Hatred Reigns
Awaken the ancients
Gran bella botta questa degli Hatred Reigns band canadese formata nel 2015 che dopo aver pubblicato un Ep di 3 soli pezzi,”Realm:I-Affliction” nel 2018,fa perdere le propie tracce fino ad oggi,risorgendo con questo “Awaken the ancients“.
Brutal death di ottima fattura,coi suoni abbastanza moderni,molto vicino al genere suonato dai Suffocation e dagli Origin,prodotto magistralmente,ispirato ma con una linea stilistica variegata ed una amalgama dei pezzi che secondo me deve ancora essere definita in quanto a coerenza compositiva.Il disco in questione è composto da 8 pezzi per una durata complessiva di circa 32 minuti ed è stato prodotto interamente da Mitchi Dimitriadis,cantante della band,curandosi anche della creazione dei suoni ed ovviamente dei testi dei pezzi,testi che esprimono la contemplazione della ecletticità della natura del genere umano.Musicalmente vengo subito travolto dalla furia della title track e già grazie alle prime note sorrido piacevolmente incuriosito da questa partenza col botto,un pezzo di quasi 5 minuti e mezzo in cui sembra di riascoltare i Suffocation di “Breeding the spawn” ri-registrati,con un gran bel cantato di Mitchi che richiama molto lo stile di Ricky Myers (attuale cantante dei Suffocation),quindi subito efficaci e coinvolgenti.
Nella seconda traccia “Pain leads to nothingness” viene fuori la personalità della band,e malgrado mantengano una certa familiarità col modus compositivo degli statunitensi precedentemente citati,gli Hatred reigns tirano fuori dei fraseggi tutti nuovi che si discostano un pò da ciò che hanno suonato nella title track,mantenendo il pedale dell’acceleratore sul fondo e dando vita ad un pezzo che toglie il fiato grazie soprattutto ad un batterista,Neil Grandy,che è una vera macchina da guerra che si lascia andare anche in certi gravity blast che ti staccano la testa;gravity blast e bomb blast paurosi sono la base ritmica devastante di “To depth unknown“,2 minuti e 40 secondi di pezzo che sono un vento di fuoco con un riffing di chitarre che non lascia scampo.Con “Obsolarium” avviene un cambio stilistico,le percussioni iniziali che presagiscono una sorta di dichiarazione di guerra,introducono un pezzo quasi blackened death riconducibile approssimativamente a come suonano i Behemoth,anche questa una composizione abbastanza breve visto i suoi 2 minuti e mezzo di durata in cui le chitarre plettratissime e le melodie epiche la fanno da padrone,intenso e pieno di energia negativa.
Anche la successiva “Ushered by Charon” ha i sentori del blackened death,ma il pezzo forte viene man mano che la traccia va avanti,perchè ad un certo punto viene fuori una evoluzione piuttosto spiazzante,in cui blast velocissimi e il riffing delle chitarre si fa più brutal e truculento,da sottolineare anche gli inserti di doppia cassa disumani di Grandy che rendono il tutto distruttivo e spietato,forti.Quindi avrete ben capito quanto inizialmente specificato sulla linea stilistica “variegata” che,già con questi ultimi due pezzi ascoltati,ci si è allontanati dall’influenza dei Suffocation e che,pur riconoscendo una certa personalità,adesso è avvenuta una svolta per cui l’identità della band sembra aver cambiato volto,cosa che in realtà personalmente mi porta a pensare che in quanto a maturità stilistica,i nostri devono ancora trovare la quadra giusta;continuando ad ascoltare arrivo a “Planes divide“,e la mia ultima considerazione trova un altra conferma in questo senso.
Qui sembra aver preso il sopravvento l’influenza degli Origin,le composizioni intricate delle chitarre ed i tempi di batteria spinti come a voler uccidere qualcuno escono nuovamente dagli schemi intraprendendo una strada nuova,sempre e comunque all’insegna dell’intenzione omicida,ma con uno spirito diverso,bello anche questo pezzo,ma rispetto a come ha iniziato il disco,sembra praticamente un altra band.Non so quanto possa giovare questo saltellare da uno stile all’altro,ma la certezza del talento della band a concepire musica brutale è assodato,basta continuare con l’ascolto di “Absentia” per capire che comunque l’attitudine di questa band è innegabilmente distruttiva;il passaggio continuo tra il caos degli Origin e le melodie plettratissime del blackened death simil Behemoth costituiscono questo pezzo variegato,furioso e molto coivolgente,strumentalmente e strutturalmente un ottimo lavoro.”Departing acheron” ristabilisce un pò gli equilibri suonando più death metal che in precedenza,qui con la loro personalità come successo come in “Pain leads to nothingness“,cosa che fa intravedere comunque una certa propensione a voler prendere in mano la situazione delle proprie capacità per liberarsi un pò dalle “catene” delle similitudini,pezzo validissimo e chiusura degna di un album brutale e pieno di sorprese.Gran bel lavoro e gran bella band,ma che secondo me deve un pò imbrigliare una bestia interiore che scalcia a destra e a manca.
Giuseppe Musso