Void Born

In Throes Of Rage

I Void Born sono una band irlandese formata nel 2020, anno segnato dalla pandemia, da musicisti esperti che, fin dalla fine degli anni ‘80, calcano i palchi dell’underground.
Il loro nuovo album, In Throes of Rage, la cui uscita è prevista per il 10 gennaio, è stato registrato, mixato e masterizzato dal bassista e cantante RG presso i Deshure Studios, situati nella contea di Cork, Irlanda.
Il gruppo trae ispirazione dal tradizionale wargame tridimensionale futuristico Warhammer 40’000, e le tematiche del disco abbracciano un universo distopico, dominato da guerre e devastazioni, dove la lotta brutale è l’unica forma di sopravvivenza.In un mondo dove il sangue e la crudeltà imperano, la speranza di salvezza è ormai un concetto lontano, quasi inesistente.Musicalmente, il disco si adatta a un death metal crudo e lo-fi, che si tuffa nel mondo del crust e del doom.

La violenza bruta e incessante viene ridotta all’essenziale, enfatizzando un concetto di brutalità estrema, un mondo senza pietà e senza alcuna via di uscita.Le sezioni rallentate, pesanti come un macigno, schiacciano l’animo umano con il loro inesorabile peso.L’alternanza tra la potenza bruta e i rallentamenti sembra amplificare il concetto di lotta contro l’oppressione, rispecchiando un mondo dominato dal caos e dalla violenza sanguinosa e incessante. Ogni brano sembra urlare: “O lotti, o muori”. La musica è concisa e diretta, senza fronzoli né digressioni superflue.La potenza e la decisione sono i pilastri su cui si fonda questo album, che combatte senza sosta contro il peso della sofferenza, sostenuto incessantemente dalla sezione ritmica, con batteria e chitarre a tenere il ritmo serrato.

I momenti melodici sono rari e, quando compaiono, si manifestano sotto forma di voci corali o suoni dissonanti provenienti da lontano, solo nel brano Beyond Recognition, la melodia acquista una parte rilevante rispetto al resto del disco.Tuttavia, ogni alleggerimento sembra accentuare solo il senso di smarrimento e desolazione che permea l’intero album.La voce, ovattata e sporca, è un grido di battaglia, una protesta vibrante che sprona alla reazione per la sopravvivenza in questo mondo devastato e terrificante.

Un disco semplice, diretto, violento, sporco e senza compromessi, che mira con velocità e determinazione a urlare la sua rabbia in faccia a chiunque ascolti.I brani, che non superano mai i tre minuti di durata, enfatizzano l’idea di una musica veloce e potente, capace di incanalare lo spirito guerrigliero in un’esplosione di energia.Non si tratta di un disco che lascia spazio a interpretazioni o a visioni astratte, ma piuttosto di un’opera che si fa sentire, dritta, semplice e brutalmente onesta.

Daniele Giudici

Death Is Just Down The Road
The Vigil That Must Never End
Indestructible
War Incarnate
To The End
Beyond Recognition
Rage Of The Damned

RG – bass, vocals
DC – guitars, vocals
SD – drums