667

Il secondo disco solista per il mitico Pier Gonella, e di nuovo un buon prodotto che fa centro. Un trio che suona con fluida freschezza senza fisime cerebrali e in maniera all’apparenza molto naturale. Tutti e tre i musicisti interessati, gli stessi del primo lavoro e personalità di spessore del panorama musicale, hanno composto la musica che è interamente  strumentale, costruito senza sbavature ed in modo davvero soddisfacente.

Stilisticamente la perfetta continuazione di ‘Strategy’ del 2020, sebbene lì si aveva avuto una serie di chitarrismi più emotivi di quanto si percepisca qui (‘The Pied Piper’; ‘La Graciosa’’; ‘To the next Party’).I due pezzi iniziali ‘MARGARITA’ e la title-track ‘667’ sono similari per approccio melodico sorretto in entrambi i casi da un riffing Hard-Rock ben teso. In un moto positivamente ottimista, ‘ROCK THE GALAXY’ ha uno sviluppo in crescendo che parte dalla calma iniziale per divenire un colorato paesaggio arioso. Verve Rockin’rolleggiante per la divertente ‘UNFORGETTABLE’ che sembra proprio stare nelle corde di questa band. Più introspettiva ‘Holy Water’ che vive di un’atmosfera leggermente malinconica. ‘Unforgettable’ scivola via liquidamente per una mezza-sofficità di fondo che culla con un minimo di tonicità l’ascoltatore. ‘MAKE IT ROCK’ è forse l’episodio più bluesato all’americana grazie all’accordo settantiano che poi sfila via con elegante sinuosità favorita dalla sei-corde avvolgente nella linea melodica. Il metal anni ottanta si sviluppa nell’ondata di ‘FLOOR 666’ ed è quindi il brano più spinto e roccioso del lotto, a velocità sostenuta, anche se il breve ponte centrale è una pausa quasi psichedelica che però appare poco sfruttata per passare ad un finale non del tutto esaustivo, rimanendo comunque un pezzo di buonissima fattura. Bello ascoltare il morbido chitarrismo classico di ‘PLANET FOR SALE’ con le note che scivolano leggere come rivoli sul vetro. Allegra la cover dei Ramones ‘Gonzo in Pittburg’ dove come al solito Gonella ama cambiare il titolo quando suona le song degli altri.
L’insieme del full-lenght possiede una luminosità felice. Alcune di queste song viene voglia di canticchiarle perché entrano facilmente in testa. Eppure ci sono tante variazioni che ne diminuiscono la linearità rendendole particolarmente interessanti. Si evince una sensibilità compositiva che sa dove fermare un processo per innestarvi un cambiamento descrittivo o piccoli accorgimenti che arricchiscono il feeling. Pur non diventando mai progressive, le trovate hanno una netta percentuale di variabilità. Il senso rock è esplicito, anche se varie volte il tasso di durezza non sia prepotente, ma non mancano gli assoli elettrici e i riff taglienti. In effetti la chitarra, pur essendo fondamentale, non esagera con le parti soliste curando le canzoni più che la propria espressività tecnicistica. Comunque si percepisce chiaramente che trattasi del prodotto di un chitarrista, ma Gonella solo in limitati casi decide di farsi shredding, e la forma compositiva vince sull’effetto speciale. Viene usato molto lo wa-wa, e non vengono lesinate altre azioni sul pedale, però ciò che prende il sopravvento è il concetto musicale integrale. La prova della sezione ritmica che accompagna è ben strutturata, sostenendo con vigore i tratti melodici di Gonella. I ritmi vengono cavalcati con perizia e in maniera funzionale, mai esagitati preferendo il senso della misura, ma evitando di indebolirne l’attitudine. L’anima raffinata che si evince dall’ascolto non inibisce il carattere emozionale dei singoli pezzi, tutti costruiti con intelligenza descrittiva, arrangiati con cura e con il dorato spirito antico di chi respira la tradizione. Infatti non c’è alcuna novità formale in questo sound, anche se i pezzi possono partire con accordi anni settanta ma poi trasmutarsi in qualcosa di maggiormente moderno. Un lavoro godibile, che sa giocare con le note ma anche accompagnare il fruitore in una scorrevolezza ruscellante che appaga, senza eccessiva seriosità.

Roberto Sky Latini