Vanadium

Metal Rock

Nel 1980 inizia a fare esperienza una band milanese che sulla spinta dell’iniziale nuovo periodo metal inglese, comincia un percorso considerato fondamentale per la storia del metallo italiano.

Dopo due anni l’esordio. Full-lenght di appena mezz’ora, presenta una musica ancora non arrangiata al meglio ma già matura.  E’ un primo album che sa sin da subito mettere in campo la classe nonostante la non fulgida produzione tecnica di registrazione; è un buon biglietto da visita che prepara all’uscita dell’anno dopo con un secondo album ‘A Race with the Devil’ di tutt’altro spessore visto il songwriting ben più ficcante, e anche ben più graffiante. Ma ‘Metal Rock’ è l’inizio di una avventura che, nella sua globalità, va considerata una stranezza del mercato italiano, il quale si pone dentro un mainstream tutto attenzionato verso il pop, la musica leggera e la new wave commerciale. Eppure in quel decennio vendettero migliaia di dischi, cosa infatti straordinaria per un tale genere musicale in Italia.

Se lo stampo heavy è presente, è comunque presentissimo anche il tradizionale suono Hard Rock, del resto l’inizio di ‘WE WANT LIVE WITH ROCK’N’ROLL’, titolo che spiega la rockettara attitudine profonda del gruppo, sembra proprio quello tipico dei Deep Purple, e la tastiera Hammond lo sottolinea al cento per cento; e ancora di più nell’assolo gli anni settanta alla Blackmore sono iper-rappresentati. ‘I Never lost Control’ è meno impattante ma contiene passaggi interessanti che sono più raffinati. Stranamente la canzone che si intitola ‘Heavy Metal’ è quella meno heavy del lotto, fa da inno, ma è puro Hard rock, strettamente legato alle ispirazioni blues, di cui le tastiere fanno esplicito accompagnamento in tal senso. La presenza di un Power tirato come ‘MAKE ME FEEL BETTER’ alza la tensione e rientra perfettamente con l’epopea metallica del periodo.

Altro ottimo pezzo è ‘LOOKING FOR LOVE’ che col suo ritmo frizzante sottolinea di nuovo l’ancoraggio ai settanta, fortemente intrinseci nella concezione culturale di questi musicisti. La tosta e divertente ‘ON FIRE’ usa un riffing più vicino agli anni ottanta, che però rimane agganciato alle caratteristiche dell’album che mai si allontana dalle cifre stilistiche già nominate, e lo dice soprattutto la sezione solista che  si scatena nei parametri antichi, pur con una verve tirata e frizzante che gli anni ottanta avevano rinverdito. L’Heavy Metal di ‘Running on the Road’ usa il rifframa compatto che fu dentro una stilistica molto abusata al tempo, potendo citare come esempio almeno tre gruppi già famosi: Skiantos di ‘Eptadone’ (1978); Judas di ‘Steleer’(1980) e Riot di ‘Run for your life’ (1981); ma la song è ben altro e spara assoli di gran classe. Il mid-time della semiballata ‘Queen of the Night’ funziona ma non appare come una delle tracce meglio riuscite anche per un cantato un po’ troppo poco raffinato per il pezzo.

Al microfono abbiano l’iconico Scotto, conosciuto come personaggio pubblico verace e spesso polemico, che però non è solo apparenza, dato che ha dato molto alla musica non avendo mai smesso di scrivere e pubblicare, tenendo alto il nome dell ‘Heavy Rock. La timbrica della sua voce qui non sembra la migliore che si poteva sperare, e infatti non molti ancora oggi la amano, ma possiede quell’afflato blues prezioso per scaldare l’ascolto. I cori servono a rendere più ricco il cantato, ma sono comunque mai ridondanti. Quello che subito viene esaltato è il ruolo centrale della chitarra solista che sarà considerata dai metallari del tempo un valore fondamentale e caratteristico dei Vanadium, chitarrista associato spesso ai grandi stranieri virtuosi dello strumento.

Ma oltre agli assoli, anche alla riffica è comunque data particolare attenzione, e ricalca appunto come già detto, l’Hard Rock, puntando però sul lato più dinamico e virulento di quell’attitudine. Per quanto si fosse quasi alla fine della NWOBHM, era normale in quegli anni mescolare l’Heavy con l’Hard; ciò non appariva vintage, del resto gli stessi gruppi Speed ancora toccavano sonorità tradizionali del decennio precedente nelle loro track-list. Mancava un anno alla nascita del thrash che modernizzò il panorama, più di quanto aveva già fatto il metal nel quadriennio appena passato, e quindi molti permeavano spesso corposamente ancora il loro heavy di suggerimenti passati. Il rock dei Vanadium in questo primo respiro sta a metà strada tra i più classici Deep e i più moderni, per l’epoca, Saxon, britannici fino all’osso come ispirazione, scegliendo però il lato hard rock che non era quello di Black e Led, ma quello più tirato. Con questo lavoro la band divenne un punto di riferimento della scena italica e aprì per prima la strada ad una visibilità che il movimento metal da noi ancora non aveva (Il primo festival metallico tricolore, fu organizzato solo l’anno dopo a Certaldo). Festeggiamo quindi a ragione il quarantennale di un full-lenght che fa parte meritatamente della storia artistica d’Italia.

Sky Roberto Latini

Side A
We Want Live with Rock ‘n’ Roll
I Never Lost Control
Heavy Metal
Make Me Feel Better

SideB
Looking for Love
On Fire
Running on the Road
Queen of the Night

Pino Scotto – vocals
Stefano Tessarin – guitar
Ruggero Zanolini – keyboards
Domenico Prantera – bass
Lio Mascheroni – drums