Terminal Sun
All That Will Burn Is Already On Fire
All That Will Burn Is Already On Fire è l’album di debutto dei Terminal Sun di Sheffield: una visione della fine opprimente e totalizzante. Catastrophic Error” ci invita a inoltrarci nell’oscurità con i notiziari del disastro di Chernobyl e un senso di presagio e minaccia, un’inquietudine crescente che poi esplode, riformandosi nei riff spessi e muscolosi di “AZ5“.Una marcia meccanicistica con un nucleo ribollente e scottante di materia organica; uomo e macchina in dissonanza imperfetta e spezzata. I passaggi di energia feroce e incandescente, i riff lancinanti, sbandati e innaturali e gli assoli sconvolgenti che danzano sulle loro superfici corazzate sono subito presenze imponenti e torreggianti… ma All That Will Burn… ha molti elementi diversi, angoli insospettabili tutti da scoprire con molta attenzione. Questa oscurità è più profonda di quanto si si possa solo immaginare.
Queste ombre non si trovano solo nelle ovvie alternative delle melodie solitarie di “Macready’s Last Stand” o nelle atmosfere ossessionanti di “The Spirit Of Dark And Lonely Water Pt.1“; si annidano anche nelle mutazioni morose di “Metamorph” e nell’inno tribale a un passato incenerito e a un futuro inesistente che divora il cuore di “All That Will Burn Is Already On Fire”. In effetti, ogni passaggio di questa storia di sprechi ed errori possiede più di quanto si possa immaginare il tutto si conclude nella sconcertante, epica collisione di morte, doom e metalli neri che è “The Space Between Two Deaths” – un magnifico riassunto di questo ultimo viaggio nella notte.
La copertina del disco è un’opera fotografica di Jakob Vegerfors, All That Will Burn Is Already On Fire , porterà una nuova, coinvolgente sfumatura di nero nel mondo del metal estremo, fondendo i sottogeneri per costruire un mostruoso monolite alla follia dell’umanità. Basandosi sui precedenti EP, Threads e Metamorph, questo album potente e profetico preannuncia l’incessante oscurità che, una volta caduta, non avrà mai fine. Preparatevi a fissare la luce morente dei Terminal Sun
Stefano Bonelli