Scorpions
Rock Believer
Dopo due ultimi album (lontani ormai nel tempo) dal suono moltissimamente ammorbidito, che praticamente erano soprattutto AoR, e non sempre di livello per songwriting, possiamo dire che oggi, anno 2022, la band tedesca si è riscattata.
Qui lo spirito è strettamente tornato a rockeggiare, e lo racconta anche il titolo scelto, non è un vero e proprio ritorno alle origini, però addirittura anche i loro anni settanta emergono in qualche modo. Il ritorno all’indietro lo testimonia anche la copertina che con la bocca spalancata a mò di grido fa venire in mente ‘Blackout’ del 1982. Il suono è sempre pulito e levigato come ad inizio anni ottanta, ma ciò che torna alla ribalta è la chitarra distorta e i ritmi sostenuti. Non è Heavy Metal pesante, l’orecchiabilità rimane caratteristica fondamentale, ma è quella che evoca l’essenza Rock’n’Roll. E così ci gettano addossso ben 15 canzoni, dico: “quindici”. In realtà il full lenght è più breve, ma quattro sono le bonus track che vanno considerate parte integrante dell’opera, dato che per due di esse, il valore è pari alle tracce non bonus.
I tre brani più commerciali sono anche fra i migliori perchè non sono commerciali come certe cose melense del loro stesso passato, ma hanno l’appeal dei tempi migliori. Sono pezzi che anni fa sarebbero stati ottimi 45 giri. Si tratta dell’apripista ‘GAS IN THE TANK’ che cerca un po’ di originalità nel suo dipanarsi, pur sempre in linea con lo stile Scorpions, piuttosto compatta nella sezione ritmica. Della title-track ‘ROCK BELIEVER’, super-accattivante song metal-pop, morbida ma suadente, che deriva dal concetto mainstream dei Def Leppard. E infine della ballata ‘WHEN YOU KNOW’, che tra le due versioni, elettrica e acustica, non si sa quale preferire; con una voce dolce che sa esprimere delicatezza emozionale. Ma abbiamo altre schegge divertenti come ‘KNOCK’EM DEAD’ che col suo riff street e il suo ritmo cadenzato funziona bene per la dimensione live. Dove invece appunto viene a galla l’antica ispirazione settantiana è nel bel brano ‘SHINING OF YOU SOUL’, più serioso e meno baldanzoso, che poteva stare dentro l’album del 1979 ‘Lovedrive’. Invece lo scuro middle-time ‘SEVENTH SUN’ ricorda l’estetica del 1980 di ‘Animal Magnetism’, con una abilità accattivante nel ricordare il passato per le chitarre e la ritmica, ma efficace anche per il presente grazie alla linea melodica. Lo scatenamento più intrigante è ‘PEACEMAKER’ e la sua lineare performance dovrebbe fare parte della track-list dal vivo per quanto è in grado di smuovere corpo e ugola del futuro ipotetico pubblico. E lo stesso dicasi per la vibrante ‘SHOOT FOR YOUR HEART’ che scalda gli animi e che si può ballare facendo guitaring.
La calda ‘CALL OF THE WILD’ ha una chitarra ritmica avvolgente, non originale, ma che sostiene una buona linea melodica; si allontana un po’ dalla stilistica del gruppo in senso positivo. Curiosa ‘Crossing Borders’ che tratta un sound americano, un po’ alla Kiss, senza mancare il colpo. Purtroppo c’è anche un filler, individuabile in ‘Unleash the Beast’ che più che minore è proprio traccia brutta, colpa soprattutto del cantato; vuole essere originale senza riuscirci, e alla fine ci sta che su 16 pezzi uno cada fuori dal seminato. Il filler non brutto c’è; ‘When Tomorrow comes’ se funziona per la parte strumentale, si perde nella linea cantata come è successo per la song sopracitata.La voce non è sempre perfettamente a fuoco, ma le sbavature non sono un peccato grave, perché si evidenziano solo in alcuni casi; il cantante è sempre personalissimo. La presenza del batterista ex-Motorhead non si percepisce, non è quindi un valore aggiunto, ma nulla ci perde in senso musicale, per cui non c’è da criticare. Quello che brilla come nei tempi migliori è la sei-corde che imprime la continua dose di elettricità necessaria, anche con esuberanza. Se le ultime produzioni ci davano l’immagine di una band fatta di anziani musicisti ormai seduti su sonorità soporifere e rassicuranti.
Adesso invece si sono di nuovo affilati i coltelli ed essi colpiscono con l’energia di persone ringiovanite . Ma non dovevano già anni fa terminare la loro carriera?
Roberto Sky Latini
Vertigo
www.the-scorpions.com
Gas in the Tank
Roots in My Boots
Knock ‘em Dead
Rock Believer
Shining of Your Soul
Seventh Sun
Hot and Cold
When I Lay My Bones to Rest
Peacemaker
Call of the Wild
When You Know (Where You Come From)
Bonus tracks:
Shoot For Your Heart
When Tomorrow Comes
Unleash The Beast
Crossing Borders
When You Know (Where You Come From) / Acoustic Version
Klaus Meine – vocals
Rudolf Schenker – guitar
Matthias Jabs – guitar
Pawel Maciwoda – bass
Mikkey Dee – drums