eleganza; per una band che ci crede e possiede le capacità tecnico-culturali atte a proseguire questa già accattivante avventura.

Roberto Sky Latini

Lepanto, 7th October 1571
Fast Lane
Dark Shadows
Fury (Let’s go Brandon)
Horizons
Fate
Fade into You
Some other Place, some other Time
Bonus tracks:
Crazy Nights (Loudness cover)
The Butcher and fast Eddie (Rose Tatoo cover)
Two Minutes to Midnight (Iron Maiden cover)
Princess of the Dawn (Saxon cover)
I won’t Dance (Celtic Frost cover)
Army of Poseidon (Anguish Force cover)

Irene Manca – vocals
Francesco Natale – guitars
Davide Passarelli – guitars / vocals
Davide Scatassi – bass
Tiziana Cotella – drums