Tenebro
Una Lama D’Argento
I Tenebro si ripresentano con Una Lama d’Argento, il loro terzo full-length: un concept dedicato all’universo di Dario Argento che funge da vero e proprio schema narrativo per tutto il disco. Il lavoro è costruito come un flusso continuo su undici tracce, ciascuna concepita come un episodio di una discesa immaginifica dentro un mondo oscuro
e rituale.La band utilizza la sua formula collaudata — riff taglienti, sezione ritmica che alterna momenti di aggressività e pause cariche di tensione, voce gutturale — ma con una scrittura più refiltrata: rispetto al passato, le dinamiche diventano più importanti, così come i dettagli atmosferici, i crescendo studiati e gli intermezzi che lasciano spazio al respiro.Brani come Inferno si aprono con un senso di caduta controllata, mentre Lo Specchio… Omicida costruisce tensione attraverso stacchi improvvisi e un aroma quasi teatrale. In Piume Rosse si percepisce una ritualità ossessiva, quasi magica, che richiama le sensazioni di un rituale ipnotico: l’approccio non è semplicemente estremo, ma teso a evocare un’immaginazione visiva. La traccia Larve Affamate, invece, inserisce momenti più serrati e febbrili, senza perdere la logica del concept, mentre Il Corpo Come Spartito sembra suggerire che il corpo stesso diventi parte del puzzle sonoro.
Uno dei momenti più riusciti è Jennifer, che interrompe la furia per offrire un momento più riflessivo, malinconico e carico di presagio. Non è un semplice “brano lento”: è un’apertura emotiva che aggiunge profondità alla narrazione del disco, mostrando che la band è capace di variare registro senza tradire la propria identità.La produzione scelta per l’album è volutamente grezza e claustrofobica: non cerca la pulizia ma la densità sonora. Questo suono “sporco” serve a evocare corridoi chiusi, il rimbombo di passi, tagli metallici invisibili — un approccio che rafforza l’immersione nelle atmosfere dell’horror.Dal punto di vista critico, non si può ignorare che l’album talvolta scivoli su schemi già familiari: alcuni riff e momenti timbrici riecheggiano lavori precedenti, e non tutte le tracce emergono con la stessa forza. Altre, pur inserite in un concept complesso, faticano ad affermarsi come canzoni autonome sorprendenti. Inoltre, l’alto livello di coesione concettuale rende l’ascolto piuttosto impegnativo, soprattutto per chi cerca brani più immediati.
Tuttavia, Una Lama d’Argento rappresenta un passo importante per i Tenebro. Non è un’operazione rivoluzionaria, ma consolida la loro visione in modo coerente e ambizioso. È un disco pensato per chi ama il death metal oscuro, per chi apprezza l’immersione in mondi narrativi complessi, e per chi riconosce nel cinema horror un linguaggio potente da tradurre in metal. La band non si limita a evocare: costruisce un’esperienza sonora cinematica, e per molti ascoltatori appassionati questo sarà un punto di arrivo più che un semplice seguito.
Alessandro Secco





