Crawl
Altar of disgust
Su questi Crawl faccio una precisazione doverosa:esistono una manciata di bands che portano questo nome,ma questi,inconfondibili,sono una band svedese che fa il caro e classico death metal sulla scia di Entombed,Entrails e Dismember.Attivi dal 2015 e con un album e un Ep all’attivo,quest’anno tornano alla ribalta con questo “Altar of disgust“
a distanza di 6 anni dall’ultimo “Rituals“. La release è composta da 11 tracce per un totale di mezz’ora o poco più di death metal sanguigno,istintivo,dal sound “solito” e classicamente svedese coi suoni delle chitarre marci e saturi all’ennesima potenza ed una sezione ritmica sostenuta da basso e batteria che sono praticamente perfette in tutti i pezzi.Il cantante è in buona sostanza un leone davanti ad un microfono,potente ed efficace in ogni sua parte,a tratti hard core,che alterna spesso anche degli screams che valorizzano ulteriormente un lavoro che può avere sicuramente del trito e ritrito,ma che dal punto di vista compositivo e del genere in sè,continua una certa tradizione musicale inconfondibile e caratteristica di un paese in cui sono nati i mostri sacri del death metal del nord europa.Tempo fa qualcuno mi diceva che il death svedese è tutto uguale e,menzionando le bands sopra indicate affermava semplicisticamente che ascoltatone uno,praticamente le hai ascoltate tutte,il che istintivamente mi influenzava al punto di indirizzarmi automaticamente a non considerare nemmeno l’esistenza di altre bands del genere;col passare degli anni in realtà questo tipo di ragionamento si è sciolto come quando si espone il burro sotto i raggi solari,ma è innegabile che effettivamente quello del death svedese è un marchio di fabbrica che è rimasto immutato negli anni e che tutt’ora continua ad essere presente grazie anche ai Crawl stessi.
La qualità compositiva dei pezzi e la coerenza del genere stesso in realtà è ciò che rende godibile release come questa,basta ascoltare pezzi come “Undead crypts”,”Curse of the morbid”,”Enslaved filth” o “Until they crawl” per capire bene che questi ragazzoni non hanno la minima intenzione di intaccare l’integrità e lo spirito originale di un modo di fare death metal che ha prepotentemente conquistato il suo trono in mezzo alle tante altre realtà musicali che hanno composto l’enorme puzzle della musica estrema.Considerate semplicemente che il death svedese è un unico disegno composto da tanti colori quanto il numero delle bands in circolazione,tutto qua,che lo si ami o meno,secondo me ha fatto e continua a fare la storia di un modo esclusivo di concepire il nostro caro metallo della morte.
Questo “Altar of disgust” ha tutte le carte in regola per essere un gran bel disco death dove tempi veloci ed incalzanti e mid tempos resi letali da partiture di chitarre malsane e distruttive,composizioni che solo in poche occasioni superano i 3 minuti di durata,ed una produzione che dona il giusto spessore a tutti gli strumenti,sono un must da scapocciamento obbligatorio,quindi bando le ciance e diamo a Cesare quel che è di Cesare.Qui di pezzi degni di nota ce ne sono a bizzeffe e il grado di intuizione da parte di chi ascolta è molto alto tanto che mezz’ora di musica vola via che è una bellezza,ed anche quando si va sui mid tempos il riffing degli strumenti risulta sempre efficace e di buona fattura,pezzi come “Ethereal depths“,”Vision of burning apparition” e “Into sordid rifts” ad esempio hanno la perfetta collocazione in un disco monolitico e che a tratti strizza l’occhio a certe ritmiche hard core che rendono il tutto di una ferocia più che coivolgente.Personalità e grande istinto sono le qualità di spicco di questo album,quindi giù i paraocchi e vivissimi complimenti ad una band che celebra un grande e significativo ritorno nella comunità death internazionale.Consiglio assolutamente l’ascolto del disco quindi il supporto a una band che rende ancora più viva e fervida la scena death svedese.Ottimo lavoro.
Giuseppe Musso