Voraath

Vol 1: The Hymn Of The Hunters

Preparatevi a un’avventura uditiva diversa da tutte le altre. I Voraath, una band di metal estremo di ispirazione horror fantascientifica proveniente da Asheville, North Carolina. L’album segna la convergenza dei talenti di Xael, Visitant, Rapheumets Well, Implosive Disgorgence e Sweet Blood, creando un suono tanto ampio quanto brutale,infondendo il loro amore per i film di fantascienza degli anni ’80, la storia dei videogiochi e i racconti popolari dei monti Appalachi, Chelsea Morrow (voce), Tylor Kohl (chitarra), Daniel Presnell (chitarra), Paul McBride (basso) e Joshua Ward (batteria, tastiere, voce) con la tradizione della loro musica. I Voraath fondono toni folk autoctoni con riff metal schiaccianti che preparano il terreno per l’epica storia che si dipana in Vol 1: The Hymn of the Hunter. Fin dalle prime note di “Into Perdition”, si viene trasportati nei desolati paesaggi dei monti Appalachi, Il brano, semplice ma efficace, dà il via al viaggio in un mondo distopico in cui la sopravvivenza è una lotta costante.

Il viaggio continua con “The Road to Samm Hill”, dove la missione di recuperare un misterioso meccanismo alieno diventa una battaglia per la sopravvivenza. L’intricata narrazione dei Voraath è accompagnata dalla loro abilità musicale, con ogni riff e ritmo che trasmette il caos e il pericolo della ricerca narrativa. La tensione è palpabile in ogni nota, con la scoperta di un traditore tra le loro fila. Man mano che ci si addentra nell’album, “Waypoint Orion” ci immerge nel cuore della foresta degli Appalachi, dove i cacciatori si scontrano con creature ultraterrene. L’implacabile intensità del brano è rispecchiata dalla trasformazione della realtà stessa, a testimonianza dell’abilità dei Voraath nel fondere musica e narrazione. Senza dubbio brutale, la carneficina della canzone ha un tocco lirico struggente di redenzione e salvezza. Mentre “The Terminus Rift” sposta la narrazione in una dimensione alternativa, i Voraath continuano con un suono oscuro e minaccioso.

L’elaborato lavoro di chitarra e la batteria fragorosa creano un paesaggio sonoro allo stesso tempo alieno e inquietantemente familiare, riecheggiando le radici della band nella scena metal estrema. Mostrando la voce feroce di Chelsea e la gamma dinamica della band, “Dreadborn” è sia una narrazione brutale che una battaglia musicale, con ritmi intensi che si fondono con momenti di introspezione melodica. Questo equilibrio tra aggressività e melodia è un tratto distintivo del sound dei Voraath, ed è eseguito alla perfezione nel brano. Con “The Barrens”, i Voraath si addentrano nello straziante mondo dello stress post-traumatico. Il flusso e riflusso del brano imita l’agitazione psicologica dei suoi personaggi, creando una colonna sonora mentale tanto ossessionante quanto catartica. La capacità di Voraath di trasmettere emozioni profonde all’interno di una struttura brutale è una prova dello spessore artistico della band. Ogni svolta della storia trova eco nella musica e “Judas Blood and Vultures” porta la trama all’inseguimento di un villaggio devastato da una creatura proveniente da oltre il Nexus Rift. La narrazione oscura e misteriosa della canzone è completata da melodie cupe e riff feroci. La capacità dei Voraath di creare un mondo ricco e interconnesso attraverso la loro musica risplende con “The Leviathan’s Keep”.

La narrazione, che funge da prequel alla trama principale di Vol 1: The Hymn of the Hunters, descrive una missione piena di pericoli. I ritmi primitivi e brutali e i paesaggi sonori epici suscitano un senso di antico pericolo che culmina in una rivelazione che getta le basi per le narrazioni future. L’interludio onirico di “Dirge Colony” offre un momento di introspezione tra il ritmo incalzante di Vol 1: The Hymn of the Hunters. Le melodie malinconiche e la potente strumentazione catturano il dolore e la rabbia della loro perdita, creando un brano profondamente emotivo. L’album raggiunge il suo apice con il grande confronto con un’entità interdimensionale in “The God-Killer Saga”. La scala epica e l’intensità del brano sono accompagnate da una narrazione intricata, che lo rende un giusto culmine del viaggio dei cacciatori.

Il brano di spicco ispirato alle creazioni di Trevor Henderson, “Sirenhead”, aggiunge un tocco di orrore all’album. Con le sue melodie inquietanti e i riff implacabili che creano un’atmosfera agghiacciante, il brano si rivolge sia ai fan del metal che a quelli dell’horror. Catturando il suono del vuoto e della disperazione, “Pyrrhic” chiude l’album su una nota cupa. Le melodie ossessionanti e i riff schiaccianti riflettono il trauma e la perdita subiti dai cacciatori, lasciando un senso di dolore e di sventura. Voraath Vol 1: The Hymn of the Hunters è un viaggio meticolosamente realizzato attraverso un mondo ricco e distopico. La capacità della band di fondere il metal con una narrazione intricata li distingue, creando un’esperienza coinvolgente che è allo stesso tempo brutale e stimolante. Con il loro debutto, i Voraath alzano l’asticella ancora più in alto rispetto ad altre band,e promettono avventure ancora più grandi nel multiverso metal che stanno meticolosamente costruendo.

Stefano Bonelli

Into Perdition
The Road To Samm Hill
Waypoint Orion
Terminus Rift
Deadborn
The Barrens
Judas Blood And Vultures
The Leviathan’s Keep
Dirge Colony
The God Killer Saga
Pyrrhic
Sirenhead

Paul McBride – bass
Joshua Nassaru Ward – drums/keyboards/vocals/guitars
Daniel Presnell – guitars
Tylor Kohl – guitars
Chelsea Strickland – vocals