Worlds Beyond
Rhapsody of Life
Al metal sinfonico serve questa iniezione di dinamismo frizzante che i belgi Worlds Beyond creano qui al secondo full-lenght, dopo cinque anni dal loro esordio, con scioltezza e gusto.
In molti gruppi sembra che la vivacità abbia perso vigore in favore di grandi respiri melodici o dure cavalcate dal pompaggio epico che però spesso ricalcano troppo seriosamente le grandi cose già realizzate in passato da tale genere musicale, finendo per diventare un ritorno fastidioso. Questo combo in alcuni casi utilizza la brevità per rendere efficaci pezzi che non hanno bisogno di aggiunte ridondanti, colpendo subito nel segno e sottolineando che non servono ghirigori fini a se stessi. E’ un album fresco, che non rivoluziona nulla, anzi, tutto è nella logica stilistica già elaborata da anni, però con un immettere semplicità e mobilità funzionale, e la fruizione diviene immediata attivazione di vibrazioni positive.‘FAMILIAR SKIES’, col suo ritmo sincopato, è pimpante, briosa, scattante, e rende chiaro ciò che dice l’incipit di questa recensione, la staticità non è l’essenza di un tale gruppo. Lo stesso fa ‘UNWIND OUR STORY’ accorciando addirittura a circa tre minuti una traccia che sviluppa benissimo così la propria efficacia. Le cadenze felici e solari si presentano più volte nell’album, e in particolare ‘BEYOND REALITY’ le realizza con spensieratezza, oltre ad immettere un’ampia zona solista violino-chitarra in un senso quasi prog, con l’aggiunta di atmosfere idilliache e bucoliche, ma saltellanti.
Con il refrain strumentale molto accattivante ‘THE SPARK’ diventa un pezzo meno sinfonico, e anche qui l’agile brevità di tre minuti è essenziale al suo risultare ficcante. Nonostante la lunga presenza del violino, ‘ENCHANTMENT’ è ancora meno concettualmente sinfonico, ma la sua disinvolta scioltezza, pure nel ritmo movimentato, lo rende momento pieno di sfumature seducenti. Le dolcezze hanno dalla loro una bellissima voce femminile che è sempre di chiara bravura tecnica, anche nei pezzi più tonici, ma questo lirismo vocale aumenta nelle ballate che sono emozionali grazie fortunatamente anche al loro songwriting pregnante; anche se poi una splendida ballata come ‘SLEEPLESS DREAMS’ possiede anche una accensione potente. Intrigante ‘THE CALLING’ che sembra una ballata, ma pure in questa traccia in realtà si increspa una voluta dalla presenza tonica; più canzone class-metal invece che totale sinfonismo, ma per questo intelligente e funzionante.
La prolungata introduzione violinistico-chitarristica di 2 minuti e 37 secondi (quasi mezza canzone) di ‘THE MOMENT’ crea un paesaggio avvolgente dal sapore soave, che collegata alla parte cantata dal pathos inebriante si alza verso vette di ricca intensità. La ballata totale sembra voler essere ‘ONE WITH THE STAR’ ed il canto è l’elemento che diventa sogno per come porta densità espressiva. Anche questa band in due occasioni cade nell’errore di scrivere nel contesto del deja-vù come nell’eccessiva copiatura del già esistente, ed è per esempio il caso di ‘Breaking Free’ ispirata dall’avanzamento esuberante stile Nightwish; bella canzone che però non ha la personalità migliore dei Worlds Beyond. L’altro caso è quello della title-track ‘Rhapsody Of Fire’ che usa un pianoforte strasentito e si perde anche nella linea cantata, oltre al fatto che il parlato rovina ogni passaggio in cui si presenta, e le varie sezioni non sembrano ben collegate, né in alcun modo esaustive.
Composizioni pensate bene, ottimi arrangiamenti, virtuosa essenzialità della singer. Il commovente violino è lo strumento principe, ma è l’ugola a rendersi struggente e amena, una vera signora “cantante”, forse più brava addirittura di Simone Simons, una angelo in grado di affrontare tutte le differenti anime che il disco presenta, e in nessun caso è stata data la sensazione che ci sia stata una forzatura esecutiva. Un album di livello che si apposta tra le migliori opere di quest’anno senza doversi preoccupare di innovare il genere, anzi rimanendovi in modo confortevole, riuscendo però a metterci una vocazione giovanile e gioviale così da impattare con allegra caratterialità. E’ un lavoro ispirato che offre un viaggio sereno, pure passionale ma mai austero. Questa è una realtà che ha cercato una sfaccettatura più trepidante, è lo spirito che ha reso la forma meno appiattita al panorama, ma i musicisti ci sono riusciti utilizzando il meglio che esiste per assemblarlo nella maniera meno derivativa possibile. Un po’ di Nightwish, un po’ di Within Temptation, un po’ di Delain (non Epica, né Rhapsody Of Fire), ma sembrano ora degni di sostituirli.
Roberto Sky Latini