Three Dead Fingers

All Worlds Apart

Il 2021 ha fatto scatenare con un secondo album questa band di giovanissimi metaller, duri e puri, ma anche variegati e colorati.

La voce raschia le orecchie del fruitore e se la base sonora è ruvida, ci sono anche schizzi di ariosità che tendono ad un afflato melodico. Questi svedesi urlano un Death Metal melodico con tocchi di Metalcore e di Hardcore, e lo fanno con una verve apparentemente molto spontanea, senza vergogna. Nel 2019 il disco ‘Breed of the Devil’ fu accolto con favore, e ora la seconda prova supera bene l’esame.

L’assolo languido dell’intro ‘Mr. Mort’ viene interrotto bruscamente perché la band è violenta. Segue ‘A MADMAN’S LULLABY’, che pur nella sua raucedine graffiante, ha un ché di elegante, di raffinato, ed esprime la propria rabbia dandogli anche toni malinconici. Il pezzo che ha più tiro è la scorrevole ‘BRAIN FOG’, un bel tonico colpo di reni che accende l’anima del fan da concerto; la chitarra solista prova anche un tocco di linea orecchiabile e non stona con l’escrescenza rovente. Nella più lineare title-track ‘All Worlds Apart’ si tenta  perfino di mettere un coro a voce pulita che illanguidisce la song, prima di metterci un attacco thrash che poi diventa Prog, a testimoniare che il gruppo non vuole chiudersi in uno scatolone stilistico troppo stretto.

E così arriva perfino un cenno jazz ad iniziare ‘THE ALBINO TREES, che pare più un momento ironico che altro visto che poi la canzone cambia del tutto registro tornando heavy, ma stavolta con un leggero afflato epico nel riffing caldo; e il pezzo si conclude ancora mollemente jazz, e per quanto poco è davvero una piacevole svisata di classe. Un altro brano significativo è ‘GUIT CULT’ che affianca l’incedere dei Metallica da Black Album ad una atmosfera darkeggiante piuttosto pregnante. I brani minori ci sono, ma non sono filler, considerando quindi l’insieme l’ascolto è del tutto significativo. ‘Stone Window Cow(ard)’ è appunto un brano minore ma contiene cose gustose che a tratti lo rendono interessante come l’uso delle bacchette nella batteria. Non manca l’attimo acustico a fine disco con ‘Rainmaker’, il che sorprende visto che ormai, tenendo conto di tutto il resto del disco, non sembrava che potesse essere nelle loro corde; infatti poi c’è l’insorgere di incombente cattiveria che suona densa e corposamente schiacciante, salvo poi riprendere la melodicità con un assolo di chitarra che purtroppo si perde nel far terminare la canzone inconcepibilmente sfumando.

Dentro il contenitore estremo della band c’è una forma che permette anche di avere alcuni accenni Prog, lo dice una certa attitudine della band a inserire alcuni passaggi che spezzano la linea intransigente della loro espressività. Non è musica avanguardista ma nemmeno passatista, e dal groove massiccio ogni tanto escono elementi interessanti che screziano di flash luminosi il muro di suono. La capacità di giocare con gli strumenti non trova la pari nella gestione dell’ugola, che passa semplicemente dalla raucedine growl/screaming al tono basso e soffice della voce pulita, senza riuscire a modulare in maniera eclettica una concezione musicale che un leggero moto eclettico ce l’ha. Che la band sia molto young non si nota dato che non esistono né sbavature né indecisioni scritturali, è anzi un continuo saper dosare e maneggiare la materia. Il fatto che non si tenti di puntare tutto sulla velocità indica che questi musicisti vogliono dire la loro in modo non immediato, ed infatti pur non creando impatti parossistici, riescono ad evitare di essere noiosi, non solo, riescono a riempire quasi tutti i pezzi di particolarità che fanno valore aggiunto, oltre a trovare spesso i riff giusti per l’incedere delle loro scorribande.

Roberto Sky Latini

Art Gates records
www.threedeadfingers.se

Mr. Mort
A Madman’s Lullaby
Issues
Freakshow
I Livlost Stilla vatten
Brain Fog
All Worlds apart
The Albino Trees
Stone Window Cow(ard)
Guilt Cult
Rainmaker

Oliwer Bergman – vocals / guitar
Nenrik “Trashcan” backlund – lead guitar
Remy “Fiskis” Strandberg – guitar
GustavJakobsson – bass
Anton Melin – drums