Wind Rose

Warfront

L’italica band prende di nuovo in mano i ferri del mestiere e si arma per una nuova guerra sonora, la quinta. I suoni virili, dati soprattutto dai cori, inneggiano al Fantasy guerriero, e senza indugio ogni battaglia è vinta perché ogni singolo brano funziona. Sembra ieri, ma sono passati già tre anni dal quarto ‘Wintersaga’; come quello, qui il folk è il genere preponderante, però il carattere è più serioso, non vi è la presenza di musica ludico-divertente come era per esempio il pezzo ‘Diggy Diggy Hole’. Altra differenza è la maggiore compattezza estetica che ha determinato una minore variabilità espressiva. Gli accostamenti a Sabaton e Powerwolf si possono fare, ma i Wind Rose già dal 2019 sono diventati qualcosa che se ne allontana, tanti punti in comune ma i nostri sono più intransigenti non permettendo di rendere mai troppo commerciali certe loro idee, e mantenendo un profilo, a volte sì pittoresco, ma ben lontano dal kitsch in cui a volte i nomi prima citati si buttano (più i Powerwolf che i Sabaton).

ARMY OF STONE’ è una poderosa song che fa venire in mente i tedeschi Van Canto per il tipo di melodia, però c’è maggiore aggressività e il cantato risulta uno dei migliori dell’album. Ma è ‘TALES OF WAR’ ad aumentare il tasso di orgoglio tonico con una ritmica arrembante e un cantato ancora più denso e corposo, una eccitante cavalcata piena di energia. I cambi di ritmo danno maggior pathos a ‘FELLOWS OF THE HAMMER’ già di per sé brano denso di vibrazione. Un’altra perla è ‘TOGHETER WE RISE’ dove vincente è anche la ritmica batteria-chitarra, associandosi ad una progressione incalzante del cantato tonico, per un risultato fra i migliori del disco. Meno d’attacco e più introspettivi i tre pezzi finali tra cui emerge ‘THE BATTLE OF THE FIVE ARMIES’ che inserisce un leggero tasso sinfonico, uscendo in maniera sfumata dalla foggia generale del disco, un bel momento regale. E tra essi troviamo anche la suadente soft-song ‘Tomorrow as come’, che anche senza splendere particolarmente, termina in modo positivamente carezzevole un lavoro  vivido.La potenza corale  è caratteristica fondante del gruppo. Nani che urlano il loro spirito battagliero con l’epicità che si confà ad un tipo di musica sfrontata. L’abitudine ad una emanazione fatta di voci assemblate in coro rimane l’idea di base come nel primo full-lenght, eppure quando compare la voce unica non c’è alcuna flessione, ma è poco sfruttata preferendo sempre riempire aumentando la densità piuttosto che soffermarsi su parti specifiche.

L’assenza di assoli chitarristici è di nuovo l’elemento che penalizza l’insieme. Oltre a rendere tutto più dinamicamente variegato, gli assoli sembrano proprio necessari in più di una canzone, perché le strutture e i crescendo realizzati sembrano richiederlo. Del resto in molte song c’è un ponte soft centrale che serve proprio ad aprire squarci ariosi utili a variare il muro costruttivo, al cui posto a volte sarebbe stato meglio appunto una sei-corde solista. Del resto non è musica innovativa dove la chitarra avrebbe avuto il senso di “normalizzazione”, avrebbe avuto solo il significato di aumentare il tasso elettrico come potenziamento qualitativo. L’atmosfera è comunque piena di feeling sentimentale dentro una ambientazione arrembante per quanto mai violenta o cattiva. Sembra di vivere canti pregni d’onore e incombente ineluttabilità. Nell’insieme c’è una compattezza stilistica che rende l’opera monolitica, in mancanza totale di variazioni sul tema, tanto da sembrare tutti pezzi da singolo, in ogni caso sempre funzionanti e qualitativi. Rispetto all’altro album che aveva tante diverse caratterizzazioni, qui si esprime un unicum scritturale, eccetto che per la ballata. Proprio però il fatto che sembrino tutti singoli ha fatto sì che non ci siano flessioni compositive reali, ogni singola canzone è una entità perfetta, che riesce ad avere una propria valoriale dignità, mentre in ‘Wintersaga’ qualche debolezza di songwriting esisteva. Così alla fine parliamo di un ottimo disco, solenne e orecchiabilissimo, che ho provato ad ascoltare in cuffia camminando veloce in campagna, e fluisce con grande facilità dando il ritmo ai passi. Ogni traccia è una immersione che avvolge completamente, grazie anche al coeso arrangiamento ben congegnato. Il precedente viaggio lo avevo valutato a voto alto e non può essere diversamente con l’attuale, che in qualche modo, nonostante le parziali pecche, è ben maturo e ficcante.

Roberto Sky Latini

 

Of War and Sorrow
Army of Stone
Tales of War
Fellows of the Hammer
Together We rise
Gates of Ekrund
One last Day
The Battle of the five Armies
I am the Mountain
Tomorrow has come

Francesco Cavalieri – vocals
Claudio Falconcini – guitar
Ferderico Meranda – keyboards
Cristiano Bertocchi – bass
Federico Gatti – drums