Winter Moon Shade

Eternal Haunted Shores

L’oscurità e la depressione albergano in questo album atmosferico del 2022.

Black e Death si mescolano per una ricetta non violentissima, ma nemmeno rassicurante. Ci sono moltissimi ottimi spunti, a volte meglio sviluppati, altre volte troppo compressi e incompleti. E’ un gruppo portoghese che ha imparato bene la lezione e sa gestire il genere con classe anche senza grandissima originalità.

L’intro ‘Drifting into Land’ è povero esecutivamente ma è molto intenso emotivamente, però possiede poco di quello che avviene dopo, essendo piuttosto etereo mentre il seguito è molto più irruento e pesante nonostante una ambientazione fortemente descrittiva. ‘LUSITANIA MIGHT NOISES’ è metal estremo sia per vocalità che per arrangiamento ritmico e il suo respiro è brace polverosa intensamente claustrofobica. ‘WOLF WISPHERING DREAMS’ è senza dubbio il pezzo più classico e anche quello meglio costruito, diretto nella forma; esso gioca più sul colpo feroce che non sull’ambientazione. La spiritualità della natura è il loro obbiettivo espressivo, e viene ben pensata la relativa impostazione ideativa a livello di songwriting per un viaggio unico dalla prima traccia all’ultima. Per esempio è chiaro che dal punto di vista compositivo la traccia ‘Origins and Solitude’  doveva seguire ad ‘Eternal haunted Shores’, data la similarità. L’unico pezzo davvero violento, in senso di urgenza nella foga, è ‘COLD HOWLING WIND’ che varia accelerando e rallentando ma tirando su un muro compatto che regge anche nei momenti meno duri. Gli episodi poco interessanti ci sono, infatti pezzi come  ‘Nightfall Muse Medusa’ e ‘Dangeon rusty Window’, sebbene mantenendo un profilo dignitoso, perdono mordente. Lo stesso vale per la suite monotona, posta nel finale; essa si intitola come il moniker del gruppo, ‘Winter Moonshade’, e per questo dovrebbe esserne rappresentativa, ed invece non lo è perché si fa meno accentata rispetto al resto del lavoro, rifacendosi più all’intro che agli altri brani, in modalità posata e ambient, cosa del tutto diversa da ciò che si era sentito fin qui.

Le influenze possono essere individuate a margine nei Cradle Of Filth senza però il loro lato sinfonico, ma meglio le analogie, in senso semplificato, con Enslaved, dato l’assemblaggio di impressioni paesaggistiche a sonorità roventi. Non è musica iper-rutilante, e nonostante si sia posizionati nel metal estremo di tipo melodico, la loro melodia non è mai troppo leggera o eterea, c’è un inferno di suoni che sembra non cessi mai di arroventare l’ascoltatore. Il Growling non ha una variabilità che lo renda speciale, crea atmosfera ma non eccelle nella creatività; di fatto la cosa più valoriale è la scrittura delle parti strumentali che sono abbastanza ricche da poter vivere di luce propria. Come dicevo all’inizio, se alcuni brani funzionano esaustivamente, altri aprono spiragli a interventi compositivi più profondi che invece poi mancano di essere afferrati. Opera d’esordio che ha il suo fascino, anche una certa presa; di sicuro non è musica superficiale, anzi spesso è elegante.

Roberto Sky Latini

Drifting Into Land
Lusitania Might Noises
Wolf Whispering Dream
Eternal Haunted Shores
Origins and Solitude
Nightfall Muse Medusa
Cold Howling Wind
Dungeon Rusty Window
Winter Moon Shades

Haze – vocals and guitar
Fenrir – bass
Zer – drums