Vexillum

When good Men go to War

Questa band italica testimonia con la sua verve Folk-Metal che ormai gli Elvenking sono passati da discepoli a maestri.

Infatti questi Vexillum seguono piuttosto fedelmente lo stilema di quelli, ma non lo fanno male, anzi, spendono molto bene le loro abilità compositive driblando possibili plagi, e quindi costruendo un songwriting senza grandi difetti. Non tutto l’album scorre della stessa qualità, ma non perché assomiglino troppo ad altro nonostante alcuni dejavù, proprio invece per una scrittura non sempre efficacissima. In ogni caso tutto viene plasmato con intelligenza e tonicità.

Undici minuti di epica bellezza per ‘ENLIGHT THE BIVOUAC’, poi il disco non raggiunge più la stessa elevazione artistica, ma si attesta su una forza comunque dignitosa in pienezza. In ogni caso questo brano di apertura cattura l’attenzione per le sue raffinate variabilità, poggiate su un ritmo cavalcata e avvolte da cori ricchi di emozionalità; un viaggio potente per una suite che regala brividi. Anche ‘VOLUNTARY SLAVES ARMY’ riesce ad emozionare sebbene sia in flessione rispetto alla prima traccia, ma è un bel momento di ficcante enfasi. La cattiveria Power si scatena con ‘SONS OF A WOLF’ che nella sua maestosità e grazie anche ad un drumming potente, rende la song piuttosto compatta e solida, anche se dentro ci sono parti che ne spezzano l’irruenza. Esuberante e allegro il Power irruente di un ottimo pezzo come ‘THE TALE OF THE THREE HAWKS’ in cui la chitarra si fa tagliente senza mancare di melodia. Entra facilmente nella testa il ritornello della quasi title-track ‘When a good Man goes to War’, che usa gli stessi ingredienti dei brani più ricchi ed epici con però minore efficacia, se non quella di ricordare in modo quasi infantile il titolo cantandolo. Oltre agli Elvenking talvolta qualcos’altro sta nelle corde della band e in ‘Prodigal Son’ si avverte un chè di Iron Maiden (e non per il titolo) misto ad Helloween. La ballata alla Branduardi, cantata in italiano, non regala una emozione particolare anche se completa il quadro concettuale del gruppo.

La vicinanza agli Elvenking non è percepibile solo nella struttura e nell’anima dei pezzi, bensì anche nella tipologia vocale. Sia nei pregi che nei difetti, Vallesi assomiglia a Moras, stessa modalità di gestire la voce, ma anche stessa limitazione espressiva che in alcuni casi fa sentire delle forzature. Non avere l’ugola ipertrofica ha stimolato questi due cantanti a gestire con grande abilità le loro modulazioni, e qui la tenacia comunicativa dei Vexillum si apre a linee melodiche mai claustrofobiche. La bravura nel gestirsi rende generose tutte le performance canore, donando ottima interpretazione (la caratura di Moras però al momento è più alta e difficile da raggiungere). Valore di sicura presa sono le evoluzioni chitarristiche, piene di circonvoluzioni espressive, e se ne gusta più volte la fluida bellezza in sinuose onde, e tra i migliori assoli possiamo citare quello del brano ‘Last Bearer’s Song’. Ma anche il gioco di doppiare la sei-corde addobba meravigliosamente le sezioni. Insomma i chitarrismi sono per tutto il disco una grande impronta qualitativa. Il tasso Power è abbastanza diffuso e intraprendente in questo disco, ma l’essenza Folk non diminuisce mai di molto rimanendo prevalente. Gli Elvenking sono una band dalla grandissima personalità, una delle anime più importanti del panorama italiano, e non poteva non esserci qualcuno che ne espandesse come si deve la natura. Al sesto disco, questo energico combo pubblica dal 2005, e la maturità artistica si sente, infatti senza innovare realizza brani costruiti senza ingenuità, sapendo dove inserire i vari elementi, compresi quelli acustici. Posseggono  inoltre il vigore di chi ama ciò che fa.

Roberto Sky Latini

Enlight The Bivouac
Sons Of A Wolf
Voluntary Slaves Army
When A Good Man Goes To War
Last Bearer’s Song
The Deep Breath Before The Dive
Prodigal Son
Flaming Bagpipes
With My Hands
The Tale of the Three Hawks
Quel Che Volevo

Dario Vallesi – vocals
Michele Gasparri – guitar
Francesco Caprina – guitar
Francesco Ferraro –  bass
Efisio Pregio –  drums