Focus
Focus 12
I Focus provengono dal periodo d’oro del prog, fondati nel 1969 dal polistrumentista e cantante Thijs Van Leer e dal chitarrista HYPERLINK “https://www.progarchives.com/artist.asp?id=2091” \t “_blank” Jan Akkerman, con il loro sound molto vicino ai Jethro Tull, hanno attraversato le varie epopee musicali subendone gli effetti a volte devastanti fino al loro primo scioglimento nel 1978. Nel 2002 Van Leer decide di ricostruire la band, purtroppo non ci sarà Akkerman che continuerà con la sua ottima attività da solista. Focus 8 edito nel 2003, bagna il nuovo inizio dei Focus, si tratta di un grande album, melodie cesellate in un rock jazz quasi alternativo. La buona accoglienza della critica spinge Van Leer a continuare sulla strada intrapresa e dopo i più che buoni Focus 9, 10 e 11 arriviamo a questo 12° album in studio.
Focus 12 è un lavoro composto da dieci tracce scritte quasi esclusivamente da Van Leer supportato comunque nella produzione e nella scrittura dal bassista Udo Panakeet e dal bravissimo chitarrista Menno Gootjes, questa scelta è sicuramente utile per mantenere il mood attuale e giovane pur nella sua caratteristica frequenza legata ai seventies.Il cd parte con Fjord Focus, pathos e drammaticità di concerto con una la chitarra di Gootjes in chiara evidenza, sembra quasi una jam anni settanta di Carlos Santana!!! Si rallenta con Focus 13, una dolce ballad strumentale piena di melodia romantica che sul finire si agita clamorosamente con un grande dialogo tra chitarra elettrica e organo.
Bela apre con una melodia di pianoforte alquanto melliflua, a cui si aggiunge successivamente una linea di chitarra netta e pulita che si miscela mirabilmente al pianoforte, rendendo il brano molto pop. La successiva Meta Indefinita è una gemma incastonata su toni a metà tra la newage ed il freejazz, chitarre eteree e batteria sincopata rendono il pezzo come uno dei più belli dell’intera opera.
La strana ed avvolgente All Aboard, su una base basso batteria regolare ed uniforme, permette al flauto di Van Leer di imperversare e comandare i toni fino a Born to be You, dolce intermezzo di pianoforte che introduce all’organo classico molto Bach della traccia numero 7, Nura, ma è solo l’inizio, nel corso del pezzo l’energia prende vita rendendolo alquanto zappiano. Ancora un piccolo intermezzo al pianoforte offre alla band la possibilità di lanciare una dedica David Bowie.Le ultime due canzoni Positano e Gaia confermano lo stato di grazia del quartetto, melodie spensierate e fresche si uniscono allo stile jazz-proggy tipico dei Focus dando l’impressione di un disco suonato in estrema allegria e tranquillità creativa tanto che spesso sembra di ascoltare brani improvvisati che man mano acquisiscono profondità e senso strumentale.
Ultima nota, la magnifica cover curata dal Maestro Roger Dean che dona, ad un album alquanto piacevole, l’aura interiore di qualcosa che musicalmente pur facente parte del passato si evolve e diviene moderno senza perdere i contenuti originali adattandoli e rendendoli sicuramente ancora godibili.
Massimo Cassibba